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Lex orandi, lex credendi

Fonte:
CulturaCattolica.it
Verità o carità? Verità è carità!

Mi sono sempre chiesto che valore abbia per un cristiano l’insegnamento del Papa, e mi è sempre stata chiara l’osservazione che don Giussani faceva per indicare il criterio di appartenenza alla chiesa: l’unità sensibilmente espressa e il nesso con l’autorità. E da sempre mi è sembrato che questo criterio fosse sufficiente per garantire alla esperienza della fede cristiana la sua dignità. Poi mi ha colpito quanto Giovanni Paolo II disse al MEIC, già nel 1982, all’inizio del suo pontificato: «Una fede che non diventa cultura è una fede non pienamente accolta, non interamente pensata, non fedelmente vissuta». Ed ho sempre ritenuto che quanto in particolare la liturgia ci dice ogni domenica dovesse diventare la forma del pensiero e del giudizio di ogni cristiano.
Non vi nascondo allora la sorpresa e lo sgomento nel leggere, domenica scorsa – alla festa della Santa Famiglia – l’introduzione alla seconda lettura del foglietto «La Domenica» della San Paolo (che si trova in moltissime chiese): «Dio non è un giudice severo, cui importa soltanto la verità, ma è un giudice pieno di amore, cui importa la persona». Come si fa a contrapporre verità a persona, non è questo il virus del relativismo che distrugge la nostra fede cattolica?
E subito mi è venuta in mente la posizione così reale e vera di Benedetto XVI nella sua ultima enciclica, Caritas in veritate: «…Di qui il bisogno di coniugare la carità con la verità non solo nella direzione, segnata da san Paolo, della «veritas in caritate» (Ef 4,15), ma anche in quella, inversa e complementare, della «caritas in veritate». La verità va cercata, trovata ed espressa nell’«economia» della carità, ma la carità a sua volta va compresa, avvalorata e praticata nella luce della verità. In questo modo non avremo solo reso un servizio alla carità, illuminata dalla verità, ma avremo anche contribuito ad accreditare la verità, mostrandone il potere di autenticazione e di persuasione nel concreto del vivere sociale. Cosa, questa, di non poco conto oggi, in un contesto sociale e culturale che relativizza la verità, diventando spesso di essa incurante e ad essa restio.
Per questo stretto collegamento con la verità, la carità può essere riconosciuta come espressione autentica di umanità e come elemento di fondamentale importanza nelle relazioni umane, anche di natura pubblica. Solo nella verità la carità risplende e può essere autenticamente vissuta. La verità è luce che dà senso e valore alla carità».
Allora una domanda: che significa essere cattolico? Seguire un qualsiasi proprio parere o fare nostro con intelligenza e cuore il magistero della Chiesa, così che diventi mentalità? E se la mia opinione è diversa (magari più politically correct di quella del Santo Padre) chi dovrò seguire? Per me la risposta è unica, senza mezze misure né facili compromessi. Ma si può chiedere la stessa fedeltà a chi pubblica strumenti che si rivolgono al popolo cristiano, che ama la Chiesa e non ama essere ingannato da «qualsiasi vento di dottrina»?
E ho anche compreso il prezioso servizio di don Angelo Busetto che, ogni settimana, offre ai visitatori del nostro sito – CulturaCattolica.it – una sintetica riflessione sulla liturgia domenicale e una «preghiera dei fedeli» non stucchevole e capace di comunicare – attraverso intenzioni semplici e realistiche – uno sguardo «cattolico» sulla vita. E proprio perché cattolico, così profondamente umano.

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