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Veri e falsi profeti

Fonte:
CulturaCattolica.it
Ho scoperto in questi giorni la figura e le opere di Dietrich von Hildebrand, grazie alla bella introduzione di Elisa Grimi a «L'anima di un leone», scritto dalla consorte, Alice von Hildebrand. E ho letto l'elogio che ne fa, nella introduzione, il Card. Josef Ratzinger.
Riporto la conclusione però del testo «Il cavallo di Troia nella città di Dio», per l'acutezza e la pertinenza del giudizio, attuale come non mai.

In quanto precede abbiamo ripetutamente accennato all’intento funesto di adattare il messaggio di Cristo al mondo moderno. Come dice Hans Urs von Balthasar, «se dell’uomo moderno (che, in realtà, è un essere mitico) si fa la misura di ciò che la parola di Dio deve dire o non dire», evidentemente la religione è finita. Cristo non può non essere uno scandalo per ogni epoca della storia, data l’antitesi fondamentale esistente fra lo spirito di Cristo e lo spirito di questo mondo. Il vero rinnovamento della Chiesa, rileva Urs von Balthasar, consiste nell’eliminazione di tutto ciò che nella Chiesa è falso, degli scandali non-cristiani, affinché venga in evidenza quel vero scandalo della Chiesa costituito dall’essenza stessa della sua missione.
Nulla di quel che può dirsi contro il sentimentalismo o il devozionalismo di tempi passati deve ingannare chiunque abbia occhi per vedere e orecchie per udire, circa l’immutabilità del vero significato e della vera vocazione della nostra vita: la rinascita in Cristo; e in un vero cristiano nessuno slogan può far nascere dubbi sulla validità perenne delle parole dette da Cristo a Marta: «Marta, Marta, tu ti curi e ti preoccupi di tante cose, ma una cosa sola è necessaria».
A coloro che poi affermano che i tempi della contemplazione sono definitivamente passati e che chi volge « romanticamente » lo sguardo verso il cielo non vedrà altro che camini che fumano perché oggi Dio lo si può trovare soltanto in mezzo all’azione, Urs von Balthasar risponde che chi non ascolta Dio nulla ha da dire al mondo; come tanti preti e tanti laici di oggi, egli potrà anche applicarsi ad una quantità di cose fin quasi a sfinirsi, ma mancherà l’unica cosa necessaria: glorificare Dio e realizzare la santità. Nessun riferimento al Kairos, nessuna critica al Concilio di Trento, nessun sentimento farisaico di superiorità nei riguardi del cattolicesimo del XIX secolo, nessuna esaltazione dell’attivismo e nemmeno l’idea che Dio lo si glorifica col darsi da fare uscendo dalle strettoie del devozionalismo può fare disconoscere al vero cristiano la suprema validità delle parole di S. Pietro: «Cercate quel che sta in alto!». Egli vedrà chiaramente l’antitesi fra Cristo e il mondo: la sublime liturgia del battesimo manterrà, per lui, tutta la sua validità e tutto il suo realismo esistenziale.

Abrenuntias Satanae? Abrenuntio
Et omnibus operibus eius? Abrenuntio
Et omnibus pompis eius? Abrenuntio

Il presente libro è nato dal profondo dolore suscitato nel suo Autore dall’apparizione di falsi profeti nella città di Dio. È già cosa triste che gli uomini perdano la loro fede e lascino la Chiesa, ma è ancor peggio che persone le quali in realtà hanno perduto la fede restino nella Chiesa e, come termiti, cerchino di minare la fede cristiana pretendendo di dare alla rivelazione cristiana l’interpretazione adatta all’«uomo moderno».
Vorremmo concludere questo libro con un appello a tutti coloro la fede dei quali non è venuta meno, affinché si guardino da questi falsi profeti che vogliono consegnare Cristo alla città terrena come Giuda mise Gesù nelle mani dei suoi persecutori.
Ricordiamo di nuovo i tratti caratteristici che fanno riconoscere questi falsi profeti.
Chi nega il peccato originale e la necessità, per l’umanità, di venire redenta, distrugge il significato della morte di Cristo sulla croce ed è un falso profeta. Chi non sente più che la redenzione del mondo ad opera di Cristo è la fonte ultima della vera felicità e che nulla al mondo può essere comparato con questo evento glorioso non è più un vero cristiano.
Chi non riconosce più l’assoluta priorità del primo precetto di Cristo — amare Dio più di ogni altra cosa al mondo — e afferma che l’amore per Dio può esprimersi unicamente per mezzo di quello pel prossimo, è un falso profeta. Chi afferma che ogni morale non si manifesta anzitutto nella relazione dell’uomo con Dio ma in cose riguardanti il benessere umano è un falso profeta. Chi nel male che si fa al prossimo vede solo una ingiustizia commessa nei suoi riguardi e non una offesa a Dio, subisce la suggestione delle teorie di falsi profeti.
Chi non scorge la differenza radicale fra la caritas e ogni benevolenza umanitaria è divenuto sordo al vero messaggio di Cristo. Chi si lascia impressionare e entusiasmare dalle idee sui «processi cosmici» e sull’«evoluzione», e dalle speculazioni dello scientismo, più che dal riflesso della sacra umanità di Cristo in un santo, dalla vittoria di Cristo sul mondo rappresentata dall’esistenza di ogni santo, non è più animato da vero spirito cristiano. Chi si preoccupa del benessere terreno dell’umanità più che della propria santificazione ha perduto la visione cristiana del mondo. Il cardinale Newman ha scritto: «La Chiesa mira non a fare una esposizione ma a compiere un’opera. Essa considera questo mondo e tutto ciò che in esso esiste come una mera ombra, come polvere e cenere se paragonato col valore che ha anche una sola anima. Essa ritiene che non ha senso alcuno far qualcosa, se essa, a suo modo, non rappresenta un bene per le anime...».
Guardiamoci dai falsi profeti che ignorano tanto i ripetuti ammonimenti del Santo Padre, di Pio VI, quanto la chiara definizione delle eresie fatta dalla Santa Sede, seguendo invece le distorte concezioni di cui oggi il mondo è pieno. Guardiamoci da coloro che vogliono soffocare la voce del Vicario di Cristo con una rumorosa propaganda.
Ma, come si è detto al principio del presente libro, benché l’animo si rattristi alla vista delle devastazioni che sta subendo la vigna del Signore e dell’insudiciamento del sacrario della Chiesa, la speranza non deve venir meno perché il Signore ha detto: «Le porte dell’inferno non prevarranno».
Senza nessun ottimismo ma pieni anche di speranza e di amore per la Santa Chiesa, per il corpo mistico di Cristo, per la città di Dio, e nello spirito di una profonda devozione e di una obbedienza al Santo Padre, papa Paolo VI, che in questo anno della fede ci ha esortati a recitare il Credo di Nicea, vogliamo concludere il presente libro con le parole di tale Credo:
Credo in unam sanctam catholicam et apostolicam Ecclesiam.

(Dietrich von Hildebrand, Il cavallo di Troia nella città di Dio, Epilogo, pp. 291-294)

VON HILDEBRAND. IL CORAGGIO DELLA VERITÀ

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