Grande Gianfranco Amato!
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Ci sono notizie che spalancano il cuore, perché mostrano che è ancora possibile vivere dentro un contesto di bene, e che il testimoniarlo pubblicamente (questo è il significato di martirio) crea legami, riconoscimenti, e può portare frutti di umanità rinnovata.
Quando, tempo fa, con Gianfranco Amato ci siamo incontrati, da subito è stato evidente che sarebbe iniziato un cammino comune che avrebbe portato frutti non solo nella comunicazione del vero e del bene, ma anche a realizzare quanto il santo papa Giovanni Paolo II diceva al Meeting di Rimini e che abbiamo sentito come un compito e una sfida: «La fede vissuta come riverbero e in continuità con quei primi incontri che il Vangelo documenta, la fede vissuta come certezza e domanda della presenza di Cristo dentro ogni situazione e occasione della vita, rende capaci di creare nuove forme di vita per l’uomo, rende desiderosi di comunicare e di conoscere, di incontrare e di valorizzare…» allora «è necessario che lo sguardo si volga “all’artefice della nostra salvezza” per generare una civiltà che nasca dalla verità e dall’amore. La civiltà dell’amore! Per non agonizzare, per non spegnersi nell’egoismo sfrenato, nell’insensibilità cieca al dolore degli altri. Fratelli e sorelle, costruite senza stancarvi mai questa civiltà!»
Ecco allora che ho appreso questa bella notizia dalle parole di Gianfranco stesso, e non posso non comunicarla a voi, perché la gioia comune diventi esperienza di tutti e conforto. È possibile – pur nella nostra fragilità – che il bene porti frutto. È possibile che le battaglie si vincano. È possibile incontrare sempre nuovi amici con i quali portare il nostro contributo al bene dell’uomo. È possibile lo splendore del martirio–testimonianza quotidiana del bene che libera l’umanità.
Grazie Gianfranco e grazie a chi, con questo premio e riconoscimento, ci indica che la speranza non è una utopia. Ha un volto umano e riconoscibile, anche tra noi.
Scrive Gianfranco: «Carissimi, |