Sciacallaggio ... mediatico
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Avevo appena finito di scrivere l’editoriale sulla vicenda Formigoni e sulla lettera di Carròn, quando mi sono imbattuto nel commento di Franco Monaco su Repubblica. Mi ha disgustato. Non sono riuscito a togliermi dalla mente le immagini dei topi di fogna, e degli sciacalli che si avventano sulle prede. E mi spiego. Ho vissuto abbastanza per vedere dal ’68 in poi il tentativo di mettere fuori combattimento la presenza cristiana nella società, con parole come «diaspora» e simili, che sembrava tranquillizzassero la coscienza, e così ci si tirava fuori «dignitosamente» dalla mischia, lasciando tutto lo spazio possibile al potere che allora sembrava vincente, e alla sua ideologia.
Ho visto con i miei occhi sputare in faccia ai cattolici di CL; ho assistito ai pestaggi, a tutti i tentativi possibili per impedir loro di esprimere un giudizio sulla realtà e di vivere una presenza cristiana. Ho visto le sedi bruciate e il silenzio di tanti «benpensanti», anche cattolici.
Ho visto cosa significa scappare perché inseguito dalle catene di chi non voleva lasciarti esprimere pubblicamente. Ho sofferto per il silenzio che spesso è diventato connivenza col male.
E poi ho visto, finita la buriana, venire allo scoperto i «saggi» che prima erano latitanti. Con la loro retorica, ad acque chetate, allora si facevano belli esprimendo quale fosse la posizione «cattolica» nel mondo. Sono quelli che volevano insegnare al Papa e alla Chiesa cosa significa essere cristiani; che hanno sottoscritto documenti di sedicenti «teologi» e, in questo modo, hanno preso le distanze dal magistero. Sono gli stessi che, ben pagati, hanno iniziato a pontificare dalle pagine dei quotidiani alla moda e da allora non hanno più smesso.
E ora che cade in disgrazia il loro avversario - di cui una di loro aveva detto pressappoco così, e cioè che «il suo Cristo non era lo stesso Cristo di Formigoni» - ecco che i «saggi» tirano fuori tutto il loro livore e la loro saccenteria.
Non sono ingenuo quando affermo di «non sapere se Formigoni abbia sbagliato o no». Se da un lato mi è chiaro il detto di Gesù: «Chi è senza peccato scagli per primo la pietra», dall’altro è ancora più evidente che ciò che davvero è in gioco oggi nel mondo è la verità e la dignità dell’uomo.
Mi hanno raccontato che in un ospedale sembra che l’eutanasia, mascherata da «rifiuto dell’accanimento terapeutico» è già diventata prassi; l’idea della famiglia cosiddetta «tradizionale» si sta sgretolando; nei rapporti spesso la dinamica è la violenza; l’odio anticristiano fa strage nel mondo; l’aborto miete vittime innocenti, ma è considerato come espressione di libertà; la corruzione morale dei giovani dilaga; la droga continua a mietere vittime; la pedofilia intacca non solo i preti – come si continua ad insinuare - ma ampi strati della società; l’omosessualità aspira a essere regola accettata di vita…
Dobbiamo masochisticamente gioire per l’emarginazione della presenza cristiana dalla vita sociale?
Credo fermamente che sia necessario riprendere con forza la presenza cristiana nel mondo, creare opere, iniziative, gesti… «sporcarsi le mani», rilanciare la Dottrina Sociale Cristiana che tutti questi soloni e saputelli hanno da sempre messo in soffitta, sterilizzandola e abbracciando posizioni quanto meno equivoche, scegliendo come maestri i vari Bianchi e Mancuso e mettendo in discussione gli insegnamenti dei Papi.
«La bellezza salverà il mondo». La bellezza è la fede operosa e coraggiosa, la testimonianza dei tanti che, nel movimento di CL e fuori, sanno, con la loro vita, rendere ragione della speranza che il Signore ha portato sulla terra. Con CulturaCattolica.it abbiamo visto e vediamo ogni giorno la speranza all’opera. Continueremo a darne notizia e ragione.