Un popolo che cerca i suoi pastori
- Autore:
- Curatore:
- Fonte:

Ho seguito dal palco la grande manifestazione romana in difesa della famiglia e della libertà di educazione, e ho seguito con attenzione tutti gli interventi.
Porto negli occhi e nel cuore lo spettacolo di un popolo capace di testimoniare lietamente le ragioni del vivere. E sono rimasto edificato da tutte le famiglie che, pur nel disagio di un tempo inclemente all’inizio e di una fatica (e un costo!) per viaggi lunghi e a volte avventurosi, hanno saputo essere presenti con attenzione e compostezza straordinarie. Mi hanno ricordato i pellegrinaggi a Czestochowa in cui i pellegrini, incuranti della fatica, sapevano vivere ogni istante con una intensità e verità che mi spiazzava e mi impediva di lamentarmi del disagio.
Ho visto un popolo così bene descritto da quanto don Giussani scriveva a S. Santità Giovanni Paolo II: Una orazione della Liturgia ambrosiana illumina il sentimento nostro in questi momenti: «Domine Deus, in simplicitate cordis mei laetus obtuli universa.
Et populum Tuum vidi, cum ingenti gaudio Tibi offerre donaria.
Domine Deus, custodi hanc voluntatem cordis eorum – Signore Dio, nella semplicità del mio cuore lietamente Ti ho dato tutto. E ho visto il Tuo popolo, con grandissima gioia, riconoscere l’esistenza come offerta a Te. Signore Dio, salva questa disposizione del loro cuore».
Ho visto il Tuo popolo, con grandissima gioia, riconoscere l’esistenza come offerta a Te, ecco quello che Piazza San Giovanni ha detto al mio cuore. Giovani, adulti, bambini, anziani descritti da una gioia e soprattutto da una autentica responsabilità. Come ci ha ricordato Gianfranco Amato nelle sue parole: «Ascoltate questa citazione: “Il potere mondano tende a risucchiarci, ma la nostra presenza deve far la fatica di non lasciarsi invadere; questo deve avvenire attraverso un contrattacco. Un contrattacco alla mentalità comune, un contrattacco alla teoria dominante, un contrattacco all’ideologia del potere”. Queste parole sono state pronunciate da un grande uomo che io ho conosciuto quarant’anni fa, avevo quattordici anni. E sono state pronunciate proprio sulla libertà di educazione. Il nome di quell’uomo è don Luigi Giussani. Uno che se oggi fosse vivo sarebbe qui con noi, in piazza a ricordarci quanto sia stata drammaticamente profetica la sfida da lui lanciata al Potere, quando disse: “Mandateci in giro nudi, toglieteci tutto, ma non toglieteci la libertà di educare i nostri figli”, grazie don Giussani!». Dal palco ho sentito la partecipazione a queste parole, partecipazione convinta e sofferta, partecipazione nel ricordo condiviso di chi ci ha sempre insegnato che «pour se poser, il s’oppose».
Ora questo popolo chiede pastori «con l’odore delle pecore», capaci di condividere la vita e il desiderio di verità e di giustizia, del rispetto della coscienza dei giovani, del senso della vita, della famiglia e della generazione umana.
E a questo popolo non servono i tirapiedi che nel nome del loro purismi sanno solo prendere le distanze, cercare il particolare che li giustifichi per condannare chi sa spendersi per l’amore alla Chiesa. Non serve il popolo di Dio chi sa solo sottolineare le parole critiche di Arguello a proposito di Galantino (e le parole sul cristiano che, se si mette contro, già sbaglia il passo non solo non le condivido neppure io, ma mi sembrano proprio contraddette dal Papa stesso. Sbaglierà anche lui? O seminerà zizzania nel popolo del Signore?)
Ho visto un popolo che comunque non è «contro»; nella testimonianza e nei giudizi è «per». È per la famiglia, per l’educazione, per le persone in difficoltà, per la bellezza della vita e per la condivisione delle esperienze. Un popolo che sa ascoltare le domande di chi è diverso, e sa bene che cosa vuole. Un popolo che sa riconoscere i compagni di cammino (e lì, in piazza e sul palco se ne sono visti tanti) e sa anche smascherare le sirene e i serpenti della vita.
«Pastores dabo vobis» ci ha gridato papa san Giovanni Paolo II. Li aspettiamo con trepidazione, preghiamo per questo.
Sabato a Roma abbiamo gridato con la vita che saremo il gregge fedele e combattivo di chi ci saprà guidare in questa lotta che, ha ricordato ancora Kiko, non è contro la carne e il sangue, ma contro le potenze e i principati, contro il Drago che non ama la vita e la famiglia e l’amore e parla la lingua della suadente menzogna.