Condividi:

Il valore del corpo, ogni corpo

Fonte:
CulturaCattolica.it
«La Chiesa (…) aveva preso in parola l’uguaglianza dei diritti civili di tutti gli uomini, ma al concetto d’uomo come protagonista della Storia aveva sostituito quello della carne d’Adamo misera e infetta e che pur sempre Dio può salvare con la Grazia. L’idiota e il “cittadino cosciente” erano uguali in faccia all’onniscienza e all’eterno, la Storia era restituita nelle mani di Dio, il sogno illuminista messo in scacco quando pareva che vincesse».
(Italo Calvino, La giornata d’uno scrutatore)

La posta in gioco è altissima, la più alta di sempre. Perché oggi, in gioco, c’è l’idea stessa di uomo. Possono, i cattolici, continuare a voltare la faccia dall’altra parte?

Ho letto delle baby-prostitute di Roma, ma anche di Milano. E dell’allarme di mons. D’Ercole, vescovo ausiliare de L’Aquila. Il problema non è solo a Roma: è ovunque.
Ho letto l’intervento di Lidia Ravera sul cimitero, a Firenze, per i bambini non nati. L’assessore alla Kultura della regione Lazio scrive di questi figli «grumi di materia». Roba. Il destino che si meritano? Lo stesso dei rifiuti ospedalieri.
Ho letto Dario Ferri, che rende conto di un video “artistico” in Polonia: «un uomo completamente nudo che sfrega i suoi genitali su un crocifisso, avvinghiandosi ad esso con una bramosia sessuale, con tanto di leccate sul Cristo».
Ho letto di madri surrogate che fan sempre meno notizia, come fosse bene così. Pance incubatrici a tempo, a tariffe variabili.
Ho letto dell’eutanasia per i bambini, in Belgio, spacciata per «atto di umanità».
Ho letto che al liceo classico Mamiani di Roma, nel libretto per le giustificazioni compaiono già «genitore 1» e «genitore 2». In nome del gender, hanno soppiantato il padre e la madre. Troppo sessuati?
Ho curato, per il nostro sito, il testo della testimonianza, drammatica, di una madre che ha abortito. Eccome se la sentiva, la presenza presente della carne di quel suo figlio in lei! Ha abortito. Ma sapeva che stava interrompendo una vita.
Ho assistito alla trasmissione Vita in diretta. E ho visto Alda D’Eusanio mettersi a favore di telecamera e chiedere a sua madre, qualora dovesse trovarsi nelle condizioni di Massimilano Tresoldi, di non fare come la mamma di Max, perché «non è vita, quella».
Ma ho visto anche la tenerezza con cui papa Francesco ha accarezzato e baciato quell’uomo, malato di neurofibromatosi. E l’osservo ogni volta che si intrattiene anche solo un istante con i fedeli, sani o malati che siano. E’ da lui che voglio imparare.

Corpi.
Quelli degli adolescenti che incontro a scuola ogni mattina. Sempre troppo alti troppo bassi troppo magri troppo grassi.
E vedo ogni giorno il corpo della mia amica, malata di leucemia, trasformarsi per il male. E per i farmaci che servono a combatterlo.

Non è un nemico, il corpo: qualcosa di cui vergognarci se non è bello come vorrebbe la pubblicità. Se non è sano ed efficiente al 100% come ci chiede questo nostro tempo dell’uso e dell’abuso. Non servi? Sarai scartato.
Non è nemmeno un utensile, il corpo: un oggetto da vendere o da affittare; qualcosa di noi, altro da noi.
Con il corpo dobbiamo fare i conti: il nostro e quello altrui. Ma la cronaca ci dice che oggi più di sempre è come avessimo disimparato a guardarlo per quello che è, a rispettarlo e a volergli bene per quello che è. «Tempio dell’anima», dicevamo noi cattolici, una volta. E gli si dava rispetto anche per questo. Lo si amava anche per questo.
E’ come se ora avessimo scordato lo sguardo con cui siamo guardati (guardati anche ora, sì. Anche adesso che rifiutiamo la nostra femminilità e la nostra mascolinità perché il genere – dicono – non è quello che vedi ma è quello che ti senti. Ed è fluido. Domani o fra un anno potresti cambiare idea. E poi ancora e ancora e ancora…).
Oggi, è come non ci fidassimo più di quel che ci è stato detto: «Dio creò l’uomo a sua immagine; a immagine di Dio lo creò; maschio e femmina li creò». E che «anche i capelli del capo sono tutti contati». La promessa, allora come ora, è che nulla andrà, di noi, perduto.
E’ con questa certezza, con questa memoria, che possiamo (dobbiamo!) testimoniare il valore e la dignità della vita, di ogni vita. E il valore del corpo, ogni corpo. Che è unico. Irripetibile. Prezioso. Indisponibile perché segno di Lui. Sì, segno. Perché per insegnarci cos’è l’uomo, e cosa lo rende diverso dalle bestie, Dio non ci ha mandato un antropologo. Si è fatto carne.

Vai a "Ultime news"