Il Paradiso in terra
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Questa sera, addormentando Francesco, il mio secondo figlio, ho ripensato agli splendidi giorni appena conclusi di incontro del Papa con le famiglie del mondo. In particolare alla “Festa delle Testimonianze” di sabato sera. Davvero colpisce vedere come questo nostro anziano Papa, che ingiustamente più volte è stato visto come un uomo del passato, un conservatore, in realtà senza alcuna riserva si metta a rispondere davanti a migliaia di persone alle domande semplici delle famiglie di tutto il mondo. E di come cerchi di parlare al cuore degli ascoltatori, nell’unico modo realmente interessante: partendo dall’esperienza reale. Di più! Dando testimonianza della sua vita. Tante volte, ascoltando Benedetto XVI mi ha provocato il suo modo di proporre e vivere l’esperienza della fede: la centralità della ragione. Un po’ come un “ingegnere” della fede, ma con il calore di un vero Padre. Ogni volta che spiega un brano evangelico, o che racconta la vita di un santo (catechesi del mercoledì), e per qualunque tematica affronti, sempre mi colpisce la profonda “ragionevolezza” di quello che dice. Il discorso fluisce in modo lineare, e sempre vi è una dovizia di “ragioni” che aiutano a comprendere ogni aspetto della fede. Così più volte mi sono chiesto da dove venisse questa saldezza. Ieri sera, alla veglia con le famiglie, credo di aver capito un po’ di più, quando la bambina del Vietnam ha chiesto al Papa di raccontargli qualcosa della sua famiglia e della sua infanzia.
… è vero che non basta una famiglia santa a generare un “io” radicato nella fede … è vero che tanti santi al contrario sono venuti da famiglie disastrate e talora lontane dalla fede … perché l’incontro con Cristo non è dettato dai nostri antecedenti biologici e psicologici e viceversa la maturità dell’esperienza cristiana non è l’esito scontato di una buona educazione.
Ma come non riconoscere nei brevi cenni che Benedetto XVI ha fatto della sua infanzia la radice di una fede ricca di ragioni adeguate? Il “punto essenziale” era la centralità della domenica, con il racconto che il papà faceva delle letture e dentro un’atmosfera di gioia, nella ricchezza della musica di Salisburgo. È la festa della resurrezione di Cristo! Da cui promana la Chiesa e la comunionalità, infatti il secondo punto che ricorda Benedetto XVI è “il grande pranzo insieme”. E poi un’educazione a vivere appieno l’esperienza del reale, con tutto il bello che ha in sé: “abbiamo cantato molto”, “abbiamo fatto insieme viaggi, camminate”, “avventure, giochi eccetera”. Quarto punto, l’esperienza dell’unità: la famiglia non è un insieme di io, ma si riconosce in una radice unitaria, è un noi: “eravamo un cuore ed un’anima sola”. Da questo la capacità di superare e sopportare tutte le cose (da soli non ce la si fa!) e la capacità di gioire delle piccole cose (nella certezza di un grande amore anche il più piccolo segno è fonte di gioia, perché manifestazione del tutto). Ed ecco allora l’esito di questa educazione: “È buono essere un uomo, perché vedevamo che la bontà di Dio si rifletteva nei genitori e nei fratelli”: solo chi ha conosciuto Dio ama fino in fondo sé stesso. Ecco allora il quinto ed ultimo punto: il Paradiso in terra. È l’esperienza del centuplo quaggiù: “In questo contesto di fiducia, di gioia e di amore eravamo felici e penso che in Paradiso dovrebbe essere simile a come era nella mia gioventù”.
Questa sera, mentre cantavo la ninna nanna a Francesco (un anno e mezzo) e mia moglie a Giovanni (quasi tre anni), pensavo ai ricordi di Benedetto XVI e pensavo che, pur con tutti i limiti che abbiamo, desideriamo questo per i nostri figli: che possano vivere adesso l’esperienza del Paradiso in terra, del centuplo quaggiù, che solo l’unità in Cristo rende presente.
Dalla “Festa delle Testimonianze”, intervento del Santo Padre Benedetto XVI al Parco di Bresso, sabato 2 giugno 2012.
CAT TIEN (bambina dal Vietnam): Ciao, Papa. Sono Cat Tien, vengo dal Vietnam.
Ho sette anni e ti voglio presentare la mia famiglia. Lui è il mio papà, Dan e la mia mamma si chiama Tao, e lui è il mio fratellino Binh.
Mi piacerebbe tanto sapere qualcosa della tua famiglia e di quando eri piccolo come me…
SANTO PADRE:
Grazie, carissima, e ai genitori: grazie di cuore. Allora, hai chiesto come sono i ricordi della mia famiglia: sarebbero tanti! Volevo dire solo poche cose. Il punto essenziale per la famiglia era per noi sempre la domenica, ma la domenica cominciava già il sabato pomeriggio. Il padre ci diceva le letture, le letture della domenica, da un libro molto diffuso in quel tempo in Germania, dove erano anche spiegati i testi. Così cominciava la domenica: entravamo già nella liturgia, in atmosfera di gioia. Il giorno dopo andavamo a Messa. Io sono di casa vicino a Salisburgo, quindi abbiamo avuto molta musica – Mozart, Schubert, Haydn – e quando cominciava il Kyrie era come se si aprisse il cielo. E poi a casa era importante, naturalmente, il grande pranzo insieme. E poi abbiamo cantato molto: mio fratello è un grande musicista, ha fatto delle composizioni già da ragazzo per noi tutti, così tutta la famiglia cantava. Il papà suonava la cetra e cantava; sono momenti indimenticabili. Poi, naturalmente, abbiamo fatto insieme viaggi, camminate; eravamo vicino ad un bosco e così camminare nei boschi era una cosa molto bella: avventure, giochi eccetera. In una parola, eravamo un cuore e un’anima sola, con tante esperienze comuni, anche in tempi molto difficili, perché era il tempo della guerra, prima della dittatura, poi della povertà. Ma questo amore reciproco che c’era tra di noi, questa gioia anche per cose semplici era forte e così si potevano superare e sopportare anche queste cose. Mi sembra che questo fosse molto importante: che anche cose piccole hanno dato gioia, perché così si esprimeva il cuore dell’altro. E così siamo cresciuti nella certezza che è buono essere un uomo, perché vedevamo che la bontà di Dio si rifletteva nei genitori e nei fratelli. E, per dire la verità, se cerco di immaginare un po’ come sarà in Paradiso, mi sembra sempre il tempo della mia giovinezza, della mia infanzia. Così, in questo contesto di fiducia, di gioia e di amore eravamo felici e penso che in Paradiso dovrebbe essere simile a come era nella mia gioventù. In questo senso spero di andare «a casa», andando verso l’«altra parte del mondo».