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Il Battesimo di Cristo

Autore:
Riva, Gloria
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
Piero della Francesca, Il Battesimo di Gesù, Londra, National Gallery

Quando… "il Mistero si rende esperienza attraverso il segno" (Giussani)

La festa del Battesimo del Signore segna, come grande portale, il confine fra il tempo liturgico del Natale e quello Ordinario. Poco nota in occidente, è tenuta in somma considerazione nella chiesa orientale e a ragione: essa accanto al Natale, all'Epifania e alle nozze di Cana, è una delle grandi Manifestazioni del Signore. È nella cornice rupestre del Giordano che avviene la prima rivelazione del Mistero Trinitario, rivelazione che si imprime così profondamente nell'animo dei primi discepoli da essere menzionata da tutti e quattro gli evangelisti e dal libro degli Atti. L'accorata preghiera del profeta Isaia: "Se tu squarciassi i cieli e scendessi!" trova qui piena risposta: Giovanni Battista vede aprirsi i cieli e ode la voce del Padre certificare: "Questi è il Figlio mio prediletto, ascoltatelo!". Lo Spirito Santo poi, sotto apparenze di colomba, scende su Gesù e vi rimane cancellando così l'antica maledizione: "Il mio spirito non rimarrà per sempre nell'uomo a causa del peccato" (Gen 6,3).
Chiunque aderisce per fede a Cristo, entra nell'esperienza del dimorare nello Spirito e contempla nel Figlio la gloria del Padre: Il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi, e noi abbiamo contemplato la sua gloria, gloria come di unigenito pieno di grazia e di verità.
Per penetrare più profondamente in questo mistero, essenza stessa della vita cristiana, vogliamo farci aiutare da due voci. La prima, più eloquente, è quella di Piero della Francesca, originale artista italiano del quattrocento, che ci ha lasciato un mirabile commento pittorico del Battesimo di Cristo; l'altra è quella di Madre Maria Maddalena dell'Incarnazione, Fondatrice delle Adoratrici Perpetue del SS. Sacramento; una voce esemplare per aver testimoniato la sua totale appartenenza a Cristo in uno dei momenti più tragici della storia della Chiesa: la rivoluzione francese. Due testimonianze che ci aiutano a vedere incarnata l'esperienza sintetizzata dall'apostolo Giovanni nella sua prima lettera: Ciò che era fin da principio, ciò che noi abbiamo udito, ciò che noi abbiamo veduto con i nostri occhi, ciò che noi abbiamo contemplato e ciò che le nostre mani hanno toccato, ossia il Verbo della vita […] quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunziamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. La nostra comunione è col Padre e col Figlio suo Gesù Cristo. Queste cose vi scriviamo, perché la nostra gioia sia perfetta. (1Gv 1, 1-4)


Premessa
Il Battesimo di Cristo di Piero della Francesca, (Figura 1) rimase fino al 1859 nella sua sede originaria: la Cattedrale di Borgo San Sepolcro (Toscana), paese natale di Piero. Fu venduta in quell'anno a un antiquario inglese ed approdò poi, nel 1861 alla National Gallery di Londra, ove risiede tuttora. Tale vendita (sia pure per la somma, considerevole a quei tempi, di 23.000 lire) testimonia la scarsa considerazione che veniva riservata all'opera di questo geniale artista.
Piero della Francesca, del quale non conosciamo la data di nascita, fu una grande e complessa personalità nell'arte del quattrocento. Il suo vero nome era Piero di Benedetto de' Franceschi, ma amava firmarsi Pietro del Borgo, con riferimento al suo paese natale. Il suo lavoro si svolse ad Arezzo, Borgo San Sepolcro, Rimini, Ferrara, Roma e soprattutto Urbino, ma la sua ricerca pittorica avrà orizzonti sempre più vasti, attingendo anche all'arte fiamminga. La sua opera artistica farà da cardine tra la cultura dell'Italia centro-meridionale (con Antonello da Messina) e quella settentrionale, rappresentata da Venezia con Giovanni Bellini. I contemporanei di Piero non compresero la straordinaria novità della sua arte e molte delle sue opere andarono perdute. Il pittore visse fino alla soglia degli ottant'anni. Gli ultimi anni della sua vita furono messi a dura prova dalla malattia: la cecità gli impedì di continuare a dipingere e di portare a completa maturazione la sua carriera artistica. Tuttavia egli non restò inattivo, ma si dedicò al perfezionamento e alla trascrizione degli studi sulle regole della prospettiva e della matematica, che aveva coscienziosamente indagate, al fine di offrire agli artisti successivi una guida e un aiuto.
Pier della Francesca morì il 12 ottobre del 1492, la stessa data della scoperta del Nuovo Mondo: si apriva una nuova era per l'umanità alla quale Piero lasciava un patrimonio di tal misura da essere stato veramente interpretato e compreso solo a partire dal XX secolo.

Queste brevi notizie sulla vita di Piero ci consentono una riflessione. Due persone, così lontane nel tempo, Piero e Madre Maria Maddalena, sono accomunate da un destino molto simile. Entrambe vissero alle soglie di un cambiamento epocale e, con la loro opera, vennero incontro ad esigenze che solo in seguito si sarebbero manifestate. Tutti e due - in diverso modo e misura - non poterono portare a compimento pieno il loro operato, ma lasciarono agli altri una eredità da conoscere e sviluppare.


Il Battesimo di Cristo fu una delle prime opere di Piero (alcuni studiosi suggeriscono come datazione gli anni fra il 1440-1445, ma l'opera è probabilmente più tarda e la si dovrebbe collocare attorno al 1452) e, se raffrontata alle opere contemporanee (quelle dell'Angelico ad esempio, (Figura 2) o quelle del Veronese, maestro dello stesso Piero), risulta essere di una modernità straordinaria. La religiosità dell'evento traspare dall'intensità della luce e dalla bellezza armonica della composizione. Né Cristo, né il Battista, né gli angeli hanno aureole e la colomba dello Spirito Santo si distingue appena dalle nuvole che attraversano il cielo. Nell'esecuzione certamente egli si confrontò con la scena del Battesimo dipinta dall'Angelico (artista che Piero doveva aver conosciuto e frequentato a Firenze alla scuola del Veronese), lo si deduce dalla medesima posizione del Cristo, ma le due opere (entrambe di grande pregio) si differenziano molto.


Piero invita l'osservatore ad andare a Dio attraverso l'umanità di Cristo. Tutto, nel dipinto, è estremamente umano e incarnato, eppure tutto è etereo e limpidissimo, di una bellezza che riporta alla creazione originaria. Il Giordano è raffigurato come uno dei torrenti umbri, così come umbra, e per nulla ispirata alla Palestina, è la vegetazione che lo attornia. Alla destra del Cristo, sullo sfondo, si intravede un piccolo centro abitato, è Borgo San Sepolcro cittadina dell'autore e cornice geografica della chiesa a cui era destinato il dipinto. Questo paesaggio, così noto al pittore e ai suoi contemporanei, è immerso in un aria diversa: in un'atmosfera carica di mistero e di bellezza.
L'incarnazione del resto è la restaurazione di tutte le cose in Cristo e chi aderisce a lui per mezzo della fede, entra nelle acque salutari del suo battesimo e riemerge rinnovato. Pier della Francesca celebra qui la tersa bellezza di un mondo rinnovato dalla grazia.


Con Cristo mediante la parola
Questo dipinto è una intensa meditazione del mistero di Cristo attraverso la Scrittura. L'evento del Battesimo è letto alla luce degli oracoli profetici: lo Spirito del Signore scende sul Messia (Is 61,1); i monti e i colli si sono appianati e le valli colmate (Is 40, 3-5), lasciando il posto a un paesaggio dolce e primaverile, con teneri germogli che spuntano qua e là. L'intera natura partecipa alla nuova alleanza: Dio risponde all'uomo, scendendo dal cielo e il cielo - riflesso nelle acque del ruscello - risponde alla terra, come canta Osea (2, 23-24).
Contrariamente all'iconografia classica, che dipinge il Cristo immerso nel Giordano, Piero lo raffigura all'asciutto: le acque del Giordano, infatti, si ritirano dinanzi al passaggio del Signore, così come si ritrassero nei giorni antichi, al passaggio di Giosuè a capo del popolo (Secondo un antica tradizione fu grazie alla preghiera del Battista che le acque del Giordano si ritrassero davanti al Salvatore). Pace e concordia, rappresentata da due dei tre angeli, si abbracciano e l'uomo (in secondo piano sulle rive del ruscello) sciolto dal peccato che lo teneva ricurvo, si riveste del Signore Gesù Cristo.
L'arte si rivela così un mezzo prezioso per la preghiera e la meditazione dei semplici, aiutandoli a conoscere e a penetrare i misteri della Parola. Già San Gregorio Magno affermava: ciò che lo scritto ottiene a chi legge, la pittura fornisce agli analfabeti che la guardano; ed è necessario che tutti possano giungere alla conoscenza delle Scritture poiché, come attesta san Gerolamo: "ignoranza delle scritture è ignoranza di Cristo" e dunque conosce veramente Cristo, il suo mistero, solo chi penetra e conosce la sua Parola.


Anche Madre Maddalena, pur nell'impossibilità - propria del suo tempo - di accostare direttamente la Sacra Scrittura, amava l'assidua meditazione della Parola. Le preghiere che ci ha lasciato - atti di fede, di amore e di adorazione davanti al Santissimo -, che le monache spesso leggevano a voce alta per animare i fedeli all'adorazione, sono ricche di reminiscenze bibliche: O Gesù, Salvator mio, io credo fermamente nella Presenza reale della tua sacralissima Umanità, e della tua Divinità in questo ineffabile Sacramento. Credo che ivi, Tu sei quello stesso che fu concepito nelle beate viscere di Maria Vergine degnissima tua Madre, quello stesso che nacque da lei in una stalla e fu collocato da lei in un presepio; quello stesso che dopo una vita laboriosa di trentatré anni e dopo un numero immenso di orribili supplizi soffrì la morte di croce per la mia salute; quello stesso che trionfò dalla morte e dall'inferno mediante la Tua gloriosa Risurrezione; e quello stesso finalmente che regna ora in cielo, assiso alla destra del tuo divin Padre, uguale a lui in gloria e potenza e coronato Re del Cielo e della Terra nella Tua Umanità. (Atto di Fede) Il Vangelo, riassunto in questa preghiera nelle sue verità principali, testimonia la Santa Umanità di Gesù, oltre che la sua Divinità; con Lui Dio è entrato nella storia, è il Dio Presente.


Il mistero della vita di Cristo attirava Madre Maddalena non meno del mistero dell'Eucaristia. Le fonti attestano che si soffermava sovente a meditare il Vangelo e la passione del Signore e che volentieri intratteneva le novizie raccontando loro eventi della vita di Gesù (cfr. Summarium pg 54. Teste Isabella Baldeschi).
La Parola nutriva il dialogo interiore della Madre con il suo Signore, dalla Parola attingeva immagini che potessero esprimere il suo Amore per Gesù Eucaristia: "Che la mia lingua rimanga attaccata al palato e tutto il mio corpo perda l'uso delle sue membra, piuttosto che scordarmi di Te in questo divin Sacramento e faccia o dica cosa indegna di Te." (Dir. 1814 pg 66. Cfr. Sal 137,6)
Sulla Parola si fonda la certezza che nell'Eucaristia c'è la Presenza viva e reale del Signore Gesù: È ben vero, o mio Gesù, che Tu sei qui (nel Sacramento) in modo incomprensibile […] però io non seguo i miei sensi, i quali non possono vedere che le apparenze del Pane sotto cui Ti nascondi. La tua Parola, o Verbo Increato e Incarnato, o verità infallibile, mi basta. Tu hai detto: "Questo è il mio Corpo" io non altro cerco; lo credo perché Tu lo hai detto e sono pronta a dare la vita per la confessione di una tal verità. (Atto di Fede)


Per Cristo mediante l'Eucaristia
Nell'Eucaristia noi vediamo e tocchiamo il Verbo della vita ed entriamo in profonda comunione con lui. …Ed invero sotto le specie visibili del Pane, vien posto Nostro Signore Gesù Cristo: si prende, si espone, si tocca, e noi lo riceviamo, come nostra Vita, nostro Pane, e nostro alimento (M. M. Maddalena, Dir. 1814 pg 29).
L'opera di Piero, che ora purtroppo si trova nello scenario triste di un museo, era originariamente collocata dietro l'altare maggiore della Cattedrale di Borgo San Sepolcro, dove il sacerdote celebrava l'Eucaristia. Si comprende allora come la discesa dello Spirito Santo su Gesù rimandi all'epiclesi della Santa Messa: la colomba si libra proprio sopra il capo del Signore e la mano destra del Battista s'interpone fra i due proprio come le mani del sacerdote sulle offerte (Questa scena, confrontata con altre analoghe - quella dell'Angelico ad esempio -, rivela immediatamente il differente intento dell'autore). La colomba si trova al centro di un ampio cerchio che abbraccia la volta e si chiude nella parte sottostante, con la linea suggerita dal braccio destro dell'angelo e dal braccio sinistro, leggermente piegato, del Battista: la sfera del divino irrompe nell'umano e lo trasfigura. I tre misteriosi angeli sulla sinistra, non partecipano al rito portando le vesti del Salvatore, come invece avviene nella maggior parte delle raffigurazioni del Battesimo (si confronti anche qui il quadro dell'Angelico), ma sono pure presenze che invitano - con la posizione del corpo e con lo sguardo - ad entrare nel mistero ivi rappresentato. Fra le tante ipotesi avanzate su questi tre angeli, qualcuno ha visto in essi la personificazione della Trinità; nel contesto della nostra rilettura dell'opera di Piero vi possiamo scorgere le tre virtù teologali: la fede, la speranza e la carità mediante le quali si possono penetrare i divini misteri. (Figura 3)


Madre Maddalena chiama lo Spirito Santo "sacro nodo" che, mentre tiene unito il Padre con il Figlio, unisce anche noi mediante l'Eucaristia, al Signore Gesù. Se la Parola sostiene, illumina ed esorta, è però l'Eucaristia che ci permette la massima unione col Signore e ci introduce nel mistero della vita trinitaria. Nel Sacrificio dell'altare siamo invitati ad unire tutto di noi al Signore Gesù, a lasciarlo rivivere in noi: se infatti egli si dona totalmente a noi, in questo mistero, come possiamo noi non donarci totalmente a Lui?
Tu, mio Dio, senza alcuna riserva doni a me nella SS. Comunione tutto te stesso, e tutto quello che possiedi e che puoi. […] Tu ti sei unito a me, come se non avessi altri che me, e io non dovrò generosamente dedicarmi e consacrarmi tutta al tuo servizio e al tuo culto? […] Io unisco i miei pensieri, i miei affetti, parole ed opere alle Tue infinite perfezioni, affinché in futuro Tu stesso sia nell'Eucaristia, la mia fede, la mia speranza ed il mio amore. (Atto di offerta e di unione)


In Cristo mediante la fede
Non attraverso la Scrittura e neppure attraverso la santa Eucaristia si può penetrare il mistero di Cristo se viene meno la fede. Ripetutamente Madre Maddalena sottolinea la necessità della fede, per accedere al Mistero del Verbo incarnato. La fede non è necessaria soltanto a noi, che entriamo in contatto vivo con la Santa Umanità di Gesù attraverso il Sacramento dell'Eucaristia, ma fu indispensabile anche ai discepoli: Noi dobbiamo avere una fede sì viva, e così sensibile, per cui crediamo fermamente, che il Signor nostro Gesù Cristo si è messo in questo Sacramento ed in tante Chiese per essere ivi adorato, visitato ed amato più familiarmente dagli uomini. È questa una familiarità santa, rispettosa, mediante la quale (Gesù Cristo) si unisce a noi dolcemente e opera nell'anima nostra con quella grazia di cui erano pieni i discepoli. Essi, che sempre lo vedevano, da tutto quello che Gesù Cristo aveva di visibile rimanevano infiammati dall'amor di ciò ch' Egli aveva d'invisibile e questo loro invisibile sguardo risvegliava maggiormente e fortificava la loro fede Noi possiamo dire dell'Eucaristia quello che la Chiesa dice dell'Incarnazione in uno dei Prefazi della S. Messa, poiché tanto dall'Eucaristia che dal Mistero del Verbo Incarnato una nuova luce è apparsa sulla terra della Divina Bellezza nelle nostre menti, affinché mentre conosciamo Iddio visibilmente per esso medesimo siamo rapiti all'amore delle cose invisibili.
Chi per mezzo della fede accoglie il Signore diviene figlio di Dio, suo familiare, come attesta Giovanni nel suo Vangelo: a quanti però l'hanno accolto, ha dato potere di diventare figli di Dio: a quelli che credono nel suo nome… (Gv 1,12)
La fede conduce ad entrare in una familiarità santa con Gesù. Gli apostoli, nella loro convivenza con il Signore, non furono più fortunati di noi: anche ad essi fu necessario uno sguardo di fede per riconoscere, sotto il velo della carne di Gesù di Nazareth, il Messia, il Figlio di Dio. Lo stesso Giovanni Battista, pur essendo cugino di Gesù, entrò nella familiarità con lui grazie alla fede e non grazie ai legami della carne e del sangue.
Nell'opera di Piero è proprio il Battista, insieme con l'angelo in vesti rosse e blu, a condurre l'osservatore a fissare lo sguardo su Gesù autore e perfezionatore della fede. (Eb12, 2) Entrambe le figure, infatti, con un gesto delicato della mano indicano il Salvatore. Giovanni Battista, guardando verso Gesù e genuflettendo leggermente una delle ginocchia, invita all'adorazione, mentre il colore degli abiti del primo angelo alludono al mistero che si adora: il rosso, l'umanità di Gesù -la sua passione e morte -e il blu, la sua divinità. Gli stessi colori si ritrovano nell'abito di Cristo dell'icona della Trinità di Rublëv. Le ali multicolore dell'Angelo rievocano le piume del pavone o dell'uccello del paradiso, entrambi simboli della risurrezione.

Dalle cose visibili impariamo così, grazie alla fede, a vedere Dio visibilmente. San Gregorio Magno, che fu un grande difensore della funzione didattica dell'immagine, diceva: "altro è adorare un dipinto, altro è imparare da una scena rappresentata in un dipinto che cosa adorare." Così, come da un immagine di arte sacra, realtà visibile, impariamo a conoscere e ad amare l'invisibile, così dalle realtà visibili dei sacramenti abbiamo accesso al Mistero grazie allo sguardo della fede.
Fissare il mistero, contemplare a lungo l'Eucaristia e leggere alla sua luce la Parola conducono a vivere con Cristo, per Cristo e in Cristo. Madre Maddalena direbbe: chi lo visita spesso, diviene suo amico e familiare; questi è quegli che spesso si ciba alla sua mensa e vive di lui e per lui (Dir. 1814, pg 29).

Rivestirsi di Cristo
Entrare nella familiarità con il Signore comporta assumere un certo habitus, cioè uno stile di vita, delle abitudini, una certa cultura e mentalità che assomigli a quella di Cristo ed esprima la nostra appartenenza a Lui. Comporta, come direbbe Paolo, avere gli stessi sentimenti di Gesù Cristo, tanto nel rapporto con i fratelli che nella preghiera per essi.

Sullo sfondo del dipinto di Piero, a destra dell'osservatore si scorge un uomo seminudo, colto nell'atto di indossare l'abito. Il biancore della sua pelle, del tutto simile a quella Signore Gesù, fa pensare al neofita che ha già attraversato le acque salutari del Battesimo e si riveste di Cristo. Candido, come la pelle di Cristo e del neofita, è anche il tronco dell'albero in primo piano. Quest'albero, e quell'altro più in ombra semi nascosto dagli angeli, è volutamente diverso dagli altri presenti nel paesaggio. Sullo sfondo abbiamo delle conifere, mentre gli alberi in primo piano, belli e frondosi, sono più simili agli alberi da frutta e rimandano ai due alberi del paradiso terrestre: l'albero della conoscenza del bene e del male e (quello in ombra) l'albero della vita. Il simbolismo è chiaro: chi si riveste del Signore Gesù Cristo ed entra nella familiarità con lui, riacquista il candore e la bellezza originaria.
Dietro al neofita si intravedono altri uomini, in abiti ampi e con copricapo di diversa foggia. Questi, in contrapposizione alla compostezza degli altri personaggi, sembrano muoversi e discutere animatamente. Se si fa riferimento al Vangelo possiamo vedere rappresentati in essi farisei e sadducei, ma se si fa riferimento al momento storico in cui Piero della Francesca ha dipinto il Battesimo, allora questi personaggi sembrano rappresentare la controversia tra la chiesa d'oriente e quella d'occidente attorno al Mistero della Trinità, controversia che si placò nel 1439, in seguito ad un accordo raggiunto col Concilio di Firenze. L'accordo tuttavia fu breve, decadde subito dopo e non fu mai sancito. Piero dipinge la sua tavola verso 1452 (almeno per alcuni, perché per altri la datazione è proprio attorno agli anni del Concilio di Firenze), quando appunto la prospettiva di una ritrovata concordia fra le due Chiese era ormai sfumata.

L'uomo seminudo, non ha abiti che permettano di collocarlo in un'epoca; non indossa, come Cristo, il perizoma; non è un uomo del tempo di Gesù, ma è il credente di ogni tempo, è la Chiesa che attraversa i secoli e le epoche: già santificata, per i meriti e la grazia di Gesù Cristo, eppure sempre bisognosa di perfezionarsi, di rivestirsi di Cristo per essere senza macchia né ruga.


Madre Maddalena viveva, nella preghiera la profonda consapevolezza di doversi rivestire di Cristo, e questo chiedeva intensamente in ogni incontro con Gesù Eucaristia: Tu, come Pane disceso dal Cielo, vivo e vivificante, nutrendomi della Tua Carne e del Tuo Sangue, mi trasformerai tutta in Te, regnerai in me e secondo la Tua promessa farai sì che io, in avvenire non viva che per Te, come tu non vivi che per il Tuo Eterno Padre. (Atto di Speranza)

Vivere in Cristo non fa però del credente un uomo disincarnato. Cristo pur aprendo una impegnativa via alla santità non ha insegnato ad evadere dalle sfide della storia. Piero, collocando la scena del Battesimo in un paesaggio familiare ai destinatari del dipinto, facendo allusione a riferimenti storici del suo tempo, aiutava i suoi contemporanei ad interpretare gli eventi della loro vita alla luce del Vangelo, insegnando a trasformare in preghiera il loro quotidiano.

Così Madre Maddalena pur additando la méta alta di vivere secondo la grazia, di collaborare cioè con l'azione santificante dello Spirito per riacquistare la bellezza originaria, non cessa di guardare e di portare nella preghiera le tormentate vicende della storia.
Gli esempi e i riferimenti sono innumerevoli. In uno dei documenti principali dell'Istituto, la cosiddetta Esortazione, la Madre illustra sinteticamente il lume avuto da Dio per fondare l'Istituto e rivela l'ampia prospettiva della sua preghiera intercedendo per Eretici, Scismatici, infedeli, Maomettani, Ebrei, increduli, peccatori e giusti, per la Santa Chiesa e la propagazione della fede, per la pace e la concordia fra i Principi cristiani, per la salute e la prosperità del Sommo Pontefice. Ella vorrebbe inoltre veder presenti, "a questa nostra adorazione uniti in uno stesso spirito di fede e comunione cattolica, ed accesi di santo amore gli infedeli, i Turchi, gli eretici e gli altri tutti che vivono fuori dalla nostra religione Cattolica".
Questo sguardo universale si traduceva in concreto nell'assistenza spirituale alle persone di rango che la frequentavano, nel prendersi cura delle neofite e persino nell'occuparsi di una giovane ebrea, convertita al cristianesimo, indirizzandola a chi poteva esserle d'aiuto nel progresso della fede. (cfr. Isabella Baldeschi Summarium pag 61 §122. / A.O. P. pg 308) Per un dono speciale del Signore ella ebbe anche una grande lucidità nel leggere gli eventi drammatici causati dalla rivoluzione francese. Ricevette dal Signore frequenti istruzioni e profezie riguardo alla sorte del sommo Pontefice e di Napoleone. Profezie che ella trascrisse diligentemente e comunicò al Santo Padre e a causa delle quali ebbe molte difficoltà fino a meritare l'accusa di cospirazione contro il governo francese ed essere costretta all'esilio.

Vivere per Cristo, con Cristo e in Cristo, non ci assicura il passaggio indenne tra gli sconvolgimenti del mondo, ma ci assicura l'assistenza dello Spirito Santo nel sostenere una lotta che, già vinta da Cristo, il Capo, deve però perpetuarsi nel suo Corpo: la Chiesa di ogni tempo e di ogni latitudine. Il cristiano è chiamato a seguire le orme del Maestro anche nella dimensione universale della sua preghiera, a non lasciarsi stringere nei confini angusti delle mentalità del proprio tempo, ma a illuminare tutto con la luce del Vangelo e la portata universale della salvezza. (Figura 4)

Conclusione
L'arte sacra è un annuncio di salvezza: chi la contempla non può rimanere uguale a prima. Nel dipinto pierfrancescano i tre angeli posti fra i due alberi dell'Eden ci inquietano; ad essi Piero affida il compito di provocare l'osservatore. Essi, come già detto, sono stati variamente interpretati. A causa del Concilio di Firenze alcuni li hanno identificati con le tre persone della SS. Trinità (i colori delle loro vesti: rosso, bianco e blu erano i colori dell'Ordine dei Trinitari). Altri hanno visto nei due angeli abbracciati, la concordia e la pace. L'angelo centrale, infatti, ricorda l'immagine di Flora, una divinità di antichissima origine italica, simbolo della primavera e della concordia. L'angelo con il serto di olivo rappresenta invece, la pace. Ma è soprattutto il loro sguardo a porci degli interrogativi.
L'angelo della Concordia guarda il mistero che si sta compiendo e il suo sguardo è assorto e contemplativo, va oltre il visibile. La sua carne, bianchissima come quella di Gesù, esprime purezza e luminosità. Egli ci interroga circa il mistero, quale posto occupa nella nostra vita la contemplazione e il silenzio, il rapporto con Dio.
L'angelo della Pace ci guarda diritti in volto. Osserva proprio noi, mentre abbraccia la concordia, quasi a rimarcare d'essere una sola cosa con lei. La pace e la concordia sono in parte doni di Dio e in parte impegno dell'uomo. Egli dunque rinvia al nostro rapporto con gli altri, al nostro impegno per la giustizia e per la pace.
L'ultimo angelo ci volge le spalle, ma si trova nella nostra stessa posizione rispetto al Mistero. Anch'esso sembra guardare il Cristo, eppure il suo sguardo si dirige più lontano, forse si posa sull'uomo ricurvo, appena uscito dal lavacro purificatore, oppure scruta gli uomini in ampie cappe e mantelli. Egli ci invita a riflettere sui segni dei tempi. Invita a guardare la storia, non con l'occhio distratto della cronaca, ma con lo sguardo penetrante di Dio, alla luce cioè, della rivelazione che trova in Cristo la sua pienezza.

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