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Quale ghigno? Domanda e risposta

Fonte:
CulturaCattolica.it
A proposito dell’articolo Il ghigno di chi non ama la vita, ricevo queste osservazioni da una persona che ci stima molto. Le sue obiezioni sono più che lecite e ritengo possano interpretare il pensiero di altri, per questo mi permetto di pubblicarne i contenuti mantenendo la privacy sulla identità della persona, la quale ancora qui ringrazio.

Rendo nota anche la mia risposta alla quale, tuttavia, vorrei aggiungere che pur ascoltando profondamente le ragioni della lettera in questione non tutto è condivisibile. In particolare il riferimento alla vita morale dei vari parlamentari: meglio un divorziato o una «vergine» come la Bindi? E il riferimento ai prelati: noi seguiamo quello che dice il Papa e coloro che lo ascoltano. Ci auguriamo, comunque, che queste righe possano contribuire a chiarire un dibattito doloroso però, forse, quanto mai necessario.

Gent.ma Suor Gloria,

aprendo il sito di CulturaCattolica.it ho ritrovato la vergognosa battaglia politica che si sta facendo sul caso Englaro. Da un lato un manipolo di politici saltellanti al Family Day , ma pluridivorziati, con mogli, compagne e figlie aventi familiarità con tutto ciò che nega la famiglia, la dignità della donna, la maternità. Dall'altro politici che, come nel caso Moro, si barricano dietro gli ordini e i gradi delle leggi o sentenze per affrontare delicatissimi risvolti del Mistero quali la nascita e la morte.
Tutto in realtà solo per rimettere in scena un braccio di ferro squallido, visto più volte in Italia, che serve a lor signori esclusivamente per rifare il perimetro alla fette di potere accaparrate. Un potere che non si prefigge uno scopo che non sia il mantenersi.
L'attribuire poi al Presidente della Repubblica un ghigno e quel ghigno non mi trova d'accordo con Lei.
Il ghigno del quale Lei parla è visibile in alcuni alti prelati durante le loro partecipazioni a trasmissioni televisive.
La persona di cui parliamo, anche se non credente, merita rispetto quantomeno perché ha dato e rimane non confondibile con le due parti di cui sopra. In quel volto c'è l'aver creduto troppo alle risorse umane.
La Chiesa non dovrebbe confondersi con chi si fa portavoce di valori cristiani in occasione di "battaglie epocali" , tradendoli e mettendoli alla berlina poi attraverso la quotidiana e martellante vendita casa per casa della cultura dell'idiozia e del nulla, proposta tutti sappiamo da chi e come.
La ringrazio.
(lettera firmata)


Ecco la mia risposta:


Nel mio articolo, anche se forse la foto e il titolo traevano in inganno, non parlavo di ghigno riferendomi al Presidente, bensì parlavo dell'avvocato della famiglia Englaro, visto in televisione in un atteggiamento troppo superficiale per chi ha un compito così gravoso. Non ho mancato di rispetto al Presidente della Repubblica, anche se non approvo la sua decisione e non mi piacciono le contraddizioni in cui è caduto. Ricordo perfettamente quando criticò aspramente la condanna a morte di Saddam Hussein (*). E come mai oggi non chiama allo stesso modo la sentenza su Eluana? Per me seminare la speranza significa dire a tutti che la vita è un bene non negoziabile, che i padri e le madri non hanno alcun diritto sulla vita dei loro figli, come i figli non hanno diritti sulla vita dei genitori. Nessuno può decidere della vita di un altro. Nemmeno se uno da vivo chiedesse di essere ucciso sarebbe lecito ucciderlo, chi aderisse alla richiesta per la legge sarebbe comunque omicida. Come mai allora è possibile uccidere qualcuno sulla base di una (dubbia)testimonianza sulla sua determinazione a non voler vivere in determinate condizioni? Esiste una virtù cristiana dimenticata ed è lo sdegno. Esiste uno sdegno santo e giusto per le ferite inferte al buon senso e alla sana umanità. Non credo che su CulturaCattolica.it si stia prestando il fianco a una diatriba sterile e già consumata, credo che si stia dando voce a questo sdegno giusto e santo. Personalmente sento il dovere di non lasciarmi condizionare da questa mentalità strisciante che tenta di far passare come vera e retta una umiliante concezione dell'uomo e della sua vita dal concepimento alla sua fine.
Grazie per le cose che mi dice, sento anche molto dolore dietro le sue parole, un dolore che faccio mio e che porterò al Signore. Rilegga il mio articolo: non parlo di ghigno riferito al Presidente, bensì di fredda chiusura entro le ragioni di Stato. Ieri nel corso di una trasmissione radiofonica ho parlato di Eluana: ho ricevuto telefonate a raffica, di madri e sorelle che hanno, o hanno avuto, figli o fratelli o genitori nelle condizioni di Eluana e, a volte, anche peggiori. In loro sdegno e dolore per le decisioni del Presidente erano palesi. In ciascuno di loro prevaleva il buon senso, quello della gente comune, quello di chi le situazioni le ha vissute dal di dentro e sa che nessuna legge potrà mai misurare l'amore per la vita e l'amore per un figlio.
Grazie comunque per queste obiezioni che esprimono una vicinanza totalmente condivisa.

(*) Riporto qui alcune affermazioni dei giornali dell’epoca a proposito della esecuzione di Saddam Hussein:
«Napolitano: contrarietà a ogni sentenza di morte. Secco e grave un messaggio dal Quirinale: "Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano conferma la contrarietà del nostro Paese a ogni sentenza di morte ed esecuzione capitale, interpretando i sentimenti profondi del popolo Italiano e gli alti valori morali e giuridici della Costituzione italiana".»
«…In numerosi Paesi esponenti politici e di governo hanno espresso considerazioni analoghe a quelle di Prodi, mentre i capi di Stato sono rimasti in silenzio. Formalmente, lo ha fatto anche Napolitano, ma quella nota la dice lunga sul suo intimo convincimento… La propria contrarietà alla pena di morte, Napolitano l'aveva manifestata lo scorso settembre con un messaggio di adesione alla Festa della Toscana, istituita dalla Regione per ricordare, il 30 novembre di ogni anno, la storica ricorrenza dell'abolizione della pena di morte e della tortura, avvenuta il 30 novembre 1786, da parte del Granducato di Toscana, primo Stato al mondo a farlo. Una contrarietà radicata nell'art. 26 della Costituzione (''Non è ammessa la pena di morte, se non nei casi previsti dalle leggi militari di guerra'') e in campagne di alto valore morale e politico per la moratoria delle esecuzioni in tutto il mondo, di cui l'Italia è stata protagonista di primo piano e alle quali il predecessore di Napolitano, Carlo Azeglio Ciampi, ha dato adesione piena e incondizionata, definendo la pena di morte indegna di un paese civile. Fra l'altro, dopo la condanna, Ciampi chiese esplicitamente alla Turchia di non giustiziare Ocalan, di rispettare le grandi tradizioni del cristianesimo e dell' umanesimo che sono alla base della nostra cultura.»

Guardate anche il terribile video dell'esecuzione

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