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La pietra che getta a terra il colosso dai piedi d’argilla

Autore:
Marguerite A. Peeters
Fonte:
CulturaCattolica.it
C'è un libro importantissimo da leggere. Si tratta del testo di Marguerite A. Peeters, Il Gender. Una questione politica e culturale, Ed. San Paolo.
Aiuta a comprendere il contesto culturale in cui stiamo vivendo. E, di fronte alla enormità della questione e degli interessi in gioco, suggerisce una via per una riscossa. Come nel caso di Davide di fronte a Golia, possiamo usare i sassi e la fionda, sembrano strumenti insignificanti, ma possono contribuire a smascherare la vuotezza violenta del progetto omosessualista...

Il muro che ha separato le maggioranze silenziose dal potere della governance mondiale potrebbe crollare come il muro di Berlino, senza violenza, per un risveglio dei popoli, quando prenderanno la decisione di essere responsabili del proprio destino.
Crediamo alla sovranità di Dio sulla storia. Ci viene in mente il sogno del colosso dai piedi d argilla, fatto dal re Nabucodonosor. Termina così: «Tu stavi guardando, quando si staccò dalla montagna una pietra, senza l’intervento di mani, colpì la statua sui suoi piedi ch’erano di ferro e di argilla e li frantumò. Allora si infransero in un istante ferro, argilla» bronzo, argento e oro e diventarono come pula nelle aie durante 1 estate; il vento li portò via e di loro non si trovo più nessuna traccia. Invece la pietra che aveva infranto la statua diventò una grande montagna che riempì tutta la terra» (Dn 2,34-35). La pietra si è staccata per volontà di Dio, ma il nostro tempo non è ancora quello della gloria, è quello della lotta. Davide, nella sua lotta contro Golia, avanzò con la forza di Dio munito di cinque piccole pietre e di una fionda. Per far cadere il colosso dai piedi d’argilla, cioè la norma politica e culturale mondiale del gender, sarà necessario che una pietra si stacchi per volontà di Dio. Ma dobbiamo collaborare. Se guardiamo per terra intorno a noi, nelle circostanze concrete della nostra vita, troveremo qualche sasso con cui potremo rifornire la nostra fionda. Noi siamo, per esempio, assaliti da slogan e da cliché: potremmo sfruttarli a nostro vantaggio per usarli contro la nuova etica mondiale. Potrebbe rivelarsi politicamente efficace iniziare a lanciare delle “piccole frasi” nel discorso pubblico, quali:

• Il consenso mondiale è un mito; io e voi non siamo stati consultati.





• Il gender è l’oggetto di un falso consenso.





• Nel momento della libertà di scelta, non ci lasceremo inquadrare dalle norme mondiali.




• Nessun consenso senza ricerca sincera di ciò che è reale, buono e vero.




• La libertà di coscienza è il diritto di scegliere più importante.




• Un consenso chiuso è un falso consenso. Un falso consenso non impegna nessuno.




• Niente è più contrario alla sussidiarietà delle norme mondiali create da esperti.




• È tempo di tornare alla realtà di ciò che siamo.




• I popoli si risvegliano. Parleranno.




• L’ambivalenza del gender è insostenibile. Le parole e le politiche devono avere un contenuto chiaro.




• Libertà di coscienza e ingegneria sociale sono incompatibili.




• Il potere appartiene agli uomini e alle donne, non a esperti venuti da un altro Paese.




• Vogliamo fare il bene di tutti, non degli interessi particolari.




• Il governo dei popoli da loro stessi formato è stato preso in ostaggio.





• La base del dialogo è il rispetto dell’identità.




• La diversità culturale si fonda sull’identità culturale. Permettiamo a tutti di essere se stessi.




• Il gender è neocolonialista...



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