Ammasso di cellule o vita?
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In questi ultimi giorni abbiamo assistito a due eventi importanti che portano in sé un problema comune, forse non così chiaro ai più: la definizione di uomo.
La legge sulla fecondazione medicalmente assistita è stata definitivamente approvata. Per la prima volta è avvenuta la clonazione dell'essere umano tramite trasferimento di nucleo in ovocita di donatore.
E così sono stati accontentai un po' tutti; quelli che hanno gridato allo scandalo perché la legge approvata sulla fecondazione assistita è restrittiva, lede la libertà di ognuno di fare ciò che si vuole, ora potranno essere soddisfatti dal fatto che la scienza finalmente è riuscita a fare ciò che da tempo si sperava: creare un qualcosa (in realtà, se non fosse chiaro, questo qualcosa è un individuo) per poterlo "usare" per scopi buoni, come la ricerca di nuove terapie per la cura di malattie croniche e gravi.
Le considerazioni che si possono fare legate a queste problematiche sono tante.
Riguardo alla fecondazione in vitro, abbiamo già detto altrove che è una legge che cerca di regolarizzare il più possibile il far west che si era venuto a creare in questo campo; a mio avviso, poi, se seriamente due persone (di sesso opposto) che si amano desiderano un figlio e per motivi patologici non riescono ad averlo per le vie naturali, questa legge tutela il loro diritto a tentare la fecondazione assistita e non lede affatto la loro libertà di scelta. Il tentativo di limitare la produzione di embrioni soprannumerari è uno dei punti più forti, che fa intravedere timidamente l'idea che quelli fecondati in più sono individui veri, e come tali vanno rispettati.
Il problema più drammatico è quello sollevato dalla tecnica di clonazione che è stata possibile realizzare. Il trasferimento di nucleo di cellula somatica prelevata da un organismo, immessa in ovocita di donna ha dato origine alla formazione di trenta embrioni umani che sono stati fatti sviluppare in laboratorio e sezionati per prelevarne le cellule di tipo staminale destinate ai tentativi di terapia cellulare, la cosiddetta medicina rigenerativa.
Ancora una volta il problema principale di questa tecnica non è tanto nel fine, che può esser considerato buono, ma è all'origine della metodica stessa: ciò che viene creato "è" un embrione, un esser umano, quindi, con tutti i diritti di ogni altro esser umano, primo fra tutti quello alla vita. Discutendo in questi giorni con varie persone, il problema principale che appare è quello che sembra logico identificare il prodotto di questa metodica in un ammasso di cellule e non in un embrione, per cui di conseguenza è logico e lecito utilizzarlo per scopi di ricerca e altro. Ma ormai vari studi hanno evidenziato che non esiste un momento, dal concepimento in poi, in cui si può dire: da qui in poi è embrione, prima non lo è, perché lo sviluppo è continuo, graduale, armonico, per cui se non è embrione all'inizio non lo sarà mai, viceversa se lo è, deve esserlo fin dall'inizio, non può esistere un "prima" e un "dopo".
Forse questa è una delle sfide culturali, non solo scientifiche, più drammatiche della nostra epoca: la definizione di uomo; sicuramente è una sfida che mette al centro la necessità di guardare la realtà per quello che è, tenendo in considerazione tutti i suoi fattori; nella realtà è iscritta la verità di lei stessa; ma un atteggiamento che vuole interpretarla solo da punti di vista parcellari, senza tenere presente il tutto, riuscirà solo a sfiorare la verità, senza apprezzarne la bellezza che ne deriva.