Nei congelatori, embrioni o ovuli?

Autore:
Sgreccia, Mons. Elio
Fonte:
Osservatore Romano ©
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Adesso, si conosce che in Italia gli embrioni congelati, conservati nei vari centri dediti alla fecondazione artificiale, sono poco più di ventiquattromila (24.276 secondo i dati ufficiali forniti dalla commissione che li ha censiti). Di questi, soltanto 250 sarebbero "orfani", cioè sciolti dalla tutela di chi li ha 'commissionati' e poi abbandonati per vari motivi. È ragionevole ritenere che tali cifre, qualora non coincidessero del tutto con la reale situazione italiana (magari per difficoltà di rilevamento dei dati), risulterebbero approssimative per difetto, non certo per eccesso.
Un vero e proprio esercito di esseri umani che, in un bagno di azoto liquido a ca. -180°, attende invano di riprendere il proprio cammino di sviluppo e di crescita. Il fatto che sia soltanto una minima parte di essi - in quanto rifiutata dai legittimi tutori - ad essere indicata come possibile oggetto di sperimentazione, potrebbe forse "ridimensionare" la vastità del problema giuridico della loro tutela, ma non certamente diminuire la questione etica di fondo (il riconoscimento della dignità umana dell'embrione ed il rispetto della sua integrità). Anche se ormai ci siamo quasi abituati a sentir parlare di congelamento di embrioni, come fosse la cosa più naturale di questo mondo, è esigenza etica scuotersi con decisione da questa 'assuefazione' indotta, riconoscendo con chiarezza che l'idea di "congelare" un essere umano (anche se nelle prime fasi del suo sviluppo) è un gravissimo atto di violenza, di prevaricazione e di dispotismo, poiché impedisce la continuazione del suo sviluppo naturale, non è orientato al bene dell'embrione stesso, anzi lo espone a rischi pesanti (per di più senza il suo consenso), in vista di altri scopi, e lo avvia inesorabilmente verso una sorte assurda, quasi sempre la morte.
In Italia, dunque, oggi sappiamo che il numero di embrioni crioconservati nei laboratori è enorme, troppo grande per non creare un certo imbarazzo etico, insieme ad una sorta di 'apprensione sociale', persino in chi non riconosce nell'embrione la presenza attuale di un individuo umano. Da qui l'impegno politico (in senso ampio) di trovare vie alternative per la realizzazione della fecondazione artificiale, così da evitare un ulteriore accumulo di embrioni congelati.
È di queste ore la notizia che, per realizzare quanto appena detto, in Italia si cercherà di adottare la metodica del congelamento degli ovociti (le cellule gametiche femminili); l'annuncio è stato dato dal Ministro della Sanità in persona, che ha commentato così: "In questo modo, siamo in grado di conciliare in modo quasi miracoloso i bisogni della scienza, il diritto della donna alla fecondazione, il diritto del mondo religioso a non vedere calpestata la sua sensibilità" (ripreso da AVVENIRE del 6/4/2001, p.12).
Anche se alcuni ricercatori ritengono che sia impossibile, di fatto, eliminare del tutto il congelamento degli embrioni dall'intero procedimento di fecondazione artificiale, pur partendo dal congelamento dei soli ovuli, sicuramente, la notizia dell'intenzione d'interrompere la pratica della crioconservazione di embrioni non può che far tirare un sospiro di sollievo a tutti quelli che hanno a cuore la tutela della vita umana fin dal suo concepimento: c'è solo da augurarsi che la motivazione di un simile orientamento risieda nell'ammissione del valore e della dignità dell'essere umano, anche allo stadio di embrione (o almeno della possibilità che sia così); sarebbe veramente una banalità intenderlo come una sorta di gesto di "accondiscendenza" nei confronti della Chiesa e dei cattolici in genere, magari per raggiungere altri scopi che davvero poco hanno a che fare con la tutela della vita. Sarebbe inoltre fare un evidente torto alla verità il tentare di ridurre la questione etica dello statuto dell'embrione umano ad un problema meramente 'religioso' (o ancora peggio 'cattolico'), e quindi pertinente alla sola sfera del privato, e così facendo, diminuire la responsabilità della società, nel suo insieme, nel decidere i propri orientamenti in merito ad una questione di così vasta portata, per la cui soluzione la Chiesa non rimanda al Vangelo, ma a quanto postula la sana ragione.
Del resto, è qui opportuno ricordare che l'eliminazione del procedimento di congelamento degli embrioni potrebbe risolvere soltanto una delle questioni etiche legate alla fecondazione artificiale che, come sottolinea alla luce del dato razionale la dottrina ufficiale del Magistero (cfr. Congr. Dottr. Fede, Donum Vitae 5), resta comunque moralmente illecita, anche nella forma "omologa", per l'inevitabile separazione che opera tra l'atto unitivo e quello procreativo (abolendo il primo). Giudizio anche più severo merita ovviamente il modello "eterologo" che, in più, offende e ferisce l'unità coniugale. Proprio l'altissima dignità della persona umana, infatti, esige che la sua esistenza abbia inizio da un atto d'amore personale tra un uomo e una donna, uniti in matrimonio.
Quello che lascia più perplessi, però, è il resto delle notizie giunte in queste ore.
A fronte della scelta di congelare gli ovuli per evitare di accumulare embrioni, il Ministro della Sanità ha paradossalmente anche ricordato che sarebbe opportuno e "nobile" pensare di utilizzare gli embrioni crioconservati già esistenti e giuridicamente disponibili (ca. 250), per cominciare la sperimentazione sulla produzione delle cellule staminali. Abbiamo detto 'paradossalmente', perché in effetti una tale sperimentazione prevede, in maniera inevitabile, la distruzione di tali embrioni per il prelievo delle cellule staminali dalla loro massa cellulare interna, quando hanno raggiunto lo stadio di blastocisti. Anche la riproposizione del TNSA (Trasferimento di Nucleo per la produzione di cellule Staminali Autologhe), la cosiddetta "via italiana" per la produzione "diretta" di cellule staminali immunologicamente compatibili con l'organismo del paziente, senza passare attraverso la formazione di embrioni veri e propri, finisce per essere contraddittoria rispetto alla preoccupazione iniziale di evitare che gli embrioni finiscano nel buio freddo dei congelatori.
Tale via, infatti, è ancora del tutto ipotetica ed attende di essere comprovata dalla comunità scientifica (a tutt'oggi, non sembra vi sia ancora alcun lavoro scientifico documentato e presentato pubblicamente). (cfr. Vial Correa-Sgreccia, Cellule staminali umane autologhe e trasferimento di nucleo, in "L'OSSERVATORE ROMANO" di Venerdì 5 gennaio 2001, p. 6); a questo proposito, occorre ribadire la necessità etica di verificare una tale ipotesi attraverso la sperimentandola previa (e sufficientemente duratura) sugli animali, e non direttamente sugli embrioni umani.
In conclusione, ben venga ogni iniziativa che possa assicurare maggiore rispetto e tutela per l'uomo lungo tutto l'arco della sua vita, dal concepimento fino alla sua morte naturale; ma se si accetta di riconoscere il valore di tale tutela, allora essa va garantita e promossa in tutte le situazioni in cui la vita umana è minacciata nella sua integrità, e questo vale a maggior ragione nei casi in cui la vita si presenta a noi in condizione di fragilità indifesa, come accade per l'embrione.
No, allora, al congelamento degli embrioni, ma anche no alla loro clonazione e distruzione per il prelievo delle cellule staminali, no alla "pillola del giorno dopo" che li elimina prima ancora che si possano impiantare in utero, no ad ogni sperimentazione embrionale che non sia stata già abbondantemente testata sugli animali, no ad ogni forma di manipolazione degli embrioni, che non sia mirata al loro stesso bene.
Solo allora, potremo veramente credere che si stia tentando di salvare quelle piccole vite umane innocenti.