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Giovanardi ha ragione!

Autore:
Palmaro, Mario
"Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l'individuo per il quale la distinzione fra vero e falso non esiste più".

Il ministro Carlo Giovanardi ha perfettamente ragione: le norme olandesi pro-eutanasia fanno rivivere gli spettri del nazismo.
E' ovvio che da quelle parti non la prendano bene, e reagiscano con l'aria scandalizzata di chi si sente ingiustamente offeso. Ma la sostanza è quella denunciata con coraggio da Giovanardi: se oggi Hitler fosse seduto in uno scranno del Parlamento dell'Unione voterebbe a favore di una legge come quella olandese.
"Si garantisca una morte pietosa ai pazienti considerati incurabili secondo il miglior giudizio umano". E' il passo più significativo di una lettera scritta nel 1939 dal Fuhrer al suo medico personale Karl Brandt, nella quale Hitler incaricava Brandt di reclutare medici di provata fede nazista disposti a realizzare il famigerato Piano T4. Un progetto che avrebbe portato alla eliminazione di 70.000 tedeschi di "pura razza ariana", colpevoli solo di essere malati, inutili, dementi, mutilati della Grande guerra. Per loro, e non per i poveri ebrei, furono inaugurate le mostruose camere a gas.

Molti oggi obiettano: ma i nazisti uccidevano senza chiedere il permesso agli interessati. E' vero. E, infatti, chi chiederà a un neonato handicappato - come propongono i civili e rispettabili olandesi - se vuole o non vuole essere ucciso? E a Terry Schiavo, la donna fatta morire di fame e di sete negli States, chi ha chiesto un parere?

Ma c'è dell'altro: infatti, il fondamento dell'eutanasia nazista è il medesimo di qualsiasi uccisione per motivi pietosi. Non è il consenso, ma il giudizio sul valore di quella singola vita: lo stato, i medici, i parenti, i politici, decidono che se sei in coma, o sei mezzo scemo, è "meglio per te" morire. Lo si vede bene dalla lettera citata di Hitler: non si uccide per odio, ma per aiutare a morire "secondo il miglior giudizio umano".

Così è capitato anche in Olanda: prima si legalizza la morte per pietà, argomentando che ognuno può decidere quando farla finita. Poi, però, si estende la lugubre pratica anche a quelli che non possono dire né sì né no. Poverini, soffrono tanto: meglio eliminarli.

Questa è la vera pesante catena che lega il caso olandese con l'orrore nazista: chi ama la verità non potrà tacere, anche se venisse convocato da tutti gli ambasciatori di un continente che fu vecchio, e oggi appare moribondo.
Il caso-Giovanardi merita anche una riflessione di carattere politico: questa Europa diventa ogni giorno che passa sempre più illiberale e intollerante. E' l'effetto paradossale del modello relativista ispirato al politicamente corretto, che essa ha adottato come unica verità di Stato.
Basti ricordare ai più smemorati che, quando qualche anno fa, l'Austria scelse con libere elezioni di mandare al governo un partito di destra considerato (da alcuni) impresentabile, nell'Unione si scatenarono incredibili ingerenze con la vita politica di quel Paese, che fu anche minacciato di sanzioni. Oggi l'Austria è una nazione in ottima salute, dove se non altro vecchi e malati muoiono di
morte naturale. Quando invece l'Olanda ha prima depenalizzato e poi legalizzato a pieno titolo l'uccisione per cosiddetti motivi pietosi, nessuna censura è stata elevata nei suoi confronti.
Adesso il caso Giovanardi ci dimostra che non c'è più nemmeno il diritto di critica.
Così, se uno storico - certo assai discutibile - opina sul numero delle vittime della Shoa, finisce in galera. Ma se in una nazione europea si vara una legge che è erede diretta degli orrori del Terzo Reich, tutti devono tacere.
Mai come in questo momento risuonano profetiche le parole di Hanna Arendt: "Il suddito ideale del regime totalitario non è il nazista convinto o il comunista convinto, ma l'individuo per il quale la distinzione fra vero e falso non esiste più".

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