E se ascoltassimo le ragioni della catechista di Segrate?
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Dopo che molti giornali in rete, e non, ne hanno parlato, mi sembra scontato che dica qualcosa anch’io sul giornale dove ultimamente ho scritto riguardo il gruppo preadolescenti. Premetto subito che sono veramente ferita (ed è una ferita che lascerà una cicatrice) per come sono stati strumentalizzati i ragazzi, per come, senza nessuno scrupolo, si sono serviti della fragilità della loro età ribelle. Mi sono vista crollare, con un articolo che li rendeva famosi, due anni di lavoro, durante i quali avevo ottenuto, se non altro, un legame di fedeltà e di appartenenza al gruppo che, anche se non lo riconoscono apertamente, date le accuse a raffica fattemi, è la CHIESA. Sono stata più che sufficientemente difesa, ho avuto l’appoggio, la solidarietà di tutti i genitori che hanno appreso la notizia, ho ricevuto le scuse dalle mamme dei due ragazzini “i protagonisti”, uno dei quali mi ha chiesto scusa personalmente… uno! (l’altro è la mia ferita). Dunque un insieme di notizie false, commentate su facebook, costruite sul racconto di un ragazzino, vengono riportate sul quotidiano Repubblica per un mero interesse politico, che ne fa motivo, partendo da un attacco a me, di un dibattito sulla posizione della chiesa sull’omosessualità. Anche se molte testate come “Il giornale.it, L’intraprendente, Cultura Cattolica.it, Tempi, Segrate oggi, Segrate in folio” etc, hanno replicato dopo aver avuto il buon gusto di intervistarmi, mi preme dire questa cosa: fin dal primo momento che ho iniziato il mio compito di educatrice con questi ragazzi, il mio intento è stato quello di aiutarli a comprendere quale valore inestimabile sia la loro vita, quanto sia preziosa: l’uomo è fatto ad immagine e somiglianza di Dio e sviluppare la sua completa umanità è realizzare la divinità che è nella sua figliolanza. Dicevo che ognuno è un bocciolo chiamato a completare la fioritura - fiori diversi, profumi diversi, cioè individui con compiti diversi, ma realizzarsi è maturare la propria umanità. L’incontro precedente a quello finale, dove è accaduto quell’episodio spiacevole, era stato veramente positivo. Tutti avevano seguito con attenzione il filmato di Luca Cecarini (un sanfelicino morto di tumore) ed alcuni scritti che lo riguardavano: quello che lui, ragazzino come loro diceva sul valore della vita, sulla paura che aveva di cambiare “I will never change” cioè di perdere la fede, tanto da chiedere preghiere per questo e non perché guarisse. Il suo motto era - never give up such a beautifull life - il “carpe diem” cioè vivere ogni attimo della vita pienamente, come il più prezioso! Molti sono intervenuti con riflessioni interessanti e profonde, anche i soliti “noti” che non riescono proprio a fare a meno di fare gli sciocchi, mi hanno chiesto se facevo vedere altri filmati. Il tema principale era “la forza del singolo” (film visto la volta precedente), che ti dà la comunità che ti appoggia, che crede in te: la fede di chi ti sorregge tiene accesa e viva la fede che tu credi di aver ormai perso. Ho sperimentato la forza della comunione in Cristo e voglio ringraziare tutti quelli che non mi hanno lasciato sola, ma avrei voluto che tutto il dibattito mediatico si fosse svolto non intorno all’omosessualità, ma su come viene manipolata la verità. Se la verità è: “chi grida più forte ha ragione” come potrà la generazione futura trovare la felicità dove si afferma chi è più prepotente e falso? Come potrà l’uomo ritrovare se stesso? Cercare la verità nelle opinioni degli altri, valutarla da quanti “mi piace” ha ottenuto, imporre le proprie convinzioni, quando basterebbe ascoltare Chi la verità l’ha fatta, Chi la verità è. “Io sono la via, la verità, la vita”. “La verità vi farà liberi”. Altro che una discussione sull’identità omosessuale! Qui è in gioco CHI E’ L’UOMO. Quid est veritas? Est vir qui adest.
Marilù