A volte basta un retweet!
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Mi piace il mondo di internet. Ho imparato da mio papà ad apprezzare il computer; da lui che, a 85 anni suonati, me ne aveva regalato uno assemblato da lui. Si comunica con facilità, si incontrano persone ed esperienze, si può agire incidendo sulla realtà, contribuendo a rendere un po’ migliore il mondo in cui si vive. Ricordo sempre queste parole di una biografia romanzata di San Bernardo di Chiaravalle: «Il padre di san Bernardo, parlando con la sua sposa dopo 25 anni di matrimonio, ricorda l’inizio della loro avventura e dice: “Concludemmo che c’era un modo per cambiare tutto il mondo, ed era cambiare noi stessi. Fissammo un principio fondamentale e cioè che l’anima di ogni riforma è la riforma di ogni singola anima. Stabilimmo che Dio ci aveva posti in questo minuscolo punto dell’universo, che si chiama casa, con l’unico fine di rendere questo puntino bello ai suoi sguardi infiniti”.»
Così ho sempre pensato – e sperimentato – che anche internet può cambiare la realtà, e che questo «puntino» che stiamo vivendo può diventare più bello. Ho già avuto modo di raccontare alcuni di questi risultati: dalla redazione dello Stato giuridico degli insegnanti di Religione cattolica, alle battaglie per la difesa della verità della famiglia e per il rispetto della vita. E anche se a volte le conseguenze sono state pesanti, i frutti sono stati la ricompensa. Il primo frutto è quello di «avere lasciato un segno di essere vissuto» come ricordava il beato Mons. Clemente Vismara.
In questo cammino l’aspetto più bello è stato quello di conoscere persone e realtà vive, e anche di fare conoscere persone e realtà vive. «Fare conoscere», appunto. Non la preoccupazione di «farmi – o farci – conoscere». In questo la scoperta di Twitter è stata una esperienza interessante. In gergo si chiama «retweet», cioè il rilanciare quello che ti ha colpito, perché anche altri lo possano conoscere. E in questo si realizza un aspetto interessantissimo della rete. Non lasciamo a Grillo questa caratteristica: possiamo anche noi, se siamo umili e quindi intelligenti, fare da portavoce alle cose belle che si scoprono.
Altrimenti il mondo della rete diventa la stantia ripetizione dell’«ovvio dei popoli». Bonum diffusivum sui, dicevano gli antichi. Possiamo essere noi i «tasti» e i «mouse» di questo bene che si comunica! A volte basta un «retweet»!