“Sii il cambiamento che vuoi nel mondo” (?)
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(Mario Tobino, Per le antiche scale)

L’ordinanza con cui a Milano si vieta il gelato dopo le 24 ha fatto ridere e indignare il web e anche me, che pur non sono di Milano. Tra ieri e oggi si sono rincorsi tweet di tutti i tipi: ironici, arrabbiati, provocatori.
Non entro nella questione - il sindaco Pisapia ha detto che farà chiarezza, anche se l’ordinanza è chiarissima –, ma questa storia assurda del gelato è stata l’occasione per mettere insieme, come in un puzzle, un po’ di notizie dell’ultimo periodo. Guardate un po’ che quadretto ne esce.
Niente gelati da passeggio, dopo le 24, ma intanto – come i lettori sapranno – sono in molti, tra gli intellettuali (!) che contano (!) a chiedere la legalizzazione delle droghe “leggere”. Quelle no, non sono un problema, anzi.
Non c’è posto per chi dopo mezzanotte vuole leccare un cono, da solo o in compagnia, ma Pisapia - e non solo lui - chiedeva (chiede?) l’istituzione di “stanze del buco”. Per drogarsi in santa pace?
In diversi Paesi d’Europa pare che la priorità sia trovare soluzioni per abbattere le differenze di genere, e così capiterà, nei locali pubblici, di entrare nella toilette delle signore e trovarvi un “lui” che però si sente tanto tanto una “lei”: ormai la natura è un optional e conta solo come/chi ci si sente in quell’istante. Sì, perché si può cambiare idea una e più volte.
E’ così vero, questo che sta diventando un diktat, che in Francia, a scuola, sarà obbligatorio istruire sulla teoria gender e ficcare (letteralmente) nella testa dei bambini che “maschio” e “femmina” non esistono. L’anatomia non è più sufficiente a dimostrare il contrario.
Ancora. Sfileranno indisturbati a Palermo e in ogni dove i carri del gay Pride e i loro fenomeni da baraccone. Non si offendano lorsignori, lorsignore e lortrans: come definire er mejo dei video a bizzeffe che girano su Youtube: loro, le loro piume, i loro culi al vento, le loro tette ballonzolanti – vere o rifatte, le loro mossette audaci, i coiti simulati in mezzo alla strada, mentre sui marciapiedi la gente, le famiglie, i bambini camminano e vivono la loro vita di tutti i giorni?
Come? Dite che potrebbero starsene a casa, le famiglie e i bambini, ché nessuno li obbliga a passare da quelle parti mentre sfilano i carri? Ecco, appunto. Intendevo questo. Al Gay Pride la città è di qualcuno e non di tutti. E i culi al vento depilati o anche no non sono “atti osceni in luogo pubblico”: chi protesta è lui che “non va” e sarà tacciato – scommettiamo? – di omofobia. Zitti tutti o sono guai. Culi e tette all’aria, se è tempo di Pride, e intanto a Parigi si va dritti dritti in galera se si indossa la maglietta con il logo della famiglia.
Non è finita.
In Spagna sono vietati la sperimentazione e l’aborto per i gorilla, ma non per i bambini e gli embrioni umani. E non serve ricordare i numeri agghiaccianti del genocidio negato.
La dittatura del pensiero unico sta ingaggiando una lotta dura e senza paura contro ogni forma di obiezione di coscienza (per chi si rifiuta di praticare aborti, per chi non è disposto a celebrare matrimoni omosessuali…) e in molti Stati sono vietati i simboli religiosi.
Di fronte agli episodi di blasfemia (ma solo per il cristianesimo) si chiude un occhio o tutti e due, anzi: spesso la blasfemia è considerata “arte”: la critica ci sbrodola su la quintessenza delle farneticazioni, e intanto il popolo (bue) paga il biglietto. Fessi e mazziati.
Concludo.
Dal sito “Notipedia. La scienza in pillole”, gira su facebook un post: “Le 15 foto che ti fanno credere di nuovo nell’umanità e negli uomini”. Ne citerò solo alcune, per capire che aria tira.
La prima: “Gruppi di cristiani che al Gay Pride di Chicago hanno chiesto scusa per la loro omofobia” (e te pareva!). Poi c’è “il ragazzo norvegese che salva un agnellino dalle correnti gelide dell’Artico”, “il vigile del fuoco che somministra ossigeno a un gattino salvato”, “l’uomo che salta in mare per salvare il cane di un trans sconosciuto” e via con gli esempi da manuale del politically correct. Ne ho riportati quattro, ma credo si capisca l’andazzo, e anche quali sono le priorità. Il post si conclude con l’esortazione “Sii il cambiamento che vuoi nel mondo”. Il mondo-secondo-loro è sostanzialmente quello riassunto sopra. Bestiale.
Mentre ieri sera, per solidarietà con i milanesi, gustavo il mio gelato, mi è tornato in mente un film del 1974: “Il Fantasma della libertà” del regista Luis Buñuel. La scena dell’invito a casa di amici, durante il quale il momento di convivialità si verifica nell’atto di defecare insieme, con nonchalance, mentre il pranzo viene consumato in una stanzetta appartata, chiusi a chiave. E’ l’affresco di un mondo assurdo, rovesciato.
Sembrava fantascienza, allora. Oggi la realtà supera la fantasia. Ma non è un film…