Condividi:

Racconto – vero – di Natale

Fonte:
CulturaCattolica.it
«In verità vi dico: se non vi convertirete e non diventerete come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Perciò chiunque diventerà piccolo come questo bambino, sarà il più grande nel regno dei cieli. E chi accoglie anche uno solo di questi bambini in nome mio, accoglie me».
(Matteo 18, 3-5)

Cari amici, medici e infermieri,
sono molto contento dei risultati di questi due ultimi interventi chirurgici che mi avete fatto. Soprattutto di quest’ultimo che mi ha finalmente permesso di respirare meglio. Ogni volta che mangiavo mi veniva da soffocare.
Vi sono grato perché ora posso tornare dai miei familiari, vedere la mia gente e tutti coloro che mi conoscono, al villaggio. Tornerò da loro per dire che la mia è una malattia e non una piaga. Io sono un bambino, non una maledizione!
Mi avete accolto come una persona,
mi avete dato il coraggio per vincere la malformazione,
mi avete insegnato ad amare la vostra professione.
Mi avete messo dentro la voglia di diventare un medico anch’io, forse un giorno, per aiutare altri bambini malati come me.
Porterò sempre in me il segno della vostra professionalità e dell’amore nei miei confronti.
Che il Signore e San Matteo ci proteggano sempre
.”

A scrivere è José Luis, 14 anni. Nel suo villaggio, in Uganda, la malformazione è considerata una maledizione, pertanto i bambini malformati vengono isolati e abbandonati. E’ stato operato e potrà tornare tra la sua gente, e ricominciare a vivere.
Se Dio si è fatto bambino – non re, non magnate, non giornalista, non segretario di partito… – ci sarà un motivo, dico io… Dunque è una storia di bambini quella che ho deciso di regalare, a Natale, agli amici di CulturaCattolica.it.
Questa storia è racchiusa nelle 180 pagine di Oltre la cura… oltre le mura, edito da Cantagalli. E’ un libro che mi hanno regalato per Natale, ma chi mi conosce lo sa: sono inguaribilmente curiosa e, visti titolo e foto in copertina, sono andata alla prima pagina, poi alla seconda e alla terza e in men che non si dica… l’ho divorato. Di cosa si tratta? E’ presto detto.
«Un reparto di chirurgia per bambini e un carcere: due realtà distanti, ma accomunate da una condizione di isolamento “forzato”. Da una parte, i bambini del reparto di Chirurgia Pediatrica del Policlinico San Matteo; dall’altra un gruppo di carcerati della Casa Circondariale di Pavia che, in collaborazione d’intenti, danno una mano, come cuochi, imbianchini, pittori e poeti. Due mondi separati, ma uniti nella sofferenza. Oltre la cura… oltre le mura è un libro che racconta come persone che vivono diverse realtà di disagio e di dolore possono, incontrandosi, generare un’occasione di speranza».
E’ esattamente così. Bambini e carcerati hanno fatto il primo passo, ma l’invito ad andare Oltre la cura… oltre le mura è una sfida anche per noi, i lettori. A ricordare che nessuno è determinato dalla malattia, dalla sventura, dalle circostanze… Nemmeno dalla colpa che possa averlo fatto finire dietro le sbarre, perché – questo libro aiuta a comprenderlo – l’essere umano è altro, ed è infinitamente di più: creato, pensato, amato, voluto dalla notte dei tempi e, nonostante tutto, sempre.
Vale soprattutto oggi, questa sfida. Oggi che il Belgio ha votato per l’eutanasia dei bambini e pare che l’Europa e l’Italia non abbiano nulla da eccepire. Oggi che gli adulti non sanno (più) dare segni di speranza di fronte alla fatica e alla sofferenza. Oggi che impera la cultura dello scarto e – al di là della retorica dei proclami e delle chiacchiere da circostanza - la vita dei malformati (altro che Uganda!) non è ritenuta degna a prescindere.
A Pavia è accaduto il miracolo. La “pietra scartata” è divenuta “pietra angolare”, ed è iniziata la collaborazione tra Policlinico e Casa circondariale. Tra gli ultimi degli ultimi.
Alcuni detenuti hanno iniziato a fare pane e biscotti per la colazione dei piccoli pazienti. Altri carcerati hanno dipinto le stanze, o rifatto le testiere dei letti rimovibili: Biancaneve, Cenerentola, Batman da scegliere a seconda dei gusti. E poi le barelle-fantasia, come quella splendida Ferrari laccata rossa…
E’ uno sguardo buono sulle persone e sulla vita, quello che emerge pagina dopo pagina in questo testo scritto a più mani e corredato da tante immagini. E’ sguardo che, come un virus finalmente benefico, irresistibilmente contagia i bambini, le famiglie, i medici, gli infermieri, i carcerati, i… lettori. Sì, proprio noi, che leggendo abbiamo il privilegio di entrare nelle stanze della malattia e nelle stanze della detenzione e vedere, oltre quei muri e quelle sbarre che ci separano, che il cuore dell’uomo è lo stesso, sempre. Nei grandi e nei piccini. E ha lo stesso desiderio di verità, di bontà, di bellezza.
E allora, reset. Sgombriamo la mente dalle notizie di cronaca disperata, dalla cultura di morte che avanza, camuffata da progresso. Si ricominci da qui, da questi incontri, da questi sguardi che sanno andare oltre, e cioè alla sostanza: a capire che nessuno è peso ad un altro, ma risorsa.
La cesura della storia tra un prima e un dopo non porta la firma di un re, né di un potente. Era una notte proprio come questa, ordinaria come questa. A Betlemme, un bambino…

Vai a "Abbiamo detto... Gli Editoriali"