L’azione ordinaria del Maligno
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Azione ordinaria
Il Santo Padre Francesco nell’omelia della Solennità dell’Epifania ci descrive due tentazioni del diavolo. “Quando arrivano a Gerusalemme loro vanno al palazzo del re, perché considerano ovvio che il nuovo re sarebbe nato nel palazzo reale. Ma là perdono la vista della stella. Quante volte si perde di vista la stella! E incontrano una tentazione, messa lì dal diavolo: è l’inganno di Erode. Il re si mostra interessato al bambino, ma non per adorarlo, bensì per eliminarlo. Nel palazzo i Magi attraversano a causa della tentazione un momento di oscurità, di desolazione, che riescono a superare grazie ai suggerimenti dello Spirito Santo, che parla mediante le profezie della Sacra Scrittura. Queste indicano che il Messia nascerà a Betlemme, la città di Davide.
A quel punto riprendono il cammino e rivedono la stella: l’evangelista annota che superata la tentazione provano “una gioia grandissima” (Mt 2,10), una vera consolazione. Giunti a Betlemme, trovarono “il bambino con Maria sua Madre” (Mt 2,11). Dopo quella di Gerusalemme, questa per loro fu la seconda grande tentazione: rifiutare questa piccolezza. E invece la superarono: ”si prostrarono e lo adorarono”. Superate le tentazioni arrivano a riconoscere che i criteri di Dio sono molto diversi da quelli degli uomini, che Dio non si manifesta nella potenza di questo mondo, ma si rivolge a noi nell’umiltà del suo amore. L’amore di Dio è grande, sì. L’amore di Dio è potente, sì. Ma l’amore di Dio è umile, tanto umile! I Magi sono così modelli di conversione alla vera fede perché hanno creduto più nella bontà di Dio che non nell’apparente splendore del potere come il demonio tentava”.
Questa la descrizione di Papa Francesco che noi cerchiamo, questa sera, di comprendere alla luce della Lettera trimestrale dell’A.I.E. L’attività ordinaria, continua, quotidiana del demonio sull’uomo è la tentazione, la quale non è altro che un incitamento per coinvolgere l’uomo nel male cioè a peccare. E’ questa, non quella straordinaria, l’attività più subdola, deleteria e devastante di cui dobbiamo preoccuparci pregando ogni giorno “non abbandonarci alla tentazione”. Il Maligno è il nemico numero uno, è “il tentatore per eccellenza”, lo definisce il beato Paolo VI. Si può asserire con san Tommaso che tutte le tentazioni, in modo diretto o indiretto, provengono dal demonio: in modo diretto, agendo direttamente sui sensi esterni ed interni (specialmente sulla fantasia e sulla memoria). In modo indiretto, agendo attraverso i sensi esterni e interni, nonché attraverso la tendenza al male con cui siamo concepiti o concupiscenza, conseguenza del peccato originale commesso dai nostri progenitori per istigazione di Satana. San Paolo parla della lotta degli uomini “contro gli spiriti maligni”; san Pietro ci ammonisce che il nostro “nemico”, il diavolo, “come leone ruggente, va in giro cercando chi divorare” (1 Pt 5,8). Ma San Paolo però ci assicura: “Dio è fedele e non permetterà che siate tentati oltre le vostre forze, ma con la tentazione vi darà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla” (1 Cor 10,13).
La nuova vita che il battesimo ha innestato in noi, ricreati, deve fare continuamente i conti coi polloni bastardi del vecchio uomo che puntano a soffocare l’innesto. Per questo la vita del cristiano – prendo dalla meditazione mattutina di Papa Francesco del 30 ottobre – “è una milizia” e ci vogliono “forza e coraggio” per “resistere” all’azione ordinaria, quotidiana, della tentazione. Questa è la realtà del vissuto. Ma il Vicario di Cristo ci garantisce che questa “lotta è bellissima”, perché “quando il Signore vince in ogni passo, con ogni tentazione della nostra vita, ci dà gioia, una felicità grande” e raccontandolo evangelizziamo di fronte alla ragione che non sa darsi ragione del male che accade nel mondo. Certo è una “lotta spirituale” cioè lotta per sentirci amati da Dio e per amare in tutte le tribolazioni, “per andare avanti nella vita spirituale, per crescere nell’amore di Dio in noi e attraverso di noi verso il prossimo, si deve combattere pregando ogni mattina e ogni sera, ogni Domenica insieme nella Messa “non abbandonarci alla tentazione”.
Ma spesso mi viene fatta questa domanda: come spiegare l’agire del demonio di fronte all’onnipotenza di Dio?
Quando Dio ha creato i puri spiriti, gli angeli, e gli uomini, intelligenti e liberi, ha autolimitato la sua onnipotenza, onnipotenza che manifesta nel perdono ricreando ciò che il peccato mortale distrugge, il peccato veniale ferisce e quindi traendo il bene anche dal male e “perché – san Tommaso – l’uomo si eserciti nel bene per mezzo della lotta contro ciò che è contrario al bene” e possa avere l’occasione di purificarsi e di elevarsi spiritualmente. Il non soccombere nella tentazione diventa così un mezzo di progresso spirituale. In tal modo i demoni divengono loro malgrado servi del Signore: “E’ per fare più grandi i nostri meriti, più pure e più alte le nostre virtù, più rapido il nostro cammino verso di Lui, che Dio limita la sua onnipotenza permettendo al diavolo di tentarci e di metterci alla prova” (San Tommaso d’Aquino, Commento alla Lettera agli Ebrei, 12,6). “Se vi domandiamo perché Dio abbia lasciato sussistere il demonio (dopo la ribellione), rispondete: Dio l’ha lasciato perché, lungi dal nuocere agli uomini attenti e vigilanti, il demonio divenga loro utile. Non certo per il fatto della sua volontà, che è perversa, ma grazie alla coraggiosa resistenza di coloro che fanno volgere la sua malizia a loro vantaggio”: così san Giovanni Crisostomo, nella Terza Omelia sui Demoni.
Dio non si rapporta con gli angeli buoni e cattivi, con gli uomini come dei robot, ma come il Dio vivente, come si è rivelato ad Abramo, cioè da persona a persona, liberamente poiché senza libertà non c’è amore e Lui è l’Amore, è Persona e non semplicemente l’Essere impersonale dei filosofi greci, l’Energia della cultura orientale . E nel suo amore per le sue creature libere, per ognuno noi, dunque, Dio sa trarre dalle cattive intenzioni e azioni anche dei demoni un nostro vantaggio. Non può impedire senza distruggerli, avendoli creati liberi, la loro azione ordinaria – che è la tentazione per coinvolgerci nel male, nel peccato – e più raramente quella straordinaria – che è la vessazione, l’ossessione, la possessione, l’infestazione che è la materia per noi esorcisti e che tratteremo nella seconda parte – per darci l’occasione di innalzarci verso di Lui con atti di virtù. San Paolo: “Tutto concorre al bene di coloro che amano Dio” (Rm 8,28) “e non permette che siamo tentati oltre le nostre forze, ma con la tentazione, ci dà anche la via d’uscita e la forza per sopportarla” (1 Cor 10,13).
I demoni, pieni di odio verso di noi, utilizzano tutte le occasioni per farci sprofondare verso di loro; ma Dio ci è sempre vicino con i suoi angeli e sfrutta le stesse occasioni per farci sentire il suo amore e per amore salire verso di Lui. L’intenzione del Padre è di farci assimilare a Cristo, figli nel Figlio per opera dello Spirito santo e quindi splendere per l’eternità, anziché sprofondare con i demoni nell’inferno. Siccome il demonio si fa presente dove agisce, cerca di conoscere le nostre cattive inclinazioni e perviene a questa conoscenza, in modo ordinario, attraverso la tentazione. Se cadiamo è solo responsabilità nostra e fino al termine di questa vita possiamo lasciarci perdonare e rialzarci. Con il perdono nel Sacramento della Riconciliazione Dio non ricorda e ci dice che anche per noi è tentazione ricordare i peccati perdonati nella Confessione.
Il Demonio è sempre una creatura limitata e ha due limiti al suo potere: il primo è che il futuro è dalla parte di chi crede alla verità e al bene con la sola forza della verità e del bene. Dio non lascia a nessuno la guida della storia, anche se l’attua rispettando anche il rischio della libertà che ha dato alle sue creature angeliche e umane per una risposta di amore che il maligno ha distrutto in sé e non la vuole negli uomini. Il secondo è costituito dal consenso dell’uomo sempre richiesto dall’azione ordinaria del demonio, e non da quella straordinaria: il demonio non può portare l’uomo al peccato se l’uomo gli si oppone; può fargli giungere i pensieri più orribili ma non costringere e si pecca non con il solo pensiero ma con la volontà; inoltre, come abbiamo visto, rinunciando a ciò che il demonio gli presenta, l’uomo dimostra di sentirsi amato e di amare Dio sopra ogni cosa, di non anteporre niente e nessuno a Cristo, e cresce nell’unione con Lui. Se il demonio sembra avere talvolta tanta forza nel mondo, è perché gli uomini ascoltano la sua voce e acconsentono. Possono non acconsentire a ciò che il maligno propone, come fecero i progenitori, potevano non ascoltare, non acconsentire. Nell’attuale contesto culturale secolarizzato sembra che la gente, perfino i giovani, siano più incuriositi e a volte impauriti dai fenomeni diabolici straordinari che non dal potere che il demonio acquista sull’uomo quando cede alla tentazione e giunge a peccare. Questa è l’attività più subdola, deleteria e devastante, la massa sommersa più della sua punta emergente, più dello straordinario che pur sconvolgente, affidato dalla Chiesa a noi esorcisti, ma raro e normalmente non coinvolge la responsabilità di chi è colpito attraverso il corpo.
Portiamo degli esempi. Quando l’uomo, sapendolo e volendolo, giunge a commettere un peccato, spezza sicuramente la volontà di Dio su di sé e ciò è per il demonio una vittoria ottenuta per colpa dell’uomo stesso, che soccombendo alla tentazione, dà il consenso ad un atto contrario alla volontà di Dio e al proprio bene personale e dell’umanità tutta.
Anche nei grandi avvenimenti storici accade la stessa cosa. Pensiamo alla guerra, pensiamo alle persecuzioni contro i cristiani, oggi così aumentate, ai genocidi, alle atrocità di massa compiute da Hitler, Stalin, Mao e dai fondamentalismi attuali. E’ sempre stato il consenso umano a dare il sopravvento al demonio sulla volontà di Dio, che è sempre una volontà di pace e di amore, di perdono congiungendo, non separando, il di più della misericordia sulla giustizia e non di afflizione (“progetti di pace e non di sventura per concedervi un futuro pieno di speranza” Ger 29,11). Dio che non guarda quante volte cadiamo, ma quante volte con la sua grazia ci risolleviamo, Dio che ci ama non solo quando siamo buoni e perché siamo buoni ma per farci diventare buoni, che aspetta il tempo della mietitura, come ci viene descritto nella parabola del buon grano e della zizzania e nell’Apocalisse: allora darà a ciascuno ciò che merita. Ma tutto questo non è una sconfitta dei disegni di Dio! E’ invece il modo in cui i disegni di Dio si realizzano, nel rispetto di ogni libero arbitrio. Anche quando il demonio, attraverso il consenso dell’uomo al peccato sembra vincere, in realtà è sempre sconfitto. L’icona più chiara ci è offerta dal Sacrificio di Gesù in Croce: non c’è dubbio che il demonio ha operato con tutte le sue forze per giungere alla crocefissione di Gesù Cristo: ha ottenuto il consenso di Giuda lasciandolo entrare nel suo cuore di apostolo, di amico, baciato da Gesù, ha ottenuto il consenso del Sinedrio, di Pilato. E poi? Quello che credeva una sua grande vittoria è stata la sua decisiva sconfitta. I piani di Dio sono da Dio attuati infallibilmente, nelle grandi linee della storia, che è tutta storia di salvezza, ma le vie che Dio segue non sono quelle che pensiamo noi perché passa attraverso il libero arbitrio mai totalmente prevedibile: “Le vostre vie non sono le mie vie” (Is 55,8), non sono quelle in cui i Magi sono stati tentati. Il disegno di Dio si attua nel totale rispetto della libertà che Egli ci ha dato affinché il rapporto con Lui sia libero cioè di amore, non di costrizione. Con la nostra personale responsabilità possiamo, soccombendo nella tentazione, far fallire in noi il piano di Dio, non realizzare per noi neppure il di più di per-dono, di misericordia sulla giustizia e la sua volontà che tutti si salvino e nessuno perisca (1 Tm 2,4), ma il suo disegno di amore, di misericordia, iniziato con la creazione, giungerà comunque alla sua realizzazione.
“Signore, Regina della Pace, fa che non vogliamo esserne esclusi soccombendo nella tentazione”.