A volte basta un tweet
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A volte basta un tweet: 140 caratteri sembrano pochi, ma se pensati dicono tanto. Basta non fermarsi lì. Abbiamo detto una infinità di volte che la rete, prima di essere virtuale è reale. Pensavo a questo leggendo alcuni brevi messaggi tra Paola Binetti, Luisella Saro e Vittorio Lodolo. Di che si tratta? Ecco il primo messaggio: “@VittorioLodolo: @paolabinetti @LuisellaSaro ma la Binetti ci ha mai spiegato perché finì nel PD? Per la loro politica pro-choice? Quella pro Gender? Sviste?” Così ha risposto, poco fa, Paola Binetti: “@paolabinetti: @VittorioLodolo @luisellasaro Rispondo in ritardo ma con chiarezza: ho creduto ad un sogno, ad un progetto che non esisteva! Ho sbagliato...”
Penso che questo sia l’aspetto più notevole dell’impegno di un uomo: poter riconoscere di avere sbagliato. Come ci ha recentemente ricordato Papa Francesco. E questa è la caratteristica del Cristiano, così diversa dalle ideologie, che ti inchiodano all’errore e non offrono mai speranza.
Ricordo quello che il mio primo parroco diceva a proposito di alcune scelte politiche. È vero che non si va all’inferno per una scelta sbagliata (se in buona fede) ma è vero che si rende, qui, la vita più difficile e faticosa. E se capita che si riconosce di avere sbagliato, è anche vero che si può ricominciare. Con persone così si può essere insieme nel cammino.
Credo che questa strada, la «vita nella verità», sia l’unica possibilità che è data ad un uomo per incidere nel mondo, se è vero - come è vero - che non siamo condannati a una vita «privata», lasciando al manovratore tutto lo spazio che lui vorrà prendersi. A noi il motto di don Milani «I Care» ancora dice qualcosa. E siamo resi vigilanti da quello che Milosz scriveva: «Si è riusciti a far capire all’uomo che se vive è solo per grazia dei potenti. Pensi dunque a bere il caffè e a dare la caccia alle farfalle. Chi ama la res publica avrà la mano mozzata».
Grazie allora a Paola Binetti della sua umiltà.