Ebrei, rumeni, zingari e froci, tutti rispettati per legge?
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:
Un ragazzo che muore, un giovane che si toglie la vita apre una ferita profonda in chi lo ha messo al mondo, cresciuto, in chi l’ha conosciuto, gli è stato amico o fratello, una ferita che difficilmente si cicatrizzerà, perché chi lascia la vita in qualche modo condanna chi resta a un dolore senza soluzione.
E’ accaduto a Roma, un ragazzo di 21 anni si è gettato dall’11 piano di un edificio.
Gli hanno trovato addosso un biglietto: “Sono gay. L’Italia è un Paese libero ma esiste l’omofobia e chi ha questi atteggiamenti deve fare i conti con la propria coscienza”.
L’ANSA scrive: “Gli investigatori non escludono che il giovane fosse bersaglio di atteggiamenti omofobi anche se, al momento, le indagini non si orientano sul versante dell'istigazione al suicidio.”
Il sindaco di Roma Ignazio Marino dichiara: “Dobbiamo sradicare la violenza di chi colpevolmente diviene la matrice di questi terribili eventi. Sono ferite che Roma non può accettare”.
Certo, anche un solo ragazzo che muore è troppo, ed il messaggio che il giovane ha lasciato deve farci riflettere, ma la reazione di molti, che credono che la soluzione si possa affidare a una Legge, deve far riflettere altrettanto.
Siamo certi che il mezzo per sradicare la violenza sia una legge?
E’ come invocare la punizione corporale per quei figli che non sappiamo educare.
Quante volte è capitato ai ragazzi timidi, a quelli balbuzienti, alle ragazze sovrappeso, a chi porta gli occhiali o l’apparecchio per correggere i denti, o anche a quelli definiti secchioni di essere messi all’angolo, di non essere invitati alle feste, di essere ignorati, derisi o sbeffeggiati.
Ma credere che ci possa essere una legge che impedisce questi atteggiamenti se pur crudeli, è anacronistico. Anziché mettermi in gioco, anziché chiedermi cosa posso fare io, affido a una Legge il compito di eliminare il male dal mondo.
Fosse così semplice, l’Italia sarebbe un paese perfetto, c’è una Legge per tutto.
Scrive un giovane omosessuale sul suo blog - Eliseo del deserto - raccontando di un commento raccolto sulla metropolitana Romana: "(…) Succede spesso che in metropolitana salgano degli artisti di strada ad interrompere per qualche istante il silenzio di chi pensa ai fatti suoi. (…) Anche oggi. I musicisti non erano vicini, sentivo solo una fisarmonica e una chitarra suonare. Il signore con il berretto e la canotta commenta con il ragazzo patinato come un tronista: “Sempre sti zingari!”, il tronista sentenzia: “Tutti uguali: ebrei, rumeni, zingari e… froci!”; anzi “frosci!”, alla romana! Risatina dell’interlocutore. (…) Ma davvero pensiamo che una legge basterà a fermare la stupidità? Grazie al tronista ed al suo compare con il berretto, ho capito che il problema non è sapere se l’omosessualità sia una malattia o meno, se sia possibile e giusto cambiare o non cambiare, se una legge contro l’omofobia serva oppure no. Il problema è considerare qualcuno inferiore! Gli “ignoranti” (coloro che non sanno… non è una questione di cultura) non fanno preferenza di persone: che siano extracomunitari, zingari, ebrei, obesi, malati mentali, sfigati e “frosci”, non fa differenza!
Quando ero piccolo mio papà era verbalmente molto aggressivo in famiglia, questo ha sviluppato in me una forma di paura nei suoi confronti. Lui però pretendeva che gli dimostrassimo il nostro amore. Insomma un po’ come se ti chiedessero di accarezzare delle spine e sorridere. Il risultato è stato che formalmente gli ho sempre dimostrato affetto, ma interiormente ho covato rabbia nei suoi confronti.
Penso che questo sarebbe anche il risultato di una legge contro l’omofobia. Ti rispetto perché me lo imponi, ma in realtà ti odio. Questo non risolverebbe dunque il problema, al contrario. Sono convinto che si debba intervenire in modo diverso. E’ il rispetto della dignità della persona che va insegnato.”
Ha ragione il nostro amico “Eliseo” il problema non è insegnare la tolleranza (ti tollero anche se non mi piaci) ma l’accoglienza, ti accolgo perché riconosco che la diversità è un valore. Ti accolgo perché ogni essere umano, alto, basso, bello, brutto, etero o omo ha un valore in quanto essere umano.
Non c’è legge che possa imporre l’accoglienza, perché l’accoglienza ha bisogno di un uomo che per primo faccia compagnia al destino di un altro uomo. L’accoglienza ha bisogno di testimoni e non di legislatori e sorge il dubbio che gli uomini invochino Leggi quando non vogliono cambiare il loro cuore.