Il nostro battesimo
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«Se ce ne rendessimo pienamente conto, la nostra vita diventerebbe un “grazie” continuo. Quale gioia per i genitori cristiani, che hanno visto sbocciare dal loro amore una nuova creatura, portata (quanto prima) al fonte battesimale e vederla rinascere dal grembo della Chiesa, per una vita che non avrà mai fine!... Ai genitori, ai padrini e alle madrine, il celebrante di solito domanda: “Che cosa chiedete alla Chiesa di Dio per i vostri bambini?”; alla loro risposta: “Il Battesimo”, egli replica: “Che cosa ci dona?” “La vita (veramente vita), la vita eterna” essi rispondono. Ecco la stupenda realtà: ogni persona umana, mediante il Battesimo, viene innestata nella relazione unica e singolare di Gesù con il Padre, così che le parole risuonate dal cielo sul Figlio Unigenito diventano vere per ogni uomo e ogni donna che rinasce dall’acqua e dallo Spirito Santo: Tu sei il figlio mio, l’amato. Dono, gioia, ma anche responsabilità! I genitori, infatti, insieme con i padrini, devono educare i figli secondo il vangelo in una famiglia nei valori umani e cristiani» [Benedetto XVI, Angelus e Omelia nella Festa del Battesimo del Signore, 11 gennaio 2009].
Il Creatore ha assunto in Gesù il volto, le dimensioni di un bambino, di un essere umano come noi, per potersi far vedere e toccare
Il ciclo delle solennità natalizie ci fa professare, celebrare, pensare, vivere, pregare il mistero dell’Incarnazione cioè di Dio che possiede un volto umano con la nascita di Gesù annunciata dagli angeli circonfusi dallo splendore luminoso di Dio; il tempo natalizio ci parla della stella che guida i Magi dall’Oriente fino alla casa di Betlemme, e ci invita a guardare il cielo che si apre sul Giordano mentre risuona la voce di Dio: “Tu sei il Figlio mio, l’amato; in te ho posto il mio compiacimento” (Mc 1,11). Sono tutti segni tramite i quali il Signore ci rievangelizza su quello che avviene una volta per sempre nel Battesimo, non si stanca di ripeterci: “Sì, sono qui. Vi conosco e da sempre vi ho voluto. Vi amo ogni singolo e l’umanità nel suo insieme. C’è una alleanza perenne cioè una strada che da me viene a voi. E c’è una strada che da voi sale a me”.
Il Creatore ha assunto in Gesù le dimensioni di un bambino, di un essere umano come noi, con il nostro stesso percorso di crescita fisica e spirituale, per potersi far vedere e toccare. Al tempo stesso, con questo suo farsi piccolo, Iddio ha fatto risplendere la luce della sua grandezza non in modo spettacolare per non costringere: un rapporto costretto tra Lui e noi non è mai un rapporto di amore. Così Egli mostra che cosa sia la vera grandezza, anzi, che cosa voglia dire essere Dio che non solo ama ma è Amore.
Il significato del Natale, e più in generale il senso dell’anno liturgico che con il farsi liturgicamente presente di Lui Crocifisso e risorto ci rende attuali tutti i momenti della sua fase terrena per assimilarci a Lui avvicinandoci a questi segni divini, per non solo professarli e celebrarli nella fede ma per riconoscerli impressi negli eventi di ogni giorno, affinché il nostro cuore si apra all’amore di Dio, colga dove ci raggiunge con il suo amore per cui il suo regno si fa presente: esso non è un al di là immaginario, posto in futuro che non arriva mai. E se il Natale e l’Epifania servono soprattutto a renderci capaci di vedere, di aprirci gli occhi e il cuore al mistero di un Dio, di un Tu personale che viene a stare con noi, la festa del Battesimo di Gesù ci introduce nella continuità di una presenza, nella quotidianità di un rapporto personale con Lui. Infatti, mediante l’immersione nelle acque del Giordano, Gesù rivela non solo di possedere un volto, una natura umana innocente ma che si è unito a noi peccatori, mortali, condizionati dal potere di Satana. Il Battesimo è per così dire il ponte che Egli ha costruito tra sé ed ogni uomo peccatore, la strada per la quale si rende a noi accessibile; è l’arcobaleno divino sulla nostra vita, la promessa del grande sì di Dio Padre che vuole tutti salvi, la porta della speranza e, nello stesso tempo l’immergersi nella morte e il risalire nella risurrezione indicandoci il cammino da percorrere in modo attivo e gioioso per rincontrarlo e sentirci da Lui amati, perdonati, liberati.
Tutto questo accade realmente su ogni bambino che viene battezzato, è accaduto su tutti noi battezzati. Su di esso si posa il “compiacimento” di Dio Padre che ci ha scelti, pensati e voluti in Cristo dall’eternità: quando il Padre ha pensato e voluto il mistero dell’Incarnazione, il Messia, ha pensato e voluto ciascuno di noi. Con lo stesso atto di pensiero e colla stessa decisione di volontà con cui ha pensato e voluto il Figlio incarnato, ha pensato e voluto ciascuno di noi, singolarmente presi, predestinandoci a divenire figli adottivi, non solo chiamati figli ma veramente figli per opera dello Spirito del Figlio. Da quando il Figlio unigenito del Padre si è fatto battezzare,il cielo è realmente aperto e continua ad aprirsi per ogni uomo che ama, del suo amore che perdona, e possiamo affidare ogni nuova vita che sboccia subito alle mani di Colui che è più potente dei poteri oscuri del male in agguato. Questo comporta il battesimo: restituiamo a Dio colui che da Lui è venuto e a lui è destinato.
Ogni bambino non è mai proprietà dei genitori, ma è affidato dal Creatore alla loro responsabilità
Questa è l’anima di ogni rapporto educativo: il Creatore affida ogni bambino alla loro responsabilità, liberamente come è ogni rapporto con Dio che è Amore e nel battesimo lo fa in modo nuovo, per una nuova nascita, affinché essi lo aiutino ad essere un libero figlio di Dio. Solo se i genitori maturano tale consapevolezza riescono a trovare il giusto equilibrio tra le proprie idee e desideri e l’atteggiamento libertario che si esprime nel lasciarli crescere in piena autonomia soddisfacendo ogni loro desiderio e aspirazione, ritenendo giusto coltivare la loro personalità Se, con questo sacramento di rinascita, il neo battezzato diventa figlio adottivo di Dio, oggetto del suo amore infinito che lo tutela e lo difende dalle forze oscure del maligno, occorre insegnargli a riconoscere Dio come suo Padre ed a sapersi rapportare a Lui con atteggiamento di figlio. E pertanto, quando, secondo la tradizione cristiana come oggi facciamo, si battezzano i bambini introducendoli nella luce di Dio e dei suoi insegnamenti non si fa loro violenza, ma si dona loro la ricchezza della vita divina in cui si radica la vera libertà che è propria dei figli di Dio; una libertà che dovrà essere educata e formata con il maturare degli anni, perché diventi capace di responsabili scelte personali. Non più realmente libero e di per sé suscettibile di essere trattato come ogni altro animale è la radicale riduzione dell’uomo a un semplice prodotto della natura.
Il Battesimo introduce i battezzati nella famiglia dei credenti, nella Chiesa, una famiglia che ha Dio per Padre e nella quale tutti si riconoscono fratelli in Gesù Cristo
Con il battesimo i piccoli rinascono in quella vita che è frutto della grande mutazione accaduta con la risurrezione di Gesù, in una dimensione di vita profondamente nuova per cui esiste veramente ciò che solo vagamente intuiamo e, tuttavia, nell’intimo di ogni io aspettiamo: la vita che è veramente vita, che non finisce mai, l’unica speranza affidabile in virtù della quale possiamo affrontare il nostro presente, anche un presente faticoso, mortale che può essere accettato se conduce verso una meta di vita e se di questa meta noi possiamo essere sicuri, se di questa meta che con la risurrezione ha interessato Gesù, interessa tutta la famiglia umana, ognuno di noi, la storia, il mondo, è così grande da giustificare la fatica del cammino.
Quanto è importante a livello di responsabilità educativa che i genitori siano consapevoli, memori del dono ricevuto, ne rendano ragione ai propri figli e non cessino di ringraziare il Signore che, con il sacramento del Battesimo, introduce i figli nel Figlio in una nuova famiglia, più grande e stabile, più aperta e numerosa di quanto non sia la famiglia naturale: è il vissuto fraterno di comunione ecclesiale, è la Chiesa corpo di Cristo che ha Dio per Padre di tutti e nella quale tutti possono riconoscersi fratelli in Gesù Cristo. I genitori che portano al battesimo affidano i loro figli alla bontà e alla provvidenza di Dio, che è potenza di luce e di amore; ed essi, pur tra le difficoltà della vita, non si sentiranno mai abbandonati, se a Lui resteranno uniti. E se si dimenticheranno, se trascureranno di essere figli nel Figlio di Dio che è Padre, se perfino lo abbandoneranno, lo tradiranno, Lui non si dimentica, non trascura, non abbandona, non tradisce e fino al momento terminale dà la possibilità di rendersi conto, di convertirsi e di essere ricreati nel perdono sacramentale. “Preoccupatevi – ha concluso Benedetto XVI – pertanto di educarli nella fede, di insegnare loro a pregare e a crescere come faceva Gesù e con il suo aiuto, “in sapienza, età e grazia davanti a Dio e agli uomini” (Lc 2,52)”.