L’importante è la tranquillità
Un futuro già presente. Almeno nella mentalità. Teniamo presente che già vengono attuate sperimentazioni (sic!) di eutanasia infantile a Groningen in olanda (il minuscolo è mio) e che nel parlamento dello stesso paese sono in discussione svariate proposte per estendere il "diritto a morire" a vecchi e malati mentali. Tutto naturalmente "per il loro bene", "perché non soffrano più", "per evitare loro sofferenze indicibili", ecc. Da ciò a questo nostro racconto non si può neppure dire che il passo sia breve: passi da fare non ce ne sono neppure, si è già arrivati!- Autore:
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Un sole gentile si leva su Summerfield. La leggera brezza di inizio estate sfiora qualche foglia dei viali alberati nella zona residenziale. Come ogni mattina il signor Leclerc, il lattaio, inizia a lasciare le bottiglie davanti alle porte delle case. “Ciao Bill” fa al ragazzo che passa in bicicletta lanciando i consueti giornali. “Buongiorno signor Leclerc”, risponde Bill. “E’ un buon ragazzo, ben educato, diverso da tutti quelli di oggi!” pensa il lattaio. Il signor Smith apre la porta di casa, la borsa di pelle in mano. Si ferma un istante sui gradini respirando a pieni polmoni. Subito la moglie lo raggiunge: “Ciao tesoro... riesci a venire a pranzare a casa?” “Penso di sì cara...” “Allora ci vediamo dopo” un veloce bacio e un sorriso “Grazie Rachel, ciao”. Dall’altro lato della strada la signora Moonright esce tenendo per mano i suoi due bambini. Nella via passa ogni due tre minuti qualche madre con bambini annessi, tutti convergenti alla scuola elementare in fondo alla via. La signora Rosen apre la porta della sua casuccia d’angolo. Veste una camicia bianca coi fiorellini azzurri, ben curata, su cui ha appoggiato un leggero golfino blu. Tiene in mano la sua ormai celebre borsa. Con calma esce e chiude la porta. Non c’è bisogno della chiave: tutti la conoscono, la signora è simpatica a tutti. Nel percorrere il vialetto d’uscita si aggiusta velocemente i capelli argentei, dagli ampi riccioli. “Che stupida, mi sono proprio pettinata male” pensa ad alta voce. “Sta benissimo signora” le fa il giardiniere che sta curando gli alberi davanti alla sua casa “stia tranquilla” “Oh, signor Payne... come sta?” “Bene signora Rosen, grazie, e lei?” “Sì sì. Bene, grazie, esco a fare un po’ di spesa, come al solito... il piccolo Jack sta bene? Gli dica che se vuole venire a sentire un’altra storia lo aspetto da me questo pomeriggio con una di quelle torte che gli piacciono”. “Grazie signora, Jack sarà contento.” “Ci mancherebbe... sempre che il signor Doors abbia delle mele buone: quelle che mi ha dato l’ultima volta non erano un granché” aggiunge salutando. “Buongiorno signora Rosen” le dicono quasi in coro, superandola, i figli della signora Moonright, subito seguiti dalla madre. “Buongiorno ragazzi, fate i bravi a scuola, mi raccomando” risponde. La signora Rosen attraversa la strada con attenzione e si mette a percorrere il viale salutando la gente che incrocia. “Sempre in giro, eh signora Rosen?” “Devo andare dal signor Doors a fare un po’ di spesa...” Bill la raggiunge inchiodando con la bicicletta. La signora Rosen si arresta di botto “Bill, ma ti sembra? Mi hai spaventata!” “Mi scusi tanto signora, le volevo chiedere se si ricordava...” il ragazzo esita con timidezza.“Non ti preoccupare: passa da me non appena avrai finito con i giornali. Ti darò una mano per quegli esercizi di matematica!” “Grazie signora!” e pigia sui pedali. Continua a salutare, la signora, mentre percorre il viale. La via si riempie sempre più di persone, le mamme si avviano più celermente, poiché l’ora della campanella si avvicina. Con piccoli passi svelti, un po’ frenetici, la signora è quasi giunta al termine della via. Tutti l’hanno vista, come ciascuna mattina, e l’hanno salutata, come da parecchi anni a questa parte. “Buongiorno” leva la mano “Buongiorno” rispondono” “Buongiorno signora Rosen” “Buongiorno”. Ormai ha salutato due dozzine di persone, bambini esclusi. Passa sotto gli alberi del viale, che ogni tanto rabbrividiscono a una leggera folatina di brezza. La signora inciampa e cade di faccia. Riesce a pararsi con le mani, per cui prende solo qualche botta qua e là, ma la sua borsa si rovescia a terra. Il signor Smith, tre alberi dietro di lei, si affretta per soccorrerla. “Sto bene, sto bene, non è niente” dice la signora e, raccogliendo le sue cose fa per alzarsi. Usa, però troppa frenesia: non fa a tempo a giungere a metà altezza che ricade. “Non so proprio che mi stia succedendo, ma sto bene, non preoccupatevi, non è niente”. Ormai tutta la via si è accorta della sua caduta. Il signor Smith a mano a mano che si avvicina rallenta il passo e inizia a guardare la signora Rosen con stupore e una punta di diffidenza. Bill si è fermato; è sceso dalla bicicletta e si sta avvicinando cautamente alla signora. Leclerc, che stava consegnando delle bottiglie dall’altro lato della strada, resta fermo con il latte in mano, la testa voltata alla signora Rosen. “Non so che cosa sia successo, devo aver messo un piede in fallo... io...” La signora Rosen appare agitata. Raccoglie disordinatamente le sue cose, qua e là, ma sbaglia la presa e alcune rotolano giù dal marciapiede. “Comunque non c’è problema, ho avuto un momento, ma è tutto a posto, mi rialzo subito...” Ormai intorno alla signora Rosen c’è un capannello di gente che si avvicina furtivo, quasi temendo di disturbare. Il signor Payne, giunto in prossimità, estrae il cellulare e compone un numero. “Ecco, ora mi alzo...” La signora Rosen si sforza e in fretta punta il ginocchio, ma perde l’equilibrio e ripiomba a terra. La signora Moonright sospira pesantemente, scuote la testa guardando i bambini. Poi estrae il cellulare, ma le fanno cenno che il signor Payne sta già parlando. Allora lo ripone via. Intanto la signora Rosen è a terra tremante. È piena di lividi qua e là e si è rotta la gonna in un paio di punti “No, non c’è bisogno, grazie, non... non c’è bisogno che chiamiate nessuno, state tranquilli, non vi disturbate, non voglio disturbare...” Bill rivolge una smorfia triste al signor Leclerc, il quale gli frega la testa sussurrando: “È successo...” Entro un paio di minuti accosta silenzioso il furgoncino della Losanga Rossa. Scendono due infermieri ed educatamente fanno scostare il capannello di gente. Si chinano sulla signora Rosen. “Prego signora...” “Ma no, io non ho bisogno...” “Stia tranquilla...” con la massima delicatezza la prendono per i punti giusti e la sostengono finché non è in piedi. “Grazie, grazie, ma non ce n’era bisogno, davvero, non c’era bisogno...” l’anziana signora ha gli occhi impauriti, si guarda intorno agitata. “Non c’è motivo per essere inquieti, guardi, abbiamo recuperato la sua borsa e tutte le sue cose...” La gente del viale la guarda malinconicamente “Bene, siete veramente cortesi, ora posso...”. Gli infermieri, sostenendola per le braccia, le fanno fare due passi. Ella scende il gradino del marciapiede ed essi la sollevano per aiutarla a salire sul furgoncino “Ma non c’è bisogno, vi assicuro, avete fatto già tanto...” La voce della signora è sempre più flebile e roca. “Ci occupiamo noi di lei, non deve pensare a niente, se non a riprendersi dal brutto spavento...” “Ma no, io non...” il furgoncino si chiude e si allontana tranquillo. La gente, all’inizio lentamente, poi a mano a mano con più sicurezza, si disperde. Qualcuno commenta, qualcun altro sospira. “Signor Leclerc.” “Dimmi figliuolo.” “Mi spiace per la signora Rosen... era veramente una grande persona, mi ha aiutato un sacco di volte...” “Già Bill, è veramente una triste perdita. D’altra parte questa era l’unica cosa che potessimo fare. Aveva iniziato a soffrire, sarebbe stato crudele farla entrare nella malattia. Almeno così sarà tranquilla.”
Don Pinuccio
Jacopo