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L’assenza del padre

Fonte:
CulturaCattolica.it

Walter Veltroni racconta suo padre.
Lo racconta nel suo libro – Ciao –
Lo racconta nel salotto di Fabio Fazio.
Un padre, Vittorio Veltroni morto a 37 anni, quando Walter aveva un anno.
Un padre che lui ha identificato per molto tempo con una fotografia.
E’ andato a cercarlo nei racconti di chi lo aveva conosciuto, di chi aveva lavorato con lui, Vittorio Veltroni capo dei radiocronisti nei tempi epici della Rai.
Un padre che ha aderito al partito fascista, che poi è fuggito con i partigiani.
Walter Veltroni racconta a Fabio Fazio, l’assenza del padre e come questa mancanza abbia influito su di lui, come questa assenza lo abbia accompagnato per tutta la vita.
Come non avere un padre voglia dire non avere un confronto, un metro, come nell’essere padre a tua volta scopri di non si ha un modello con cui paragonarsi, non si possa dire o pensare a cosa avrebbe fatto mio padre in questa occasione, voglia dire non essersi mai scontrati o confrontati con l’altro, con chi ha amato tua madre.
Veltroni racconta come gli abbia fatto bene scoprire che certi suoi lati del carattere sono come quelli del padre, certe malinconie, certi modi di affrontare la vita, di sognare, di desiderare.
Ne parla con la sincera commozione di un uomo di 60 anni che con questo libro ha in un certo senso chiuso il cerchio, rimesso a posto alcune caselle del puzzle della vita.
Dice: “ho avuto una grande madre” certo, ma l’altro genitore, l’altro a cui tu assomigli, lascia un’impronta nel tuo cuore.
Ho pensato che in futuro, tutti i figli delle provette, dei “donatori” di utero, dei “donatori” di sperma, avranno un vuoto dentro, un buco nero nella loro vita che non potranno colmare nemmeno con il racconto di chi ha conosciuto il loro vero padre, la loro vera madre.
In alcuni casi, ci sarà tale confusione, che dire di chi sei, sarà un problema.
Non basta dire che siamo di chi ci ha amati, il desiderio di sapere che voce aveva la donna che ci ha cullati nel ventre, l’uomo che ha venduto il suo sperma, temo saranno desideri prepotenti.
Hai voglia a raccontare a questi bambini che c’erano due mamme che volevano tanto un bambino e che hanno trovato un signore (gentile, però) che ha donato loro un semino.
Avremo generazioni di bambini figli del “semino” di un uomo generoso?
O figli di una madre che li ha cresciuti nella sua pancia, consegnandoli nelle mani di due padri, quando ancora le contrazioni dell’utero che li aveva espulsi nel mondo, non erano terminate, quando ancora il loro pianto cercava la consolazione e il battito di quel cuore che avevano ascoltato per nove mesi?
E’ il nostro egoismo che sta dando vita a generazioni di uomini e donne con il cuore pieno di un desiderio incolmabile, il desiderio di sapere “di chi sono?”

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