Storia di una eutanasia richiesta ma non voluta

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CulturaCattolica.it ©
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Andrea aveva 34 anni, era malato di AIDS, forse da circa 10 anni, ma non lo sapeva.
Quando è arrivato in ospedale, stava male. Gli è diagnosticato un tumore, un linfoma, di quelli associati all'infezione da HIV e per i quali; fino a qualche anno fa, non c'era molta speranza di cura, tantomeno di guarigione.
Un giorno, durante il giro-visita, mi confidò la sua storia: era laureato, faceva il giornalista, ma era brutto, nessuna delle ragazze del suo paese l'aveva mai guardato e anche i pochi amici che aveva quand'era più piccolo lo avevano sempre preso in giro, perché era grasso e brutto. Ma aveva un sogno: viaggiare, andare in Brasile, cercare un po' di compagnia di qualche bella donna… e il suo sogno un giorno si avverrò e in Brasile, insieme alla compagnia di qualche bella donna trovò anche la compagnia di uno dei compagni più fedeli, che non ti lasciano mai fino alla morte: l'HIV.
Adesso stava male, io e i miei colleghi eravamo molto preoccupati perché la massa tumorale era molto estesa e in particolare era presente in zone molto particolari, come la colonna vertebrale. Nel giro di 48 ore successe quello che tutti temevamo: i suoi arti inferiori si paralizzarono completamente, era diventato anche incontinente e nei giorni a venire si iniziarono a formare delle devastanti piaghe da decubito sacrali…
Entrare in quella stanza era una pena, non si sapeva cosa rispondere alla domanda di guarigione che ci poneva tutte le mattine, certo c'era ancora qualche chemioterapia che si poteva tentare, ma tutti sapevamo che il risultato sarebbe stato comunque negativo.
Un pomeriggio Andrea mi chiamò, voleva chiedermi delle cose riguardo alla malattia. C'era anche la sua mamma accanto a lui, che non lo ha mai abbandonato un minuto e che ascoltava con immenso dolore tutto ciò che il proprio figlio ci rivelava di sé, ormai senza più alcuna remora…
Quello di cui voleva parlare era della volontà di andare in Olanda… questa volta per incontrare un'altra cosa, l'iniezione definitiva, l'eutanasia…
D'altronde la sua vita era ormai finita, non aveva davanti a sé che giorni bui e pieni di dolore, per sé e per i suoi familiari, senza alcuna speranza, non aveva più senso niente…
E nel mio cuore il primo pensiero è stato che in fondo aveva ragione, che scopo aveva ormai la sua vita? Il destino era ormai segnato, l'unica cosa che non si sapeva ancora era il giorno e l'ora, il come era facilmente intuibile…
Ma quei suoi occhi domandavano in fondo un senso di tutto ciò e non potevano sbagliare: il senso c'era, eccome… la direzione della sua vita era ben segnata e non era quella della morte fisica, ma quella del cammino verso il Destino, dove la meta, Gesù Cristo, cammina insieme a te.
La sua sofferenza era stata già presa dalla Croce di Cristo e da questa trasformata in amore e in possibilità di vita per il mondo, per chi gli stava accanto, quindi anche per me; era stato scelto per portare e completare in sé un pezzo dei patimenti della croce redentiva di Cristo
Non era inutile; lui, Andrea, era prezioso in questo momento e necessario; ciò che il male dell'uomo aveva creato, il dolore, ora era preso e trasformato… tutto quello che gli era chiesto adesso era di rendersi conto di questo, di accoglierlo, perché il dolore fosse un poco più lieve…
Capivo che questi miei pensieri espressi ad alta voce con Andrea, in una lunga chiacchierata durata tutto il pomeriggio, non potevano essere solo delle belle parole che tante volte avevo sentite, magari ripetute diligentemente; davanti alla sua paralisi, davanti alle sue domande non potevo essere falsa, e capii che la sua domanda di senso era innanzitutto "per me", era la domanda di senso a me e alla mia vita…
O quello che stavamo dicendo era vero per me tutti i giorni della mia vita, oppure era giusta la sua richiesta dell'Olanda.
Se non era vero che la Speranza cammina con me tutti i giorni e il mio unico compito è di riconoscerla, allora il mio posto non era in quella stanza di ospedale, ma in Parlamento per cercare in tutti i modi di far passare anche in Italia quella "giusta" legge - stando ai presupposti - della legalizzazione dell'eutanasia…
Nei giorni successivi le condizioni di Andrea andarono via via peggiorando, andò in coma per tanti giorni, sembrava che alla fine non volesse morire, o forse era già al cospetto del Padreterno, stava contrattando con Lui le ultime questioni delle sua vita… e alla fine si addormentò per sempre.
Dopo qualche mese la mamma di Andrea mi mandò un biglietto in cui ringraziava perché Andrea aveva vissuto gli ultimi giorni della sua vita serenamente…