I cattolici e l’aborto del Ministro Speranza
La Chiesa, cioè il Magistero e tutto il popolo di Dio, deve proclamare a tutta la società e a tutti i politici, con inequivocabile chiarezza, che non è mai lecito uccidere un solo bambino, fin dal suo concepimento: per nessuna ragione, per nessuna legge, per nessuna maggioranza, con nessuna tecnica, con nessuna pillola, con nessuna procedura, per nessuna finalità.- Autore:
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In queste settimane, dopo la pubblicazione delle nuove linee guida del Governo italiano sull’aborto farmacologico, il mondo cattolico ha reagito, come era prevedibile, in due modi inaccettabili: o con il silenzio totale o invocando il rispetto della legge 194. Pochi tra i cattolici hanno detto quello che la Chiesa sempre ha chiesto di dire: “l’aborto è un abominevole delitto, perciò no assoluto a qualsiasi legge o provvedimento governativo che autorizzi l’uccisione di un innocente; e basta, una buona volta, allo sterminio orrendo dei nascituri che da 42 anni insanguina la nostra nazione”.
Ma perché non c’è il coraggio di dire questa verità così elementare e sacrosanta? Perché i cattolici e le comunità cristiane assistono senza dire nulla al genocidio più spaventoso che la storia abbia mai conosciuto?
Occorre dare una risposta a questa domanda, perché una risposta ci deve essere. Da essa dipende la spiegazione della situazione in cui il mondo cattolico si trova.
Siamo anzitutto di fronte al perdurare di un equivoco intollerabile tra i cristiani, vale a dire la convinzione che la legge 194 sia una legge accettabile, o addirittura buona, o comunque necessaria e ineliminabile. Essa sarebbe un punto fermo ormai indiscutibile per tutti, in quanto avrebbe risposto alla necessità primaria di sottrarre la questione alla clandestinità, all’illegalità, alla mancanza di sicurezza e di assistenza sociale, psicologica e sanitaria. Non ci si deve quindi accanire contro questa legge, che – così si dice in sostanza - non è né pro né contro la vita: il problema non sta in essa, ma nella mancanza di un mondo solidale dove le donne abbiano la possibilità di fare una scelta veramente libera, accompagnata, ragionata e responsabile circa le loro gravidanze. Non importa se scelgono di uccidere i loro figli; l’importante è che lo facciano in modo libero, accompagnato, solidale e responsabile.
Questa è di fatto la posizione dominante nel mondo cattolico. Lo è a tal punto che i cattolici che ancora insistono nel dire no alla legge 194 sono guardati con enorme fastidio e disprezzo dagli altri cattolici, in quanto rovinano il dialogo meraviglioso che sarebbe in atto con il mondo contemporaneo. Peccato che questo dialogo abbia portato a incrementare il massacro dei nascituri.
La realtà, comunque, è testarda e sta davanti agli occhi di tutti coloro che vogliono guardarla. La legge 194 è evidentemente una legge omicida, che ha permesso e finanziato lo sterminio di oltre sei milioni di bambini, e che la Chiesa ha condannato con parole durissime nell’Enciclica Evangelium Vitae; non può dunque essere indicata da nessuno, meno che meno dai cattolici, come il punto fermo con cui tutti devono misurarsi.
Le nuove linee guida del Governo non fanno altro che assecondare ulteriormente lo spirito di questa legge, che è quello di legalizzare e liberalizzare l’aborto, finanziarlo e renderlo accessibile a tutte le donne. Sono solo i cattolici sordi al Magistero che pensavano che lo spirito della 194 fosse quello di fare comunità.
Perciò è inutile che ora accusino il Governo di aver tradito l’intoccabile legge del 1978, perché i laici nemmeno capiscono di quale legge stanno parlando, visto che quella che conoscono loro è quella che liberalizza l’aborto, punto e stop.
Intendiamoci: i politici cattolici e gli addetti ai lavori giuridici devono chiedere che siano applicate le clausole della 194 che dovrebbero difendere la vita nascente. Se in tal modo si può salvare qualche vita in più, ben venga. Ma nessuno pensi che queste clausole rendano buona una legge che nelle sue parti fondamentali e nei suoi risultati impressionanti è la più malvagia e infame che la storia italica abbia mai conosciuto.
Sappiamo tutti, infatti, che le poche parti iniziali non omicide della 194 sono state delle concessioni illusorie date nel 1978 al mondo cattolico, che era incerto tra l’obbedienza alla Chiesa e quella all’ideologia dominante, perché si sentisse la coscienza a posto nel votare una legge che legalizzava lo sterminio dei nascituri. In realtà bastava un minimo di intelligenza per capire che quelle concessioni, anche se applicate rigorosamente, non avrebbero salvato neanche il dieci per cento dei nascituri che la legge, una volta approvata, avrebbe condannato a morte; e bastava la medesima minima intelligenza per capire che non c’era nessuna volontà di applicare quelle concessioni da parte delle forze ideologiche che volevano a tutti i costi la legalizzazione dello sterminio.
Perciò queste parti iniziali della legge non possono costituire in nessun modo una giustificazione della 194, anche se è doveroso chiedere che siano applicate, finché non si hanno i numeri per togliere tutta la normativa criminale.
Il mondo cattolico, dunque, non può dire alla società e allo Stato: “C’è la legge 194, ci si attenga a quella”. Non può neanche dire: “Noi cattolici siamo contro l’aborto, però non possiamo togliere agli altri la libertà di uccidere i loro figli, l’importante è che non uccidano i nostri”. No, entrambe le opzioni sono un tradimento atroce della verità, della fede, dell’amore al prossimo e della giustizia. Se il mondo cattolico insisterà a stare su queste due posizioni, la storia lo condannerà come il più abietto in duemila anni di Cristianesimo.
Ciò che il mondo cattolico deve dire è la pura e semplice verità: “C’è la legge morale, data da Dio a tutti gli uomini, che vieta in modo assoluto l’uccisione di un innocente; essa dunque dice che sia la 194 che le direttive per l’aborto farmacologico sono gravemente inaccettabili e infami, perché procurano la morte di milioni di innocenti”.
I politici cristiani a loro volta non possono dire: “Va bene la 194, atteniamoci a quella, applicandola interamente”, ma: “La 194 va abrogata completamente; se non abbiamo i numeri per farlo, mentre lavoriamo per avere questi numeri, chiediamo intanto che siano rispettate almeno le clausole iniziali di questa legge, che prevedono alcune azioni per evitare l’aborto”.
La Chiesa, cioè il Magistero e tutto il popolo di Dio, deve proclamare a tutta la società e a tutti i politici, con inequivocabile chiarezza, che non è mai lecito uccidere un solo bambino, fin dal suo concepimento: per nessuna ragione, per nessuna legge, per nessuna maggioranza, con nessuna tecnica, con nessuna pillola, con nessuna procedura, per nessuna finalità.
La Chiesa deve proclamare con la medesima inequivocabile chiarezza che ogni legge o provvedimento governativo che consenta l’uccisione anche solo di un innocente è un abominio, una iniquità gravissima e un danno incalcolabile per tutta la società, foriero dei mali peggiori per la coscienza degli uomini e per la vita del popolo.
La Chiesa deve proclamare tutto questo con tutta la sua voce e con tutte le sue forze, senza stancarsi mai di farlo, per il bene di tutti, per amore di Dio e del prossimo, soprattutto nella misura in cui la società e la cultura dominante non hanno coscienza di queste verità o le ignorano volutamente o le rifiutano apertamente. Ancor più deve farlo quando le proporzioni del delitto sono enormi, come nel caso del genocidio in atto di milioni di innocenti.
La Chiesa deve proclamare che una legge che autorizza l’uccisione anche di un solo bambino è “una tragica parvenza di legalità e l’ideale democratico, che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana, è tradito nelle sue stesse basi: «Come è possibile parlare ancora di dignità di ogni persona umana, quando si permette che si uccida la più debole e la più innocente? In nome di quale giustizia si opera fra le persone la più ingiusta delle discriminazioni, dichiarandone alcune degne di essere difese, mentre ad altre questa dignità è negata?». Quando si verificano queste condizioni sono già innescati quei dinamismi che portano alla dissoluzione di un’autentica convivenza umana e alla disgregazione della stessa realtà statuale”. (Evangelium vitae n. 20)
Il popolo cattolico italiano non può dire che è contrario alle nuove linee guida sull’aborto emesse del governo perché contraddicono le procedure della 194, ma perché, proprio come la 194 stessa, sono gravemente contrarie alla legge morale fondamentale, cioè al diritto alla vita di milioni di innocenti.
Se i cristiani non hanno il coraggio di proclamare questa verità essenziale e cruciale, non solo vanno contro la loro missione e quindi fanno del male a se stessi, ma vanno contro il bene anche della società e quindi fanno del male anche agli altri. La società, infatti, a motivo della debolezza umana, senza l’aiuto della Chiesa non è in grado nemmeno di vedere bene la legge morale naturale, che pure le dovrebbe essere familiare per se stessa.
Già da tempo il silenzio pressoché totale del mondo cattolico italiano e europeo sullo sterminio impressionante dei bambini, sulle ideologie che lo vogliono e sulle leggi che lo realizzano, è una vergogna immensa per noi credenti. E’ quanto mai urgente, per il bene dei fedeli e della società, che ci siano parole chiare da parte di tutti i cristiani. Preghiamo la Madonna per questo e confidiamo in Colui che è venuto nel mondo “per rendere testimonianza alla verità”.