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Io sto col Papa 3 - Papa Francesco, il Bene e il Male, il dialogo

Autore:
Jacob, Giovanna
Fonte:
CulturaCattolica.it

Tiriamo le somme del discorso. Quando afferma che ognuno ha una sua visione del Bene e del Male, il Papa non sta né avallando il relativismo morale né sopravvalutando il ruolo della coscienza. Sta facendo un’altra cosa: sta dialogando con un non credente che non ha nessun punto di riferimento al di fuori della sua coscienza. Inoltre, il Papa non mette tutte le visioni del Bene e del Male sullo stesso piano: riallacciandosi implicitamente ad una secolare tradizione, considera valide solo le visioni che non contraddicono apertamente la legge naturale e la legge positiva. Il Papa è convinto che un non credente possa avvicinarsi alla Verità con la maiuscola solo verificando fino in fondo nella sua vita, con tutto sé stesso, la sua parziale visione della verità. Non dimentichiamoci che Luigi Giussani la pensava esattamente come Francesco I. Attorno al 1968 molti amici personali di Giussani lasciarono il Movimento per unirsi al Partito Comunista, che allora andava per la maggiore. A questi amici, che non possono non averlo ferito nel profondo, Giussani non faceva la predica: “Abbandonate subito il comunismo perché il comunismo è sbagliato e chi vota comunista va all’inferno”. Diceva loro più o meno: "Mi raccomando, andate a fondo di quell'esperienza, stateci con tutti voi stessi ". Analogamente, ai buddisti giapponesi del monte Koya, con i quali strinse un profondo rapporto di amicizia, non chiese mai di abiurare il buddismo per abbracciare la Vera Fede. Giussani aveva il massimo rispetto per quello in cui credevano perché riconosceva che la loro visione del Bene e del Male non era del tutto imperfetta e perché vedeva che loro la prendevano sul serio. E poi gradualmente, Giussani arrivò a nascondere fra le pieghe dei discorsi che faceva loro dei chiari indizi della Verità: “Quel mistero che voi vedete in tutte le cose si è incarnato nel ventre di una donna”. Non ricordo dove, Giussani parlò di un giovane monaco di Koya. Disse più o meno (ripeto a memoria con parole mie, perché ritrovare la citazione nel mare magnum degli scritti di Giussani è una impresa): "Dalla maniera in cui mi tratta, dallo stupore con cui mi guarda, intuisco che forse dentro di lui ha cominciato a capire chi è Cristo. Ma in fondo non importa neppure che arrivi a convertirsi. Quando sarà davanti al Padre, finalmente potrà dire: ma allora i cattolici avevano davvero ragione!". Ma appunto, quel monaco misterioso si è avvicinato alla Verità passando attraverso l’esperienza del monachesimo del monte Koya, prendendola sul serio fino in fondo. Per questo, se tutti prendessero sul serio le proprie idee, tutti sarebbero meno lontani dalla Verità, e il mondo sarebbe un posto migliore. Credi che il comunismo possa portare la perfetta felicità terrena? Verificalo con tutto te stesso.
Le mille diverse visioni non cristiane del Bene si possono paragonare a tanti vestiti o troppo grandi o troppo piccoli per coprire il tuo corpo. Il Cristianesimo, invece, è come un vestito fatto su misura per te. Se fa freddo, anche uno straccio è meglio di niente. Finché non hai trovato il vestito su misura, ti va bene anche un vestito di taglia sbagliata. Analogamente, finché non hai trovato la vera Religione, meglio aderire al buddismo del monte Koya che abbandonarsi al nichilismo suicida. Ma se lo osservi con cura, devi pure accorgerti che il vestito che indossi, sebbene sia meglio di niente, non si adatta perfettamente al tuo corpo. Quando finalmente trovi un vestito che sembra fatto su misura per te, devi scegliere se rimanere comodamente nel vecchio vestito cui sei abituato oppure fare la fatica di togliertelo per indossare l’altro. Analogamente, ad un certo punto devi per forza accorgerti che le idee in cui credi rispondono solo in parte alle esigenze del tuo cuore, mentre il Cristianesimo vi risponde perfettamente. A questo punto, devi compiere una scelta che ha sempre un certo margine di fatica e di dramma. Non è mai facile abbandonare quello in cui si è creduto e per cui si è combattuto per anni. Ma se si rimane attaccati a una visione sbagliata sapendola sbagliata, solo per orgoglio, non ci sono scusanti.
In conclusione, il Papa non esalta il soggettivismo e il relativismo morale. Casomai, afferma che non si può arrivare alla luce della verità oggettiva se non percorrendo fino in fondo il “tunnel” della propria, inevitabile visione soggettiva della verità. Tutti ne abbiamo avuta una, prima di incontrare il Cristianesimo.
Mattia Rossi conclude il suo articolo contro il Papa con queste parole: «Parrebbe giunto il momento di dire davvero basta a questo continuo stillicidio e disgregazione del cattolicesimo». Giusto, è ora di dire basta a questo continuo stillicidio e disgregazione del cattolicesimo operato da gente come Rossi, De Marco, Gnocchi e Palmaro, che evidentemente si credono più puri e più saggi del Vicario di Cristo. Mi viene in mente l’aforisma geniale di un cattolico ottocentesco a proposito di Martin Lutero: «Credendosi più saggio di Dio e più puro della Chiesa, Lutero pretese di riformare la Chiesa di Dio». Non a caso Massimo Introvigne avverte che di questo passo si andrà proprio verso lo scisma (cfr. Massimo Introvigne, “Capisco il disagio ma nella Chiesa o si cammina con il Papa o si va verso lo scisma”, Il Foglio, 11 ottobre 2013, p. 4)

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