Editoriale - Consigli per pensare e non vergognarsi di essere cattolici

Digressione seria durante il varo della portaerei Cavour
Fonte:
CulturaCattolica.it
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Unità e valori del Risorgimento sono spesso richiamati in questi tempi. Sia per l’Italia che per l’Europa. Documentandosi si compie una scoperta molto semplice: chi è il vero nemico dell’unità e dei valori che vogliono l’unità?
Semplice il cattolicesimo, ed in particolare il Papato.
Prima unico e vero ostacolo all’unità d’Italia, ora unico e vero nemico di un’Europa multietnica e multireligiosa (come si dice oggi).
Allora è chiaro che il cristianesimo non va citato nella Costituzione Europea, perché bisogna scrollarsi di dosso la vergogna e il male di cui si è per secoli macchiata l’Europa, in particolare se si vuole costruire un continente nuovo, umile e non deciso a “colonizzare” culturalmente gli altri.
Perché la vera colpa del cattolicesimo è che non si accontenta di essere una religione tra le tante, ma manifesta l’intollerante ed estremistica tensione a proporsi come verità buona per tutti e capace di forgiare l’unica vera società a misura d’uomo. Orrore.
Per questo bisogna onorare i “padri” della nostra Patria.
Non c’è città ove non vi siano vie, piazze, monumenti dedicati a Garibaldi, Mazzini, Cavour. Anche la nostra marina sembra non poter trovare altri nomi.
Sia chiaro: che la portaerei appena battezzata “Cavour”, e fiore all’occhiello della nostra flotta, non potesse essere chiamata in altro modo, ci convince davvero.
E questo ancora di più dopo alcune letture estive che ci permettiamo di consigliare per meglio comprendere i “valori” del risorgimento.
Il tema è di attualità perché alcuni statuti regionali pongono tali valori a fondamento dei loro articoli.
I testi sono due:
Angela Pellicciari, L’altro risorgimento. Una guerra di religione dimenticata, PIEMME 2000;
Francesco Pappalardo, Il mito di Garibaldi. Vita, morte e miracoli dell’uomo che conquistò l’Italia, PIEMME 2002.
Li abbiamo scelti perché dicono cose diverse dai centinaia di testi scolastici e non, che parlano di quel periodo in modo assai diverso.
Documenti alla mano.
Dal secondo vorremmo citare alcune frasi dei “padri”, almeno per stuzzicare la voglia di leggere.

Cominciamo da Garibaldi.

“Garibaldi - che fu iniziato alla Massoneria nel 1844 - sarà sempre legato alla grande utopia di una liberazione dell'uomo prodotta con le sue sole forze, grazie all'apporto determinante del progresso scientifico e tecnico, che desse inizio al «[...] terzo periodo d'incivilimento. E noi otterremo tale stupendo risultato, sostituendo a tutte le religioni rivelate o mentitrici la religione del vero, religione senza preti basata sulla ragione e la scienza».
Opposta a essa - scrive nel 1867 - vi era la religione «[...] del prete, che è la menzogna. Libertà di ragione: ecco la bandiera che opponiamo al cattolicismo, il quale ha per tanti secoli abbrutito la creatura umana»”.

Proseguiamo con Mazzini.

“Il principio di nazionalità dovrà affermarsi sui ruderi della «teocrazia», contribuendo alla distruzione della Chiesa cattolica e dell'impero d'Austria, considerati da Mazzini i simboli dell'oppressione: «L'Umanità s'innalzerà sulle rovine dell'uno; la Patria su quelle dell'altro». Egli, quindi, dichiara guerra al papato - «cadavere inaccessibile a ogni tentativo galvanizzatore; menzogna di religione e come ogni menzogna di religione, sorgente perenne di corruttela e immoralità alle nazioni e segnatamente alla nostra che ha l'esempio e l'incubo della menzogna sul core»”.

Concludiamo con Cavour.

(il testo sta presentando la legge per la soppressione delle comunità religiose che non avessero scopi di predicazione, educazione o assistenza, con la quale vengono privati della personalità giuridica 34 ordini su 56 e vengono chiuse 335 case su un totale di 604) “Quest'ultimo provvedimento, con il quale lo Stato si arrogava il diritto di stabilire quali fossero gli ordini religiosi ancora "utili" alla Chiesa e alla società, è giustificato da Cavour sia con i benefici che ne sarebbero derivati all'erario, appesantito da un rilevante debito pubblico, sia con vantaggi di natura sociale: «[...] questi ordini religiosi oggigiorno non giovano più al progresso industriale, mentre la vita che essi conducono è assolutamente e puramente contemplativa e ascetica, epperciò estranea alle arti e ai lavori materiali, dai quali si può dire aborrente. [...] Gli ordini mendicanti, avendo fatto divorzio con il lavoro, non lo possono rendere più produttivo, e lo fanno invece meno rispettabile, quindi vanno direttamente contro di uno dei più potenti mezzi del progresso civile»”.
Discorso alla Camera del 17 febbraio 1855, in Atti del Parlamento Subalpino

Ci sembra importante sottolineare come queste tesi sono rispettabili se, e solo se, rimangono una posizione politica e ideale. Storicamente hanno vinto in Italia e quindi ora tentano in Europa. La chiesa cattolica è il nemico da estirpare. Il metodo è di creare l’immagine collettiva di un cattolicesimo che “abbruttisce la creatura umana” ed è perciò contro il Progresso.
Ma quando si dipinge questa tesi come se fosse il punto oggettivo intorno al quale ritrovarsi tutti in una religione atea e al di sopra delle parti, si commette una scorrettezza. Non siamo ingenui e oggi sappiamo che il miglior modo di combattere un nemico è di spiegare noi che cosa pensa, dice e fa.
Ma per chi è ancora in grado di pensare qualche domanda sorge: è vero che il cattolicesimo abbruttisce l’uomo ed è nemico del progresso? Ma questo pseudo-dio Progresso chi è davvero? Forse le ideologie totalitarie che, proprio per l’affievolirsi della fede dei popoli, sono diventate vere e proprie divinità assetate di sangue? O il dio-denaro che sembra essere l’unico vero linguaggio universale e indiscutibile?…
Ma le domande sarebbero molte sulla scia del monito del tanto vituperato Papato che da secoli sostiene che il progresso è vero se è progresso nell’umanità, cioè dell’uomo.
Il cattolicesimo è nemico di un idolo-progresso, per cui la vita, la vita di ciascuno, è degna solo se sei capace di mordere per affermarla.

Per questo progetto è necessario che i popoli non abbiano più l’anima. E l’Europa ci sta riuscendo bene. Ma qualcuno, il Papa per esempio e noi con lui, non ci stiamo. Vogliamo pensare e riflettere. Non ci si può chiudere la bocca di fronte a presunti valori indiscutibili del Risorgimento. Discutiamo, invece.
Non abbiamo vergogna di essere cattolici perché sperimentiamo una pienezza umana che vogliamo offrire a tutti.

«[...] per duemila anni l'Italia ha portato in sé un'idea universale capace di riunire il mondo, non una qualunque idea astratta, non la speculazione di una mente di gabinetto, ma un'idea reale, organica, frutto della vita della nazione, frutto della vita del mondo: l'idea dell'unione di tutto il mondo, da principio quella romana antica, poi la papale. I popoli cresciuti e scomparsi in questi due millenni e mezzo in Italia comprendevano che erano i portatori di un'idea universale, e quando non lo comprendevano, lo sentivano e lo presentivano. La scienza, l'arte, tutto si rivestiva e penetrava di questo significato mondiale. Ammettiamo pure che questa idea mondiale, alla fine, si era logorata, stremata ed esaurita (ma è stato proprio così?) ma che cosa è venuto al suo posto, per che cosa possiamo congratularci con l'Italia, che cosa ha ottenuto di meglio dopo la diplomazia del conte di Cavour? È sorto un piccolo regno di second'ordine, che ha perduto qualsiasi pretesa di valore mondiale, [...] un regno soddisfatto della sua unità, che non significa letteralmente nulla, un'unità meccanica e non spirituale (cioè non l'unità mondiale di una volta) e per di più pieno di debiti non pagati e soprattutto soddisfatto del suo essere un regno di second'ordine. Ecco quel che ne è derivato, ecco la creazione del conte di Cavour!».
Fèdor Michajlovic Dostoevskij