I dati della Procreazione Medicalmente Assistita in Italia aggiornati al 2009

Fonte:
CulturaCattolica.it
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Ma vediamo i dati della PMA in Italia.
Tutti i dati provengono dalle Relazioni dei Ministeri della Salute negli anni 2005-2011.
Le cause di infertilità registrate tra le coppie che si sono sottoposte a PMA (ICSI o Fivet) nel 2009 sono dovute: 35% cause infertilità maschile, 30% cause maschili-femminili non separabili o ignote, 35% cause infertilità femminili.
I centri che utilizzano tecniche PMA sono passati dai 120 del 2003 ai 316 del 2005; aumentati fino a 354 del 2008 e a 350 del 2009: quindi non è vero che la Legge 40 ha limitato la PMA in Italia, anzi, se si pensa che gli USA avevano 330 centri nel 1996 e gli ultimi dati dicono ce ne sono 483, vediamo la sproporzione di questi centri in Italia: altro che fughe all’estero a causa della Legge 40! Il numero delle coppie sottoposte a PMA è passato dalle 17125 del 2003 alle 63840 del 2009; se guardiamo il numero di bambini nati con le tecniche PMA, esso ha superato nel 2008 i 10000, raggiungendo nel 2009 i 10819 nati (nel 2005 erano ancora 4940), anche se il rapporto embrioni trasferiti/bambini non nati rimane elevatissimo, circa 8:1 (91921:10819 nel 2009) con una conseguente moria di bambini. La percentuale delle gravidanze con tecniche ICSI e FIVET è circa il 20% rispetto ai cicli iniziati (20,7% percentuale gravidanze tecniche a fresco rispetto a cicli iniziati, 26,6% rispetto a trasferimenti; 17,4% percentuale gravidanze tecniche a fresco rispetto scongelamento embrioni, 18,5% rispetto a trasferimenti; 14% percentuale gravidanze tecniche a fresco rispetto scongelamento ovociti, 17,1% rispetto a trasferimenti). Gli aborti naturali sono costanti, circa il 21% delle gravidanze.


L’età media delle donne che effettuano PMA in Italia era di 35,3 anni nel 2005, di 36,2 nel 2009; in Europa era di 34,3 nel 2006; le donne sopra i 35 anni rispetto al totale di quelle che hanno utilizzato tecniche PMA sono passate dal 60,7% del 2005 al 68,7% del 2009 e questo riduce ancora più l’efficacia di queste tecniche già di per sé scarsa. Infatti la probabilità di aborto spontaneo aumenta dal 10% sotto i 30 anni, è al 18% sopra i 35 e al 34% sopra i 40. La percentuale di gravidanza con tecniche ICSI e FIVET nel 2009 per le donne tra i 30 e 35 anni è stata intorno al 25%, è calata al 14,5% per le donne tra i 40-42 anni, in generale la media è stata del 23-24% rispetto ai prelievi effettuati a seconda della tecnica.
Dal 2004 non ci sono più state riduzioni embrionali vietate dalla Legge 40; la % di parti gemellari è aumentata dal 22.7% del 2003 al 24.3% del 2005, ma nel 2009 essi sono scesi del -0,8% rispetto al 2008 e sono pari al 20,6% mentre quella europea è al 19,9%, i trigemini sono 2,4%. Un dato negativo è il ritorno delle gemellarità quadruple dopo la sentenza 2009 contro il limite dei 3 embrioni; infatti dal 2009 si è avuta la presenza del 2.6% dei trasferimenti di quattro embrioni, vietati precedentemente alla sentenza 151/2009 .
Gli embrioni morti per scongelamento sono passati dai 1993 del 2003 ai 418 del 2008 risalendo a causa delle ripresa della pratica della crioconservazione dopo il 2009 a 1394, nel 2009 si sono anche congelati altri 7337 embrioni.
Ci chiediamo: è giusto congelare una vita o scongelarla sapendo che la percentuale di morte o danni è altissima? Secondo noi no, nessuno di noi si farebbe mettere in un freezer, non capiamo perché bisogna farlo con gli embrioni dei quali poi molti si disinteresseranno lasciandoli lì, come dimostrano i 30000 circa accumulati prima del 2004.