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Mancina, alto, gay, lesbica, rosso, intonata. E non c'è niente da dire?

Fonte:
CulturaCattolica.it
Viviamo in un periodo di conformismo, dove il desiderio diventa diritto.
Così chi desidera un figlio, ma allo stesso tempo desidera vivere con una persona del suo stesso sesso, trasforma il suo desiderio in diritto e paradossalmente per difendere la propria diversità vuole essere omologato a coloro che contesta.

"Mancina, alto, gay, lesbica, rosso, intonata. E non c'è niente da dire. Sì alle differenze, no all'omofobia". E' questo lo slogan scelto dal ministero del Lavoro con delega alle Pari Opportunità Elsa Fornero per la nuova campagna antiomofobia che andrà in onda con manifesti, brochure e spot televisivi sui canali nazionali. I protagonisti sono sei giovani, tre ragazzi e tre ragazze, ognuno delle quali con una propria caratteristica fra cui, un ragazzo gay e una ragazza lesbica.
Famiglia Cristiana ha pubblicato uno degli spot: “Alto, lesbica, rosso. E non c'è niente da dire. Si alle differenze. No all’omofobia”
Non c’è niente da dire? O forse sì, qualcosa da dire ci sarebbe sulla scelta del giornale venduto in fondo alle chiese, sui banchi de “la buona stampa”, pecunia non olet.
Uno nasce alto, uno con la chioma rossa, un’altra lesbica, meglio non porsi domande, il rischio che si corre è di essere additati come omofobi.
Se un idiota si prende gioco di uno con la chioma rossa, è un maleducato, se si prende gioco di un omosessuale o una lesbica è omofobo. Va fatto notare però che le persone alte di statura non chiedono che la legislatura tenga conto della loro statura, quelli con i capelli rossi, non chiedono che la società tenga conto del colore della loro chioma, perché le lesbiche invece chiedono che la legislatura si conformi ai loro gusti sessuali?
Le differenze sono una ricchezza, guai a chi dice il contrario, le differenze vanno valorizzate, non omologate. Viviamo invece, in un periodo di conformismo, dove il desiderio diventa diritto.
Così chi desidera un figlio, ma allo stesso tempo desidera vivere con una persona del suo stesso sesso, trasforma il suo desiderio in diritto e paradossalmente per difendere la propria diversità vuole essere omologato a coloro che contesta.
Va detto che non tutti gli omosessuali vogliono adottare figli, che non tutti gli omosessuali pur vivendo in coppia si definiscono una famiglia, ma questi non pare siano ascoltati da chi invece porta avanti una battaglia che più che di difesa, sembra di offesa.
Quindi è giusto educare i ragazzi a non emarginare il vicino di casa con i capelli rossi, lo spilungone di turno, o la compagna d’università che ha una predilezione per le persone dello stesso sesso.
Però ora chiediamo una campagna di sensibilizzazione che permetta la libertà di espressione di chi dichiara che due uomini o due donne che vivono insieme, formano una coppia e non una famiglia.
Perché è venuta meno la libertà di esternare il proprio pensiero, e questo porta a incresciosi atti di violenza e vandalismo verso chi compie il “reato” di difendere la famiglia, di educare i propri figli alla valorizzazione delle differenze, che riconosca uguale dignità ma, peculiarità differenti a maschi e femmine.
L’accusa di razzismo, di omofobia, viene sempre più spesso usata in modo spregiudicato, per chiudere la bocca a chi dissente da questo egualitarismo che in nome delle differenze vuole tutto per tutti.
E’ accaduto anche monsignor Crepaldi, Vescovo di Trieste accusato di razzismo e intolleranza per aver criticato la campagna contro l’omofobia promossa da Arcigay e Arcilesbica.
Si sono presentati sotto casa, con bandiere e striscioni, gridando accuse contro il Vescovo, il pretesto dell’omofobia usato per tenere alta l’attenzione, per intimorire tutti coloro che considerano il matrimonio tra uomo e donna un fondamento della società civile.Di questi tempi essere cristiani a viso aperto non è semplice, la cristianofobia non è condannata.

Interessante questo giudizio di Mario Palmaro

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