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Stato Etico e Democrazia

Autore:
Amato, Gianfranco
Fonte:
CulturaCattolica.it

Gianfranco Fini torna a parlare di Stato Etico.
Lo aveva già fatto – e tutti lo ricordano bene – nella sua celebre esternazione al congresso fondativo del PDL, quando parlò, appunto, del rischio di una deriva da Stato Etico.
Alla domanda retorica se davvero il ddl sul testamento biologico approvato al Senato fosse improntato alla laicità, Fini rispose: «Una legge che impone un precetto è più da Stato etico che da Stato laico».
Poiché non possiamo immaginare che il Presidente della Camera ignori i rudimenti del diritto per cui ogni norma è costituita da un precetto e da una sanzione, evidentemente egli ha inteso dare al termine precetto il significato di insegnamento morale, cosa che gli ha fatto evocare il concetto di Stato Etico.
Il Presidente Fini sa bene, non fosse altro che per le sue frequentazioni culturali giovanili, cosa sia lo Stato Etico hegeliano e soprattutto conosce bene la sua migliore realizzazione storica – lo Stato Fascista – avvenuta grazie al pensiero filosofico di Giovanni Gentile.
Fini parla di Stato Etico anche perché avrà certamente letto il saggio gentiliano «La dottrina del fascismo», ed in particolare quel passo in cui si rileva che «per il fascismo lo Stato è un assoluto, davanti al quale individui e gruppi sono il relativo. Individui e gruppi sono “pensabili” in quanto siano nello Stato. (…) Lo Stato fascista ha una sua consapevolezza, una sua volontà, per questo si chiama uno Stato “etico”» (La dottrina del fascismo - Dottrina Politica e Sociale, punto n. 10, 1932).
E quanto questa posizione sia distante anni luce dalla prospettiva della Chiesa Cattolica lo si ricava da un altro illuminante passo del citato saggio, ove si specifica che «(…) per il fascista, tutto è nello Stato, e nulla di umano o spirituale esiste, e tanto meno ha valore, fuori dello Stato. In tal senso il fascismo è totalitario, e lo Stato fascista, sintesi e unità di ogni valore, interpreta, sviluppa e potenzia tutta la vita del popolo». (La dottrina del Fascismo - Idee fondamentali, punto 7, 1932). Una simile forma di statolatria in cui si affermi che nulla di umano e spirituale esista fuori dallo Stato non corrisponde esattamente al pensiero cattolico.
Ciò che proprio Fini non può fraintendere, però, è la differenza tra Stato etico ed etica dello Stato.
Non è certamente possibile immaginare che uno Stato laico si definisca tale in quanto svincolato da qualsivoglia considerazione di carattere etico-morale.
Basterebbe porsi alcune domande per comprendere tale assunto. Preferire nel nostro ordinamento giuridico la monogamia alla poligamia, per esempio, implica una prospettiva da Stato Etico? Vietare l’istituto della schiavitù, dell’incesto, della pedofilia, dell’eutanasia significa attuare quello che filosoficamente e storicamente può definirsi uno Stato Etico? Noi riteniamo di no e smascheriamo l’errore in cui è caduto il Presidente Fini distinguendo proprio fra Stato etico ed etica dello Stato.
E’ evidente che vi sono disposizioni normative le quale contengono in se stesse implicazioni che possiamo anche definire di carattere morale – ne abbiamo fatto prima qualche esempio –, e lo Stato non può certo esimersi dall’emanare tali disposizioni, secondo i principi etici che derivano dalla cultura e dalla civiltà del popolo che esso rappresenta. Dove si situa, allora, la differenza con lo Stato Etico? Semplicemente nella determinazione di quale sia il soggetto che decide e impone l’eticità della norma.
La concezione che noi abbiamo dello Stato ci fa riconoscere un solo sovrano: il popolo.
Ed è il popolo, attraverso i suoi rappresentanti democraticamente eletti nelle assise parlamentari, l’unico soggetto legittimato a determinare il grado di eticità della norma. E’ attraverso il procedimento legislativo – nel quale si approvano le norme secondo il principio di maggioranza – che viene conferito l’imprinting morale ad una legge. Così funziona la democrazia nel nostro sistema parlamentare ed il Presidente Fini, anche per la prestigiosa carica che ricopre, dovrebbe saperlo. Né possiamo immaginare che lo stesso Fini, proprio perché Presidente della Camera dei Deputati, possa avere una tale disistima dei suoi colleghi parlamentari da considerarli non come soggetti dotati di una propria autonomia di giudizio, ma come mere marionette asservite, teledirette e manovrate dai Palazzi Apostolici Vaticani. E’ un insulto che i nostri parlamentari – pur con tutti i loro limiti – in realtà non meritano.
Lo Stato Etico, invece, è quello in cui un sovrano assoluto, una chiesa, un comitato di eletti, o gruppi di magistrati illuminati decidono e impongono ciò che debba considerasi etico e non etico.
Ci permettiamo di rilevare al Presidente Fini che più della legge sul cosiddetto testamento biologico, ciò che rischia di evocare lo spettro dello Stato Etico è il decreto 9 luglio 2008 emesso dalla I sezione civile della Corte d'appello di Milano, mediante il quale – in assenza di norme democraticamente approvate dal popolo – si è preteso di ricostruire ex post la volontà della povera Eluana Englaro, attraverso la valutazione di concetti estranei alla nostra cultura giuridica quali ad esempio gli “stili di vita”, per valutare se quella di Eluana fosse una vita degna o non degna di essere vissuta. Questo, caro Presidente Fini, si chiama Stato Etico e rievoca le ombre di un passato assai inquietante.
Proprio per evitare una simile deriva giudiziaria da Stato Etico, il popolo italiano, attraverso i suoi rappresentanti democraticamente eletti in Parlamento, ha deciso di esprimere la propria valutazione morale sul tema. Può essere condivisa o non condivisa (in questo senso si inserisce la dialettica tra maggioranza e minoranza), ma certo non può essere contestata. Così funziona un sistema democratico.

Gianfranco Amato, Presidente di Scienza e Vita di Grosseto

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