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Chiara Corbella: noi scegliamo gente così. Felice!

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Dio non permetterebbe mai il male, se non fosse abbastanza potente per trarne un bene»
(Sant'Agostino)

Ebbene sì, occorre ammetterlo: siamo esigenti.
Sarà perché ci ha viziati l’amore gratuito di Dio. Sarà perché abbiamo incontrato Cristo, che è Via, Verità e Vita. (Di chi dovremmo avere paura?…) Sarà perché ci ha promesso il centuplo quaggiù e l’eternità, e uno che è morto in croce per te è impossibile che menta… Dev’essere per questo che non ci accontentiamo di niente di meno del massimo. Sarà per questo, credo.
E così, a dispetto del nichilismo imperante, per noi la felicità esiste, eccome se esiste!
Qualche volta, certo, prendiamo degli abbagli. Capita anche a noi. In quel caso rimaniamo incagliati come gli altri, ma poi lo capiamo che “tutte le immagini portano scritto: / ‘più in là’!” e allora alziamo lo sguardo e guardiamo dove dobbiamo guardare.
Sì, siamo esigenti.
Gli altri si accontentano di inseguire la gloria, il successo, i soldi, la carriera… Gli altri si buttano a pesce sulle ideologie, le utopie, gli “-ismi” più alla moda, il volontariato, la legalità, le tavole rotonde sulle religioni, l’esegesi della Parola, il sesso degli angeli, la declinazione postmoderna del sincretismo… Noi no. Noi cerchiamo testimoni, abbiamo bisogno dei santi. Di meno non ci basta.
Gli altri allora ci osservano. Credo che sotto sotto ci invidino, ma talvolta sembra proprio non capiscano. Vaglielo a spiegare, ad esempio, perché proviamo umana compassione per chi si suicida più o meno assistito, però no, non vediamo quell’atto come il trionfo della libera autodeterminazione da additare al mondo come exemplum. Vaglielo a spiegare perché siamo affranti, e profondamente, quando si legifera contro il dono della vita. Comunque la si pensi è una sconfitta, non un segno di civiltà. Vaglielo a spiegare perché, con timore e tremore, siamo irresistibilmente affascinati dalla storia di Chiara Corbella Petrillo, che ha portato a termine la prima gravidanza sapendo che sua figlia Maria sarebbe morta poco dopo perché priva di encefalo. Ha portato a termine la seconda gravidanza, pur sapendo che Davide sarebbe nato con gravi malformazioni ed avrebbe raggiunto presto la sorellina. Ha portato a termine la terza, nonostante le fosse stato diagnosticato un tumore alla lingua e le avessero consigliato un intervento radicale e la chemio. Ha rimandato l’operazione e le cure a “dopo”, per non mettere in pericolo la vita di suo figlio Francesco, e per lei “dopo” era tardi. Il 13 giugno è morta.
«Scema!», sussurra il mondo (che lo urlerebbe, non gli fosse restata una parvenza di buona creanza). Scema la prima, la seconda e anche la terza volta. Ma non gliel’ha detto nessuno a Chiara cos’è la “salute riproduttiva”? Non gliel’hanno spiegata la 194 che si studia soprattutto nella sua parte omicida già sui banchi della scuola dell’obbligo? Certo che le sapeva tutte quelle cose, Chiara. Le sapeva e ha scelto.
L’ho detto che siamo esigenti. Noi cristiani puntiamo alto: ci hanno insegnato così. E’ per questo che a sentire la sua testimonianza, un mese prima della morte, erano in tantissimi. E’ per questo che il giorno del suo funerale la chiesa era strapiena. Se dobbiamo seguire qualcuno, scegliamo gente così: felice. Nonostante il dolore, la fatica, le tante domande nel cuore. Nonostante la croce. Felice nelle situazioni di ogni giorno: l’innamoramento, il matrimonio, la gravidanza, la famiglia, le amicizie, la malattia, l’attesa di quel figlio che ti è dato e che non scegli a catalogo. Arriva come arriva e lo ami perché è lui. Felice sempre.
Io non lo so come farei e come sarei se mi capitassero le circostanze vissute da Chiara. Non lo so. So per certo che vorrei assomigliarle. Vorrei il suo coraggio, la sua forza, il suo sorriso, la sua fede. Vorrei la sua… felicità.
Guardo questa giovane donna mentre racconta la sua storia; sento il marito Enrico cantare durante il funerale della moglie e poi leggere la lettera che quella mamma specialissima ha scritto a Francesco, il loro terzo figlio. Ascolto le parole di suo papà Roberto e mi dico che quando in gioco ci sono la vita e la morte non si può fingere. Se quella letizia-nonostante-tutto è stata ed è possibile per loro, lo è per tutti.
E allora barra a dritta, si reimposta la rotta. Si va da quella parte. Si guarda a Chiara e poi più in là: a Chi ha guardato lei. La Via sicura è Cristo, il Risorto.
(O così, oppure non ha senso togliere gli ormeggi, non vale la pena continuare il viaggio…)

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