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Abbracciare una Persona o una Causa?

Autore:
Fioretto, Daniele
Fonte:
CulturaCattolica.it

Succede che si parta con l’idea di abbracciare una persona e si finisca per abbracciare una causa.
 
E’ successo a tanti nostri amici nei senati accademici degli atenei italiani che hanno approvato una norma per la quale se Maria avverte un forte disturbo di genere e si sente Mario (transgender), può chiedere un secondo libretto universitario che attesta il falso, un’identità che non è quella anagrafica.
 
Non c’è dubbio che tanti che hanno votato a favore della norma siano stati coinvolti dalla storia di qualche amico coinvolto in questa vicenda, magari convinto che questa soluzione ridurrà il suo disagio. Così facendo sono caduti nella classica trappola delle battaglie radicali: usare un caso pietoso per cercare di affermare un norma o una legge altrimenti inaccettabili, come fu per Seveso, Welby, Eluana, ecc.
 
Pensando di abbracciare una persona, si finisce per abbracciare una causa e contribuire all’affermazione dell’ideologia del gender, assecondando i passi di una strategia ben studiata a tavolino. Infatti, le cronache parlano della vittoria di una campagna organizzata a livello nazionale delle associazioni Lgbt:
http://corrierefiorentino.corriere.it/firenze/notizie/cronaca/15_luglio_10/doppio-libretto-universitario-5a57ad00-2715-11e5-9a6f-b91c3e8868fc.shtml
 
Le associazioni Lgbt hanno ragione a cantare vittoria: nel verbale del senato accademico, a partire da pag.21, si legge che per ottenere il doppio libretto non serve aver cambiato sesso (altrimenti si cambia direttamente nome all’anagrafe) e nemmeno averne fatto domanda, ma basta aver ottenuto una certificazione di disforia di genere da una struttura pubblica o da una privata convenzionata.
Il testo integrale si trova qui:
http://static.unifi.it/reserved/ca-sa/organi/determinazioni_sa/d080715.pdf
 
In nome dei buoni sentimenti si sta affermando l'ideologia: è possibile cambiare l’attribuzione del proprio genere (e di conseguenza il nome), a prescindere dal fatto di avere modificato il proprio corpo; è possibile affermare che essere uomini o donne non è un fondamentale tratto identitario di ogni essere umano, ma qualcosa che si può modificare, anche solo a seconda dei convincimenti personali. 
 
Per mettere in fila le idee e chiarire i concetti sulla teoria del gender è utile questo manuale:
http://www.samizdatonline.it/content/manuale-di-sopravvivenza-al-tempo-del-gender
E per farsi un'idea più precisa su chi sta governando la “rivoluzione antropologica” è utile questo articolo:
http://www.zenit.org/it/articles/il-potere-finanziario-dietro-la-diffusione-del-gender
 
La Chiesa, maestra di umanità, ci ricorda che quando ci impegniamo in un’azione politica, il bene più grande per noi e per i nostri amici è affermare la verità sull’uomo che ci è rivelata da Cristo. Per questo "la dottrina cristiana ben formata non permette a nessuno di favorire con il proprio voto l'attuazione di un programma politico o di una singola legge in cui i contenuti fondamentali della fede o della morale siano sovvertiti..."
http://www.vatican.va/roman_curia/congregations/cfaith/documents/rc_con_cfaith_doc_20021124_politica_it.html
 
Ma allora, perché è così facile cadere in queste trappole? Perché confondiamo la stima per il fratello e la testimonianza personale, col disimpegno politico?
Una chiave di lettura interessante ci è suggerita da questo articolo che ci mette in guardia da una perniciosa dialettica attualmente in voga in Italia tra testimonianza e impegno pubblico dei cristiani. Una dialettica che presuppone un “aut-aut” totalmente fuori luogo. “Non c’è, infatti, testimonianza cristiana che non si prolunghi, idealmente, anche sul terreno storico-politico dal momento che «la politica è la forma più alta della carità»”:
http://www.ilsussidiario.net/News/Cronaca/2015/10/1/PAPA-Testimonianza-contro-valori-la-dialettica-che-non-piace-a-Francesco/642918/
 
Vale la pena aggiungere che, anche in questo caso, il metodo è dettato dall’oggetto. L’amico in difficoltà ha bisogno del nostro abbraccio, la legge ha bisogno del nostro voto. Buon senso ci sconsiglia di offrire il nostro abbraccio alla legge e il nostro voto all’amico in difficoltà.

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