Ruta Sepetys, Avevano spento anche la luna
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“Alla fine ho imparato che, anche nel profondo dell’inverno, dentro di me regnava un’invincibile estate”
Albert Camus
Lina, una bambina di sedici anni, è in camicia da notte quando sente i passi pesanti e il bussare prepotente alla sua porta di casa, la sera del 14 giugno 1941. Il padre, rettore dell’Università di Vilnius, Lituania, è finito, con la famiglia, nelle liste delle purghe staliniane e per lei, la madre e il fratello il destino è già scritto. Nel mezzo della notte, in pochi minuti raccolgono quanto riescono e sono caricati su un camion, poi su un treno, spaventati e ignari di quello che li aspetta.
La deportazione in Siberia è un viaggio che priva le persone di ogni cosa. Gli averi raccolti, al momento della partenza, sono spesi per cercare di guadagnare un pezzo di pane, o per evitare di essere fucilati sulla banchina della stazione. Identità, appartenenze e legami vengono demoliti dagli smistamenti del viaggio, disumano, e dalle condizioni a cui sono sottoposti. I ricordi sbiadiscono e la speranza si spegne. I protagonisti del romanzo reagiscono diversamente, ma tutti guardano alla madre di Lina, Elena, che cerca di mantenere la dignità della propria famiglia, le buone maniere, la gentilezza e l’aiuto degli altri. Elena è sostenuta dalla certezza dell’amore del marito, al quale sa che un giorno potrà ricongiungersi. Dice ai figli che dal papà non si può tornare come animali, bisogna senza essere uomini.
La presenza di Elena, che affronta la deportazione a partire da ciò che la sostiene, informa innanzitutto i suoi figli, poi i compagni di viaggio, che guardano a lei con la speranza di chi vede una certezza, una roccia salda in un mondo che sembra lottare contro ogni possibilità di salvezza. Questo fa riscoprire, ai diversi compagni di sventura, il valore della vita, della patria, della religione, la solidarietà.
Lina si nutre della forza e del coraggio della madre, e la aiuta come può, anche nella cura del fratello Jonas, di 7 anni più giovane. Le poche parole che scambiano con il padre dal buco di un vagone dimostrano che la certezza della madre è posta su basi solide e Lina cercherà per tutta la sua prigionia di mettersi in contatto con lui.
La storia di Lina è quella di una adolescente, che vive la sua vita nelle circostanze più dure che un uomo possa immaginare, ma che, sostenuta dall’amore della madre, sembrano diventare quasi “ordinarie”: vi trova posto l’amore per un coetaneo, la possibilità di coltivare la sua passione, il disegno, il rapporto con gli adulti. La durezza della sua condizione di deportata, però, rende più veri questi fatti: il legame famigliare diventa quello di un intero popolo che custodisce le proprie tradizioni, l’amore adolescenziale per un ragazzo diventa la forza che permette di superare il freddo inverno artico, la capacità di descrivere in disegni la realtà che la circonda, il modo con cui comunicare a tutto il mondo la vita in Siberia.
Il romanzo di Ruta Sepetys è un tributo al suo Paese d’origine, da cui il nonno, ufficiale dell’esercito lituano fuggì, rifugiandosi negli Stati Uniti. L’Unione Sovietica occupò gli Stati baltici nel 1940 e da allora circa un terzo della loro popolazione fu deportato in Siberia. La maggior parte morirono. Quelli che, a metà degli anni Cinquanta, tornarono nei loro Paesi, trovarono che i russi avevano occupato le loro case, utilizzato i loro averi, in alcuni casi utilizzato perfino i loro nomi. Trattati come criminali, vivevano in zone riservate, controllati dal KGB. Raccontare la loro esperienza significava tornare in Siberia: molti dei fatti sono venuti alla luce attraverso testimonianze nascoste, magari sepolte da anime coraggiose che volevano far conoscere questo terribile segreto.
“Alcune guerre si vincono con i bombardamenti. Per le popolazioni del Baltico questa guerra è stata vinta credendoci. Nel 1991, dopo cinquant’anni di brutale occupazione, i tre paesi baltici hanno riconquistato l’indipendenza, in maniera pacifica e con dignità. Hanno scelto la speranza e non l’odio e hanno dimostrato al mondo che anche alla fine della notte più buia c’è la luce. Per favore, fate ricerche sull’argomento.
Parlatene. Queste tre minuscole nazioni ci hanno insegnato che l’amore è l’esercito più potente. Che sia amore per un amico, amore per la patria, amore per Dio o anche amore per il nemico, in ogni caso l’amore ci rivela la natura davvero miracolosa dello spirito umano.”