Lettera aperta a Mons. Giudici
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Gent.mo Mons. Giovanni Giudici,
leggo solo oggi dalla rete il seguente testo attribuito a Lei il 24.08.2012 da “Il Ticino”:
“Come Vescovo di questa comunità ecclesiale pavese, voglio esprimere a nome mio e della comunità sentimenti di vicinanza e di presenza alla Comunità musulmana pavese, in occasione della chiusura del mese sacro del Ramadan 2012. Sappiamo che avete celebrato la discesa celeste del Libro sacro del Corano, applicandovi a una lettura più intensa e pia della Parola di Dio e che avete offerto a Dio il sacrificio del vostro digiuno quotidiano. Grati della Vostra testimonianza, ci sentiamo in comunione di preghiera e di fede. Con stima, Giovanni Giudici, Vescovo di Pavia”.
I “neretti” sono miei.
Sono un semplice fedele che studia il catechismo e la Parola di Dio quando gli impegni di lavoro e di famiglia glielo permettono.
Credo di comprendere il suo sincero tentativo di abbracciare questi fratelli. Perché è indubbio che sono fratelli: sono figli di Dio come noi e dunque sono nostri fratelli*. Credo anche di comprendere la sua volontà di lavorare per una convivenza pacifica tra tutti, indipendentemente dalle loro radici, dalla loro cultura e dalla loro fede.
Ma non riesco proprio a capire che bisogno c’era di creare dubbi, sconcerto e confusione nei credenti che sono a Lei affidati e anche in coloro che, essendo fuori dal cristianesimo, magari attendono che qualcuno sgombri loro i luoghi comuni e i pregiudizi.
Il mese del Ramadan è sacro per i musulmani, non per noi perché noi non celebriamo alcuna discesa di libro dal cielo: per noi è disceso Dio stesso a annunciarci la figliolanza e a testimoniarci la fratellanza. Ed è pure morto per questo, come ha professato eroicamente una povera crista (mi passi il termine) detenuta in Pakistan: Asia Bibi. È evidente che tutto il creato è sacro e anche tutto il tempo è sacro: li ha creati Dio. Ma quando un vescovo usa il termine sacro dovrebbe essere cosciente del suo ministero e non applicare tale aggettivo in modo indiscriminato. Lei avrebbe dovuto scrivere: “il mese di Ramadan che per voi è sacro”. Nessuno si stupirà infatti se lei, l’anno prossimo, annuncerà ai suoi fedeli la “Quaresima 2013 che per noi è sacra”. Lo sa che questi prossimi giorni sono sacri per gli shintoisti i quali celebrano da ottocento anni i loro dei nella festa d’Autunno? Si è ricordato alla fine di maggio di esprimere la comunione di fede con i nostri fratelli buddhisti per la loro importante festività di Vesak che celebra la vita del Buddha? Se per lei tutto è sacro allora in realtà niente è sacro.
L’espressione Libro sacro, con la elle maiuscola, per noi cristiani ha un solo significato: indica la S. Bibbia, che non è un testo intraducibile e ininterpretabile disceso dal cielo ma una storia di salvezza scritta da molti autori ispirati nel corso del tempo, secondo le informazioni e le conoscenze di cui disponevano. Quando un vescovo (ma anche un cristiano qualsiasi) cita “Il Libro” può intendere un solo Libro e nessun altro. Molti fedeli (e non solo) avranno purtroppo creduto che - secondo Lei - un libro sacro vale l’altro e che la rivelazione cristiana è intercambiabile con quella mussulmana. Lei per caso recita come “Salmi” le sure del Corano? legge il Corano in Cattedrale? spero di no (per lei). Allora forse dovrebbe chiarire: il Corano per noi non è per nulla Parola di Dio. Come d’altra parte la Bibbia non è per nulla Parola di Dio secondo i mussulmani.
Fin qui il testo ha solo peccati veniali.
Ma l’espressione “in comunione di fede” significa - in lingua italiana - che la loro fede è anche la nostra fede. E questo mi sembra decisamente troppo. La loro fede è infatti diversissima dalla nostra fede. Il loro Dio nel Corano si presenta in modo molto diverso (e a tratti opposto) da come noi conosciamo il nostro Dio tramite Gesù Cristo. La loro nozione di Dio, di salvezza, di santità, di persona umana, di storia e di missione sono diversissime dalle nostre. Ci vuole spiegare su cosa si baserebbe questa comunione di fede di cui Lei parla?
Il rispetto per le persone non ci obbliga a prendere per vero tutto quanto le altre persone ci presentano: questa è creduloneria. Io posso voler bene a chiunque senza accettare nulla di quanto l’altra persona fa o dice. Il card. Martini (di cui troppi straparlano in questi giorni) trattava anche con i terroristi. Ne devo dedurre che condivideva la loro fede?
Lei ha il compito di confermare i fratelli nella fede, non di creare loro dubbi e confusione con affermazioni gratuite e infondate. Lei ha anche il mandato di andare e fare “discepoli tutti i popoli, battezzandoli nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Matteo 28, 19). Come mai nella sua lettera a questi nostri fratelli non ha messo una qualche frase - bastava una - in cui descrive la propria gratitudine a Dio per averlo fatto cristiano? Non recita il “Ti adoro” la mattina?
Cordialmente.
Paolo Melacarne - Lodi.
* Precisazione, richiesta da un amico lettore:
Così recita il Catechismo della Chiesa Cattolica: «Dio, infinitamente perfetto e beato in se stesso, per un disegno di pura bontà, ha liberamente creato l'uomo per renderlo partecipe della sua vita beata. Per questo, in ogni tempo e in ogni luogo, egli è vicino all'uomo. Lo chiama e lo aiuta a cercarlo, a conoscerlo e ad amarlo con tutte le forze. Convoca tutti gli uomini, che il peccato ha disperso, nell'unità della sua famiglia, la Chiesa. Per fare ciò, nella pienezza dei tempi ha mandato il Figlio suo come Redentore e Salvatore. In lui e mediante lui, Dio chiama gli uomini a diventare, nello Spirito Santo, suoi figli adottivi e perciò eredi della sua vita beata.» [don Gabriele Mangiarotti]