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After the ball

Autore:
Marchesini, Roberto
Fonte:
CulturaCattolica.it
After the ball. How America will conquer its fear & hatred of Gays in the 90’s, “Dopo il ballo. Come l’America sconfiggerà la sua paura e il suo odio verso i gay negli anni 1990”

After the ball. How America will conquer its fear & hatred of Gays in the 90’s, “Dopo il ballo. Come l’America sconfiggerà la sua paura e il suo odio verso i gay negli anni 1990” (2), è stata pubblicata nel 1989 da Marshall Kirk, “ricercatore in neuropsichiatria, logico-matematico e poeta” (p. I), e da Hunter Madsen, “esperto di tattiche di persuasione pubblica e social marketing” (ibidem). In questo manuale di strategia “gay”, possiamo leggere testualmente: “Asserire pubblicamente che l’omosessualità potrebbe essere scelta, significherebbe scoperchiare il verminaio intitolato ‘scelta morale e peccato’ e dare ai religiosamente intransigenti un bastone con il quale batterci. Gli eterosessuali devono pensare che sia naturale per alcune persone essere omosessuali, come lo è per altre essere eterosessuali; con questo, perversione e seduzione non c’entrano… è semplicemente una questione di probabilità – una su dieci – se qualcuno diventa omosessuale… ogni eterosessuale deve essere portato a pensare che lui stesso avrebbe potuto facilmente nascere omosessuale”.

Gli autori indicano poi “otto princìpi pratici” (p. 172) per la persuasione della popolazione tramite i mass media.
1. “Non esprimere semplicemente te stesso: comunica!” (p. 173). L’espressione di sé può avere un effetto liberante, ma è scarsamente efficace. Molto meglio comunicare: [...] gli eterosessuali devono essere aiutati a credere che tu e loro parlate lo stesso linguaggio” (p. 174).
2. “Non curarti dei salvati e dei dannati: rivolgiti agli scettici” (p. 175). Gli autori individuano tre gruppi di persone divisi in base al loro atteggiamento nei confronti del movimento gay: gli “intransigenti” (ibidem), stimati in circa il 30/35% della popolazione, gli “amici” (ibidem), circa il 25/30%, e gli “scettici ambivalenti” (ibidem), circa il 35/45%; questi ultimi rappresentano il target designato: a loro bisogna dedicare gli sforzi maggiori applicando le tecniche di desensibilizzazione con quelli meno favorevoli e di blocco e conversione con i più favorevoli. Le altre due categorie, i “dannati” e i “salvati”, vanno rispettivamente “silenziati” (p. 176) e “mobilitati” (p. 177).
3. “Parla continuamente” (ibidem). Il metodo migliore per desensibilizzare gli “scettici ambivalenti” sta nel [...] parlare dell’omosessualità finché l’argomento non sia diventato assolutamente noioso” (p. 178) (7). Inoltre, è bene dare spazio ai teologi del dissenso perché forniscano argomenti religiosi alla campagna contro il bigottismo antigay (8).
4. “Mantieni centrato il messaggio: sei un omosessuale, non una balena” (p. 180). Gli attivisti sono tenuti a parlare esclusivamente dell’omosessualità; associare questo messaggio ad altri può essere controproducente per vari motivi: le organizzazioni che si battono per cause umanitarie o ambientalistiche sono generalmente impopolari, più piccole dei gruppi gay e solitamente si occupano di argomenti remoti ed effimeri, come - per esempio - il destino delle balene; inoltre si rischia di confondere le idee rispetto al target. Molto meglio rimanere centrati esclusivamente sull’omosessualità.
5. “Ritrai i gay come vittime, non come provocatori aggressivi” (p. 180). Per stimolare la compassione i gay devono essere presentati come vittime a. delle circostanze - perciò, dicono gli autori, [...] sebbene l’orientamento sessuale sembri il prodotto di complesse interazioni fra predisposizioni innate e fattori ambientali nel corso dell’infanzia e della prima adolescenza” (p. 184) (9), l’omosessualità dev’essere presentata come innata - e b. del pregiudizio, che dev’essere indicato come la causa di ogni loro sofferenza.
6. “Da’ ai potenziali protettori una giusta causa” (p. 187). Ossia: non bisogna chiedere appoggio per l’omosessualità, ma contro la discriminazione.
7. “Fa’ che i gay sembrino buoni” (ibidem). I gay devono essere presentati non solo come membri a tutti gli effetti della società, ma addirittura come “pilastri” (p. 188) di essa. Un ottimo modo per farlo sta nel presentare una serie di personaggi storici famosi, noti per il loro contributo all’umanità, come gay: chi mai potrebbe discriminare Leonardo da Vinci (1452-1519)?
8. “Fa’ che gli aggressori sembrino cattivi” (p. 189). Un ottimo metodo consiste nell’accostare gli “intransigenti”, per esempio, ai nazionalsocialisti.
Poiché intendono proporre agli attivisti gay un metodo pratico, gli autori non trascurano d’inserire nella loro opera un portfolio di manifesti pro-gay, valutati in base alla loro aderenza agli “otto princìpi pratici” (pp. 215-245).
Tratto da («After the ball»: un progetto “gay” dopo il baccanale di Roberto Marchesini
http://www.alleanzacattolica.org/indici/articoli/marchesinir327.htm)

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