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Il vero messaggio del Natale…

Fonte:
CulturaCattolica.it
«Com’è grande il pensiero che veramente nulla a noi è dovuto. Qualcuno ci ha mai promesso qualcosa? E allora perché attendiamo?»

(Cesare Pavese, Il mestiere di vivere)

«Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli».
Stefano, prima media. Uno dei miei nipoti. Il più traffichino, il più creativo. Mani e cervello sempre in moto. Ne avevo parlato qualche tempo fa per un presepe speciale. Quest’anno ha costruito il suo personalissimo calendario dell’Avvento. Un pensiero per ogni giornata di dicembre, conto alla rovescia aspettando il Natale.
Non abitiamo vicini, così gli ho chiesto se con Whatsapp mi manda le foto, se tiene aggiornata questa zia non più giovane, ma con il cuore bambino.
I suoi pensieri alle volte mi hanno fatto sorridere, sempre hanno regalato aria buona alla mente e al cuore, e rammentato ciò che conta davvero. Questo pensiero mi ha folgorata, più degli interventi degli intellettualoni sui giornali, più del bla bla bla degli (a)teologi alla moda, più – sono sincera – di certe omelie in tempo d’Avvento.
«Il vero messaggio del Natale è che noi tutti non siamo mai soli».
Proprio così. Natale è questo: una presenza discreta che si fa compagnia per sempre. Come quando un bambino irrompe nella storia di una coppia ed è, da subito, una presenza così potente che quei due non sono più solo lui e lei, marito e moglie, ma diventano mamma e papà. Così quel bambinello sulla mangiatoia: è minuscolo, eppure questo atto d’amore di un Dio che si fa uomo, anzi bambino, ha spaccato in due la storia.
“C’è”, e la cambia da subito, la vita dei suoi. Prima ancora di venire al mondo. Le domande di Maria, il sogno di Giuseppe, Giovanni che sussulta nel grembo di sua madre… Maria custodiva tutte queste cose, meditandole nel suo cuore…
Poi nasce. Piange, sorride, ti guarda, tende le braccine, ha bisogno di tutto perché da solo non può fare nulla. Chiede di essere accolto, di essere amato.
«All’inizio dell’essere cristiano non c’è una decisione etica o una grande idea, bensì l’incontro con un avvenimento, con una Persona, che dà alla vita un nuovo orizzonte e con ciò la direzione decisiva», aveva scritto Benedetto XVI nella sua Enciclica Deus caritas est. Il divino si fa carne e sangue, e nulla è più come prima. Per sua madre, per Giuseppe, per i pastori, per i Magi, per me e per te, per ognuno di noi.
In questa epoca in cui facciamo nascere sempre meno bambini perché crediamo di bastarci, perché i figli sono un ingombro, perché ci spaventa il domani e non sappiamo/vogliamo più prenderci cura di nessuno (al massimo i cani: non parlano, fanno quello che dici, non diventano adolescenti, se proprio ti stufi li regali o li porti in canile…), il futuro che stiamo costruendo sarà, drammaticamente, un futuro da monadi. Affannati a rincorrere il successo, la ricchezza, il divertimento, la carriera, viviamo relazioni fugaci perché io sono mia ed ognuno è padrone della propria vita, e faccio quello che voglio quando voglio e chi sei tu per giudicare… Liberati dalle relazioni “per sempre”, corriamo corriamo come criceti nella ruota, affolliamo negozi per comprare regali ma, nel fondo del fondo, il cuore è triste: non attendiamo nessuno.
Un bambino è per sempre. Questo Bambino è per sempre! Ce l’ha promesso: «Sarò con voi tutti i giorni, fino alla fine del mondo».
Buon Natale!

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