Marija Judina più della musica 7 - Stalin e gli ultimi anni
“Un'anima, una vita bellissima, i suoi bellissimi gesti... Ma così dicendo non diamo una valutazione puramente estetica di quest'anima, della sua vita. Il bello non è una categoria estetica. La bellezza è una categoria metafisica, spirituale.. È la condizione suprema dell'essere, il supremo realizzarsi dell'esistenza... così pensava la defunta Marija Veniaminovna… Sapeva, con tutto il suo essere credeva e sapeva che è così, che questa è la verità, perché la bellezza è l'energia di Dio, l'energia della gloria di Dio, la gloria dell'energia di Dio che trasfigura il mondo… Tutta la sua vita si è svolta all'insegna di questo tendere ai valori supremi, creativi della bellezza, (ed) è stata tesa ad aprirsi un varco nell'altro mondo, un varco aperto su un'altra realtà più grande..."- Autore:
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Stalin
Uno dei vertici dell'esecuzione della Judina è il Concerto n. 23 di Mozart ,"di cui suonava il secondo movimento interpretato dalla grande artista come una preghiera - dice la Parravicini - un requiem per le vittime del regime staliniano". Ebbene, Stalin ascolta la radio questo concerto suonato da lei e ne resta così colpito da chiedere immediatamente il disco. Ma il disco non esiste perché il concerto è stato trasmesso in diretta, senza registrazione.
“Senza neppure tentare di spiegare al dittatore che la scarsa ortodossia politica della pianista non merita troppa pubblicità - scrive la Parravicini - i commissari della radio convocano d'urgenza la Judina e l'Orchestra, il concerto viene registrato nello spazio di una notte e il disco, confezionato in pochi esemplari, viene recapito all'illustre Ammiratore. Stalin è generoso: fa avere alla Judina 20.000 rubli, una cifra strepitosa per l'epoca. E lei gli risponde: ”La ringrazio per il suo aiuto Iosif Vissarionovic. Pregherò giorno e notte per lei e chiederò al Signore che perdoni i suoi gravi peccati contro il popolo e la nazione”. Si dice che il disco con il concerto della Judina fosse sul grammofono di Stalin, quando lo trovarono morto nella sua Dacia” (Parravicini, pag. 81).
Successi e divieti si alternano nella carriera di Maria: ora la portano in trionfo per le sue esecuzioni, ora all'ultimo momento le impediscono di mostrarsi in pubblico.
Nel 1951 è guerra aperta: i suoi nemici la perseguitano e nel ‘60 viene licenziata dal conservatorio di Mosca, perché, come scrive la Drozdova, viene accusata di propagandare, fra i giovani, artisti di indirizzo apertamente antisovietico come Stravinskij e Jolivet e questo viene giudicato un errore politico incancellabile.
Si erano anche rotti i rapporti con la filarmonica di Leningrado.
Presa dallo sconforto, confessava in una lettera del ‘64: ”Sono nel pieno delle forze… Eppure sebbene io non sia né deportata né internata (adesso non sono più cose di moda), sono stata scaricata, privata di sussidi statali o dei fondi di cui vivono moltissimi dei miei confratelli di piccolo calibro, ma soprattutto defraudata della comunicativa con il pubblico, il popolo.” (Drozdova, pag. 167)
Sempre più raramente viene invitata a presenziare a concerti nei quali non rinuncia ad inserire letture tratte dalle opere di Shakespeare, Schiller, Novalis, Puskin, Stevenson e di molti altri rappresentanti di un ”romanticismo senza sponde”, dove musicisti e letterati si alternano dando voce alle epoche passate e alla contemporaneità, oltre ogni confine, attingendo da ogni testo e tempo.
“Gli ascoltatori studenti e giovani musicisti erano sbalorditi e addirittura un po' sopraffatti da tutta questa profusione di nomi, idee, accostamenti inattesi. Sembrava qualcosa di incommensurabile rispetto alla loro concezione ristretta di romanticismo, di assolutamente nuovo e insieme consonante alle elevate aspirazioni delle loro giovani anime. Rimanevano letteralmente soggiogati dalla ricchezza di immagini del pensiero della Judina, che escludeva ogni aridità e schematismo” (Drozdova. pag. 171).
Gli ultimi anni
La sua sete spirituale inesauribile la porta negli ultimi anni a ricerche sempre più profonde. Di lei il grande amico Bachtin, che la aveva conosciuta bene negli anni della giovinezza avrebbe detto che ”per tutta la vita la Judina aveva aspirato a qualcosa di molto più elevato, irriducibile agli schemi del mestiere, della professionalità. E neppure agli schemi della poesia, della musica, o della filosofia. Lei era più di tutto questo. Lei capiva che non era ancora tutto, non era ancora l’essenziale, che l’essenziale era qualcos’altro” (Drozdova, pag.10)
Frequenta monasteri e chiese, e la sua intensa fede la spinge a rispondere attivamente alla drammaticità della situazione storica del momento, a denunciare i soprusi della censura, a sottoscrivere petizioni alle autorità civili per promuovere la libertà di ogni uomo e della chiesa, a soccorrere gli amici in disgrazia.
Sostiene il movimento ecumenico e crede nella unità della Chiesa. Assieme a molti fedeli ortodossi partecipa alle funzioni cattoliche di san Luigi dei Francesi a Mosca. Frequenta in particolare la chiesa di San Nicola Ai Fabbri dove celebrano i sacerdoti Kulikov e Spiller e saranno proprio loro nel 1970 a celebrare con parole toccanti il funerale di Maria.
Queste alcune espressioni tratte dall’ Omelia pronunciata da padre Spiller in quell’occasione:
“Un'anima, una vita bellissima, i suoi bellissimi gesti... Ma così dicendo non diamo una valutazione puramente estetica di quest'anima, della sua vita. Il bello non è una categoria estetica. La bellezza è una categoria metafisica, spirituale.. È la condizione suprema dell'essere, il supremo realizzarsi dell'esistenza ... così pensava la defunta Marija Veniaminovna… Sapeva, con tutto il suo essere credeva e sapeva che è così, che questa è la verità, perché la bellezza è l'energia di Dio, l'energia della gloria di Dio, la gloria dell'energia di Dio che trasfigura il mondo… Tutta la sua vita si è svolta all'insegna di questo tendere ai valori supremi, creativi della bellezza, (ed) è stata tesa ad aprirsi un varco nell'altro mondo, un varco aperto su un'altra realtà più grande..
... Chi di voi non vede anche ora sul suo volto un incessante tendere alle vette, un protendersi verso i valori eterni, verso la bellezza che porta il nome di Dio?… Ha vissuto intensamente la memoria del Signore. … Non ha mai smesso di tendere a Lui e ora entra con questa memoria nella perpetua memoria di Dio stesso.
Un'anima bellissima, come bellissimi sono stati i suoi atti e la sua vita. … un cammino di vita nel segno della bellezza.” (Omelia di padre Spiller, 24 novembre 1970, Parravicini, pagg.128,129)