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Non è stata una svista!

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Chi ama l’umanità nell’individuo si comporta con lui come in una donna cerca la donna».
(Nicolás Gómez Dávila, In margine a un testo implicito)

Tanto per essere chiari. Non è stata una svista proporre Chiara Corbella (donna) come «Uomo dell’anno 2012». L’abbiamo fatto consapevolmente, ben sapendo che ci sarebbero state delle reazioni. Reazioni previste, dunque e – ora posso dirlo – anche cercate.
E allora sveliamo l’arcano.
CulturaCattolica.it – è bene saperlo – non è interessata alle “quote rosa” e non segue il criterio della par condicio (siccome nel 2011 abbiamo indicato Shahbaz Bhatti, quest’anno pensiamo ad una donna. No.) Chi ci conosce sa poi che il sito non si è mai piegato alla dittatura del politicamente e del massmediaticamente corretto, neanche per ciò che concerne l’aggiornamento (?) della lingua italiana, secondo i dettami del vetero, neo o post-femminismo. Ho detto tutto? No. Manca la cosa fondamentale. «Uomo dell’anno» è per noi, da sempre, la persona (maschio o femmina non ha importanza) che ci ha insegnato di più; che ha testimoniato, con la vita, un’umanità compiuta. Per essere ancora più espliciti: quando pensiamo ad “uomo” pensiamo al sostantivo più lontano dal termine “animale”. Avessimo voluto proporre l’«animale dell’anno» avremmo avuto l’imbarazzo della scelta, e non solo per le pressanti pressioni animaliste. Il panorama è variegato, le specie pure. Anche di maschi e femmine bipedi, campioni di bestialità, sono piene le cronache. Sappiamo bene, infatti, che sotto i riflettori normalmente finiscono loro; siamo consapevoli che sono loro a fare audience, ad occupare le prime pagine dei quotidiani che contano e anche le energie di tanti giornalisti. Spiacenti: bipedi così non ci interessano. Non hanno nulla da insegnarci.
Al termine dell’anno desideriamo proporre non gente famosa, fotogenica, di successo, e neanche chi “buca” il teleschermo, fa i picchi di ascolti, è ben quotato nei sondaggi, ha fatto molto parlare di sé. CulturaCattolica.it, con l’iniziativa «Uomo dell’anno», desidera indicare qualcuno che “umanamente” abbia qualcosa di bello e di grande da testimoniarci. E speranza da offrire.
Chiara Corbella è stata una donna pienamente donna, profondamente donna: figlia, sorella, moglie, madre, amica… Nel suo “sì” fiducioso a Dio, che si è manifestato negli incontri e nelle vicende della vita, questa giovane ha visto compiersi il suo destino, la realizzazione piena della sua umanità. Ecco perché «Chiara: Uomo dell’anno 2012».
La sua storia semplice eppure straordinaria, che ha reso il quotidiano eroico e l’eroico quotidiano, in un passaparola che è più veloce di un tweet sta donando frutti inattesi, e il cuore ci dice che siamo solo all’inizio…

P.S.: Postilla. Chi avesse ancora sulla punta della lingua il vetusto refrain sulla misoginia della Chiesa, legga questi passaggi della «Lettera alle donne» scritta da Giovanni Paolo II il 29 giugno 1995. Repetita iuvant!

LETTERA DI PAPA GIOVANNI PAOLO II ALLE DONNE – 29 giugno 1995
La Chiesa – scrivevo nella Lettera apostolica Mulieris dignitatem – «desidera ringraziare la santissima Trinità per il “mistero della donna”, e, per ogni donna, per ciò che costituisce l’eterna misura della sua dignità femminile, per le “grandi opere di Dio” che nella storia delle generazioni umane si sono compiute in lei e per mezzo di lei» (n. 31). Il grazie al Signore per il suo disegno sulla vocazione e la missione delle donna nel mondo, diventa anche un concreto e diretto grazie alle donne, a ciascuna donna, per ciò che essa rappresenta nella vita dell’umanità.
Grazie a te, donna-madre, che ti fai grembo dell’essere umano nella gioia e nel travaglio di un’esperienza unica, che ti rende sorriso di Dio per il bimbo che viene alla luce, ti fa guida dei suoi primi passi, sostegno della sua crescita, punto di riferimento nel successivo cammino della vita.
Grazie a te, donna-sposa, che unisci irrevocabilmente il tuo destino a quello di un uomo, in un rapporto di reciproco dono, a servizio della comunione e della vita.
Grazie a te, donna-figlia e donna-sorella, che porti nel nucleo familiare e poi nel complesso della vita sociale le ricchezze della tua sensibilità, della tua intuizione, della tua generosità e della tua costanza.
Grazie a te, donna-lavoratrice, impegnata in tutti gli ambiti della vita sociale, economica, culturale, artistica, politica, per l’indispensabile contributo che dai all’elaborazione di una cultura capace di coniugare ragione e sentimento, ad una concezione della vita sempre aperta al senso del «mistero», alla edificazione di strutture economiche e politiche più ricche di umanità.
Grazie a te, donna-consacrata, che sull’esempio della più grande delle donne, la Madre di Cristo, Verbo incarnato, ti apri con docilità e fedeltà all’amore di Dio, aiutando la Chiesa e l’intera umanità a vivere nei confronti di Dio una risposta «sponsale», che esprime meravigliosamente la comunione che Egli vuole stabilire con la sua creatura.
Grazie a te, donna, per il fatto stesso che sei donna! Con la percezione che è propria della tua femminilità tu arricchisci la comprensione del mondo e contribuisci alla piena verità dei rapporti umani.
(…)
La storia della Chiesa in questi due millenni, nonostante tanti condizionamenti, ha conosciuto veramente il «genio della donna», avendo visto emergere nel suo seno donne di prima grandezza che hanno lasciato larga e benefica impronta di sé nel tempo. Penso alla lunga schiera di martiri, di sante, di mistiche insigni. Penso, in special modo, a santa Caterina da Siena e a santa Teresa d’Avila, a cui il Papa Paolo VI di v.m. attribuì il titolo di Dottore della Chiesa. E come non ricordare poi le tante donne che, spinte dalla fede, hanno dato vita ad iniziative di straordinaria rilevanza sociale a servizio specialmente dei più poveri? Il futuro della Chiesa nel terzo millennio non mancherà certo di registrare nuove e mirabili manifestazioni del «genio femminile».
Voi vedete, dunque, carissime sorelle, quanti motivi ha la Chiesa per desiderare che, nella prossima Conferenza, promossa a Pechino dalle Nazioni Unite, si metta in luce la piena verità sulla donna. Si ponga davvero nel dovuto rilievo il «genio della donna», non tenendo conto soltanto delle donne grandi e famose vissute nel passato o nostre contemporanee, ma anche di quelle semplici, che esprimono il loro talento femminile a servizio degli altri nella normalità del quotidiano. È infatti specialmente nel suo donarsi agli altri nella vita di ogni giorno che la donna coglie la vocazione profonda della propria vita, lei che forse ancor più dell’uomo vede l’uomo, perché lo vede con il cuore. Lo vede indipendentemente dai vari sistemi ideologici o politici. Lo vede nella sua grandezza e nei suoi limiti, e cerca di venirgli incontro e di essergli di aiuto. In questo modo, si realizza nella storia dell’umanità il fondamentale disegno del Creatore e viene alla luce incessantemente, nella varietà delle vocazioni, la bellezza – non soltanto fisica, ma soprattutto spirituale – che Dio ha elargito sin dall’inizio alla creatura umana e specialmente alla donna.

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