Da CL (e dalla Chiesa) di più, molto di più
Il discorso del Papa a CL ci interroga per il nostro impegno di vita ecclesiale. Possiamo parlarne.27 agosto 2023: in questi tempi in cui, a seguito del libro La profezia di Cl di Marco Ascione, ci si interroga sull'esperienza di Comunione e Liberazione, sul carisma e sul suo mutamento, ritengo utile riportare alcuni giudizi carichi di domande e preoccupazioni per quanto stava accadendo. Non abbiamo taciuto e non taceremo
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Sabato 15 ottobre tutti tramite i media hanno potuto vedere le immagini davvero splendide dell’incontro di sessanta mila ciellini con il Santo Padre Francesco, nella cornice di una piazza San Pietro piena di sole e di cielo azzurro. La bellezza dei canti e dei volti si è alternata a quella delle letture e delle registrazioni dei commenti ai Vangeli di don Giussani, fino al saluto di Davide Prosperi, alle due testimonianze di Rose e Hassina e alle parole del Papa.
Il Cristianesimo ancora una volta è apparso platealmente in tutta la sua bellezza, che non ha eguali da nessuna parte, nonostante tutti gli effetti speciali di cui l’industria culturale di oggi dispone. Nessuno al di fuori del Cristianesimo realizza una compagnia così, nessuno dice parole così, nessuno genera persone così, nessun popolo vive una comunione con Dio così. Normalmente tutta questa bellezza è poco visibile agli occhi del mondo, ma quando ha l’occasione per manifestarsi nella sua integralità e sinfonicità tutte le persone oneste rimangono stupefatte, perchè vedono ciò che credevano fosse impossibile.
Si potrebbe e si dovrebbe soffermarsi a lungo sui vari elementi di questa bellezza sinfonica, ma l’intento di questo articolo è quello di concentrarsi su alcune parole del Papa, per l’effetto poderoso che possono avere nello sviluppo di tutta questa ricchezza. Paradossalmente si tratta di parole di benevolo rimprovero, in cui in realtà viene dato a CL un riconoscimento sorprendente. Eccole:
... non sono mancati seri problemi, divisioni, e certo anche un impoverimento nella presenza di un movimento ecclesiale così importante come Comunione e Liberazione, da cui la Chiesa, e io stesso, spera di più, molto di più. I tempi di crisi sono tempi di ricapitolazione della vostra straordinaria storia di carità, di cultura e di missione; sono tempi di discernimento critico di ciò che ha limitato la potenzialità feconda del carisma di don Giussani; sono tempi di rinnovamento e rilancio missionario alla luce dell’attuale momento ecclesiale, come pure delle necessità, delle sofferenze e delle speranze dell’umanità contemporanea. La crisi fa crescere. Non va ridotta al conflitto, che annulla. La crisi fa crescere.
Nessuno in CL si aspettava di sentirsi dire queste parole dal Papa: “la Chiesa, e io stesso, spera di più, molto di più” da CL. Ci si aspettava piuttosto l’opposto, quasi come se la Chiesa sperasse dai ciellini che facessero meno CL e più vita diocesana e parrocchiale. E invece no, il Papa è stato chiarissimo: la Chiesa spera che “un movimento ecclesiale così importante come Comunione e Liberazione” non soffra più “un impoverimento nella presenza”, ma sia molto di più presenza; che non soffra più una limitazione della “potenzialità feconda del carisma di don Giussani”, ma viva “tempi di rinnovamento e di rilancio missionario”. E infatti più avanti ribadisce:
La potenzialità del vostro carisma è ancora in gran parte da scoprire, ancora c’è gran parte da scoprire; vi invito perciò a rifuggire da ogni ripiegamento su voi stessi, dalla paura ...
Parole sbalorditive, che colgono perfettamente nel segno. Non c’è dubbio, il Papa è stato informato bene della situazione di CL: non tanto della situazione ‘interna’, che non è affatto un grande problema, ma della situazione ‘esterna’, tale per cui un buon osservatore coglie subito il venir meno macroscopico di quella presenza straordinaria nel mondo della scuola, dell’università e della società che aveva caratterizzato CL in tutti gli anni della vita attiva di don Giussani (cioè dal 1954 al 1998).
La Chiesa fin dai primi decenni del Movimento era molto più attenta ad esso di quanto si pensasse: aveva visto benissimo che CL era un fenomeno stupefacente, in quanto era l’unica presenza dell’avvenimento cristiano dentro i licei e dentro le università italiane. Nonostante le parole di encomio rivolte costantemente a tutte le realtà ecclesiali educative istituzionali, i pastori ultimi della Chiesa avevano ben chiaro il disastro in cui versava l’annuncio cristiano verso le nuove generazioni italiane, europee e nordamericane. I giovani erano tutti ormai sotto il rullo compressore della licealizzazione di massa, della “universitalizzazione” di massa e delle ideologie di massa, quali il marxismo, lo scientismo, il progressismo, il pansessualismo, e via dicendo. Sperare che a tutto questo potessero far fronte i gruppetti giovanili presenti in molte parrocchie era assurdo, non tanto per l’esiguità delle forze, ma per la debolezza in essi di quel livello di coscienza cristiana, di cultura cristiana e di amicizia cristiana senza il quale è impossibile sentire il desiderio della missione in un ambiente duramente laicista come un liceo o una università di questi ultimi decenni.
Don Giussani è stato l’apostolo dei licei e delle università. Ha speso tutta la sua vita sacerdotale per rendere presente l’avvenimento cristiano in essi. In forza di quella genialità teologica che il Papa gli ha attribuito, egli sapeva bene e prendeva sul serio quello che il Nuovo Testamento afferma con estrema chiarezza, vale a dire che l’incontro con Cristo avviene attraverso l’incontro con la compagnia dei credenti in Lui: “Io in loro e tu [Padre] in me, perché siano perfetti nell’unità e il mondo conosca che tu mi hai mandato e che li hai amati come hai amato me” (Gv 17,23); “Chi accoglie voi accoglie me, e chi accoglie me accoglie colui che mi ha mandato” (Mt 10,40); “dove sono due o tre riuniti nel mio nome, lì sono io in mezzo a loro” (Mt 10,20).
In secondo luogo Giussani sapeva che in questi credenti in Cristo è decisiva la coscienza e l’autocoscienza della fede: “[Padre], consacrali nella verità. La tua parola è verità ... Per loro io consacro me stesso, perché siano anch’essi consacrati nella verità” (Gv 17,17.19).
In terzo luogo il fondatore di CL sapeva che questi credenti in Cristo nella loro unità sono mandati nel mondo, perchè Cristo sia incontrato dagli uomini: “Come tu hai mandato me nel mondo, anche io ho mandato loro nel mondo” (Gv 17,18). Non nelle sagrestie, non negli oratori, ma nel mondo. E il mondo è là dove gli uomini vivono: per i giovani sono le scuole e le università.
Ecco, Giussani ha preso sul serio tutto questo. Ci credeva veramente, si potrebbe dire in modo ‘terribile’, perchè era talmente convinto di queste verità che incuteva timore in tutti, per grazia di Dio. Non ha considerato tutto questo ‘teologia’ astratta, ma verità basilari della vita cristiana. Perciò dentro le scuole e le università ha curato con tutto se stesso il nascere della compagnia cristiana, la coscienza della verità in questa compagnia e il suo essere missionaria nell’ambiente in cui è stata posta. Non ha ridotto la testimonianza cristiana al ‘buon esempio’ individuale dei cristiani anonimi (quanti danni ha fatto nella Chiesa questa assurda idea di missione che non ha nulla di evangelico), ma ha reso presente dentro gli ambienti cruciali di formazione e di vita della gioventù l’avvenimento cristiano vivente, cioè la compagnia dei credenti in Cristo, con tutto ciò che essa porta in sè e con sè.
San Paolo VI e San Giovanni Paolo II, unitamente ai cardinali Luciani, Ratzinger, Biffi, Danneels, Caffarra e vari altri, sognavano che la straordinaria presenza di queste comunità di giovani ciellini nei licei e nelle università contagiasse l’intera Chiesa e fosse portata avanti da tutte le diocesi italiane e dell’Occidente in genere. Giussani in sostanza indicava un metodo di presenza cristiana nel mondo che non riguardava solo i ciellini, ma tutti i cattolici. Purtroppo il sogno di questi grandi pastori doveva fare i conti con un ostacolo assurdo, ma assai duro a morire, vale a dire l’odio viscerale di molto mondo cattolico postconciliare verso CL, accusata di integrismo, di rifiuto del dialogo con il mondo, di volontà di potere, di ribellione verso la linea pastorale comune, e via dicendo. L’idea che si dovesse imparare qualcosa da CL e dal suo fondatore era considerata abominevole. Per favore, non si neghi questa tristissima evidenza storica, ma la si ammetta sinceramente, una buona volta.
La questione cruciale era in effetti quella del rapporto con il mondo. Per una serie di intellettuali, molto influenti sul mondo cattolico, il Concilio avrebbe chiesto ai cristiani di aprirsi alle ideologie più progredite e brillanti del mondo; per don Giussani, invece, era necessario incontrare gli uomini non nelle loro ideologie, ma nel loro senso religioso, cioè in quell’insieme di evidenze ed esigenze (di verità, di amore, di giustizia, di bellezza, di felicità) che hanno come oggetto l’Infinito che si è rivelato in Cristo, per cui l’urgenza era quella di rendere incontrabile Cristo a tutti, in tutta la sua pienezza di verità e di vita.
Chiaramente la posizione di Giussani, che era la stessa dei grandi pastori suddetti, era sgraditissima ai potentati di questo mondo, che volevano un Cristianesimo al loro servizio e quindi sottoposto alle loro ideologie. Perciò per non perdere i favori concessi da questi potentati, molti nel mondo cattolico volevano che CL sparisse. Ma lo Spirito Santo evidentemente non si è lasciato zittire.
Ora Papa Francesco ripropone lo stesso sogno dei suoi predecessori: il sogno che CL sia una presenza straordinaria nei licei, nelle università e nella società come ai tempi di don Giussani e di più ancora. È il sogno che tutta la Chiesa ne sia contagiata e impari tutto quello che c’è da imparare da don Giussani. Lo Spirito Santo urge questa presenza di CL e il Papa, in forza del mistero della sua autorità, lo avverte chiaramente. Egli non ha parlato di licei e di università, tuttavia ha sottolineato l’urgenza del compito educativo della gioventù: tocca ai discepoli di don Giussani aiutare tutti a capire che non si può incontrare la gioventù oggi se non dentro i due ambienti suddetti. Di più, un’educazione cattolica della gioventù che non portasse i giovani ad essere presenti in questi due ambienti come compagnia viva, cosciente e missionaria, sarebbe una falsa educazione cattolica.
Si arriva così al punto più vertiginoso e di massima importanza: la vera posta in gioco che il Papa avverte profondamente è la missione della Chiesa verso i giovani. Come nella metà dell’Ottocento lo Spirito Santo ha suscitato il carisma di San Giovanni Bosco per far incontrare l’avvenimento cristiano ai giovani in balia della rivoluzione industriale e quindi dell’urbanizzazione selvaggia, così alla metà del Novecento ha suscitato il carisma di don Giussani per i giovani incanalati nella licealizzazione di massa e poi nell’“universitalizzazione” di massa. E come la Chiesa ha fatto suo, imparandolo con diligenza, il carisma di San Giovanni Bosco per la grande opera degli oratori in tutte le parrocchie del mondo, così la Chiesa oggi è chiamata ad imparare il metodo della presenza dell’avvenimento cristiano nei licei e nelle università indicato e sperimentato da don Giussani.
Siamo perciò di fronte ad una duplice responsabilità: quella di CL e quella della Chiesa. CL deve impegnarsi con tutte le sue forze nel portare avanti la presenza dell’avvenimento cristiano nei licei, nelle università e nella società – la presenza che don Giussani voleva: visibile, udibile e incontrabile pubblicamente da tutti –; a sua volta la Chiesa deve avere la volontà e l’umiltà di imparare il metodo che lo Spirito Santo ha suscitato per vivere questa stessa presenza in tutti i licei e gli atenei del mondo. Non si tratta di un progetto umano, ma di un carisma dello Spirito. Imploriamo dunque lo Spirito che accada ciò che Egli ha indicato e che la sua Chiesa ha confermato. Non perdiamo tempo, perchè ogni giorno che passa innumerevoli giovani vanno incontro al massacro della loro fede e quindi della possibilità per la loro vita di fiorire con Cristo nella verità e nel bene.
Un nota bene conclusivo: il Papa ha chiesto a CL di aiutarlo nella presenza profetica dentro la società in difesa della pace e delle persone scartate e calpestate. Ebbene. in questo momento in America e in Italia si sta riaprendo la possibilità di fermare lo sterminio legalizzato dei nascituri e di assicurare con nuove leggi il riconoscimento della sacralità e inviolabilità di ogni persona umana, dal concepimento alla morte naturale. Sarebbe una svolta grandiosa, che cambierebbe il clima di morte e di invecchiamento in cui siamo immersi. Ecco, CL ritrovi il suo impeto missionario nella società anche per questa causa e faccia sentire la sua voce in tutte le piazze.
don Matteo Graziola e don Gabriele Mangiarotti