Che disgusto etichettare ogni cosa!
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Siamo nell’epoca in cui ogni negozio deve indicare la provenienza sicura degli alimenti, per evitare frodi e quant’altro.
Così anche i giornalisti dell’Espresso, per dare una notizia che è già rimbalzata sulle pagine dei giornali (nazionali e locali) si premurano di dare le indicazioni di provenienza della iniziativa che ha toccato il «Festival biblico» organizzato «dalla Società San Paolo e dalla Diocesi di Vicenza» e con la presenza della filosofa Marzano.
Così è finalmente tutto chiaro. Peccato che in questo modo non si dia ragione dei fatti. Come spesso accade in troppi media, che – etichettando con facilità e semplicismo le notizie – ne impediscono una seria conoscenza.
È un vezzo tutto italiano, penso. È accaduto con lo spettacolo «Sul volto di Cristo» del regista Castellucci. Accade continuamente quando si voglia dare una notizia (così ci si manifesta obiettivi) ma non se ne voglia dare una possibilità di lettura seria.
In altre circostanze l’etichetta era di «fascista», ma fa lo stesso. Lo schematismo impedirà a chiunque di capire la realtà.
Peccato per l’Espresso, un’altra occasione perduta. Se avesse provato a cercare di capire la notizia si sarebbe imbattuto nella lettera del Presidente dei «Giuristi per la Vita», e avrebbe dato una notizia e gli strumenti per comprenderla.
Ma tanto vale. È meglio dare l’impressione di informare che dare gli elementi per formarsi un giudizio. Per questi mass-media il popolo è bue e rimarrà tale.
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