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Auguri Santo Padre!

Fonte:
CulturaCattolica.it

Il mese di aprile pone due ricorrenze importanti per il nostro Santo Padre: l’85° compleanno e il settimo anniversario della sua elezione al soglio pontificio. Nell’omelia pronunciata il giorno del suo compleanno, lo scorso 16 aprile, papa Benedetto ci ha resi partecipi di alcune sue riflessioni e, soprattutto, dello sguardo che Egli ha su di sé, sulla sua vita. Bello e intenso il racconto dei “tre segnavia che mi indicano dove porta la strada e che mi aiutano a trovarla”: i due santi del giorno, Bernardette Soubirous - la veggente di Lourdes e Benedetto Giuseppe Labre, pellegrino mendicante attraverso i santuari di tutta l’Europa; il Battesimo impartito lo stesso giorno che, nell’anno della sua nascita, era il Sabato Santo. Tre segni che il papa legge con la profondità che distingue ogni suo intervento, profondità unita a un tono sincero, cordiale e a un’umiltà di atteggiamento semplice. Diceva Lewis, l’umiltà è una virtù allegra! Credo che lo sguardo e l’atteggiamento umile e lieto del nostro Papa siano un documento inequivocabile della virtù allegra dell’umiltà. Nella seconda parte del suo discorso a braccio, ha avuto il coraggio di porre ad alta voce una delle domande più drammatiche del nostro tempo: che senso ha dare la vita, vale la pena dare la vita? È essa veramente un dono? “La vita biologica di per sé è un dono, eppure è circondata da una grande domanda”. Cogliendo perfettamente lo smarrimento dell’uomo contemporaneo, il Papa riconosce che “non è scontato che la vita dell’uomo in sé sia un dono”. Il dramma di quest’affermazione lo percepiamo quotidianamente di fronte al dolore, alla contraddizione che non riusciamo ad accettare e a cui ci ribelliamo fino a considerare ingiusta la vita. Anche quando si affronta con lealtà il problema della denatalità del vecchio continente europeo, bisogna riconoscere fra le cause la mancanza di un senso chiaro del valore della vita. Dramma di ragione e di cuore, a livello sociale e personale, la domanda del Papa è una di quelle cui non si può non trovar risposta. Eppure la diffusa distrazione e la povertà di riflessione del singolo, procedendo di pari passo con l’arroganza di un pensiero dominante sempre più qualunquista, si trovano spesso a contrastare una risposta forte, l’unica che ha sfidato il tempo e che risuona ancora oggi come sfida. La vita “diventa un vero dono solo se, insieme ad essa, si può dare una promessa che è più forte di ogni sventura che ci possa minacciare, se essa viene immersa in una forza che garantisce che è un bene essere uomo, qualsiasi cosa possa portare il futuro”. Ecco l’offerta di Dio all’uomo e il significato del Battesimo, “il senso della nascita dall’acqua e dallo Spirito” di cui parlò Gesù a Nicodemo. “Può un uomo rinascere quando è vecchio? chiese a Gesù. Con la risposta Gesù non solo indica la potenza del Sacramento che introduce alla vita della Grazia, ma apre a una rinascita continua nella vita personale, cui il Papa accenna nel suo discorso: “dobbiamo sempre di nuovo lasciarci immergere da Dio nella sua promessa”. È da questa promessa che viene la rinascita, l’impeto di ricominciare ogni giorno, il ritrovarsi con il cuore aperto di fronte al dolore. È questa promessa che riscatta la vita e la strappa dall’essere in balia delle circostanze. Non accettandola, l’uomo si trova al buio, lontano dalla gioia, costretto a dimenticare sempre qualcosa che lo turba e non rientra nei suoi piani. Ha concluso il Papa: “Mi trovo di fronte all’ultimo tratto del percorso della mia vita e non so cosa mi aspetta. So, però, che la luce di Dio c’è, che Egli è risorto, che la sua luce è più forte di ogni oscurità; che la bontà di Dio è più forte di ogni male di questo mondo. E questo mi aiuta a procedere con sicurezza”. Auguri, Santità, per il compleanno e per il Suo Pontificato e, come Lei ha chiesto, il nostro sì quotidiano sia per Lei sostegno e consolazione.

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