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«Il Papa scende (?) dalla croce»

Fonte:
CulturaCattolica.it
Col passare delle ore e leggendo le varie interpretazioni, diventa evidente che questo di Benedetto è il supremo sacrificio di sé per la gloria di Cristo.
Abbiamo potuto affermare il nostro giudizio nella trasmissione del13 febbraio 2013, a San Marino RTV. Potete vedere l'intervista CLICCANDO QUI

Stavo andando a riposare, stanco per le intense giornate vissute, e colmo ancora di stupore, commozione, domande di fronte al gesto del Papa, di ritirarsi dal soglio pontificio. Mi stavo anche preparando all’ intervista televisiva di San Marino RTV sull’argomento, e mi ero preparato i miei «pizzini», cercando tra le parole di questo grande Papa il segreto del suo ministero, della sua grandezza e delle ragioni del rifiuto – da parte di alcuni – del suo insegnamento. Ho riletto alcuni commenti riguardanti quella che è stata definita la sua incomprensione della modernità, commenti fatti da coloro che proprio la modernità non l’hanno capita, ma solo subita, a volte acriticamente, e poi spacciata per conquista, per cui la chiarezza di giudizio del Papa è stata intesa come non comprensione. Strano destino dei profeti. E occasione perduta di tanta intelligentzia nostrana di approfittare dell’ occasione per imparare, visto che non sono capaci di stare zitti e di ascoltare.
Ma poi ho letto il titolo del Giornale: «Il Papa scende dalla croce». Questi sono pazzi, ho pensato; questi non sanno leggere la realtà. Questi sono solo capaci di applicare agli altri i loro schemi, di affibbiare atteggiamenti propri alla realtà umana che incontrano.
Basta solo aprire gli occhi, leggere i giornali, seguire qualche programma televisivo. E allora capisci che la croce Benedetto XVI l’ha abbracciata con questo suo gesto, capito da chi guarda la realtà con gli occhi della fede, ma assolutamente misconosciuto dai «sapienti di questo mondo». Non è forse croce accusare il Papa di fuggire davanti alla sofferenza? Non è croce paragonare la sua scelta a quella di Giovanni Paolo II (dimenticando tutto il chiacchiericcio di chi voleva che proprio lui si dimettesse, visto che non sembrava a lorsignori più capace di guidare la Chiesa)? E non è croce dare spazio nei media a tutti quei commentatori che hanno fatto del disprezzo del Papa Benedetto (come prima di Giovanni Paolo II) il loro specifico programma («don» Gallo è emblematico)? Non è croce dare spazio alla Caramore che chiede che in futuro ci sia «più vangelo e meno chiesa»? … di esempi se ne potrebbero fare tantissimi.
La scelta di Papa Benedetto ha una profondità che dobbiamo imparare. Ha un significato che dobbiamo chiedere, più col silenzio e con la preghiera che con le saccenti analisi dei vaticanologi d’accatto (del resto, tutti siamo un po’ CT, come quando gioca l’Italia). Una scelta che non si può consumare nello spazio effimero di un talk show, in una battuta su twitter, in una vignetta su un magazine.
Chissà quando anche il nostro conversare, e il nostro fare giornalismo, saprà farci approfondire la realtà, e non creare maschere da consumare in un lampo? Chissà quando si potranno trovare uomini che faranno informazione non per indottrinare, ma con quella simpatia dell’umano che può creare legami autentici tra gli uomini?

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Un frammento dell'Udienza del 13 febbraio 2013
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