Marija Judina più della musica 4 - La svolta stalinista e l'incontro con Florenskij
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La svolta
Ma gli anni ‘20 e quelli successivi sono segnati dal drammatico imporsi del nuovo regime: Stalin, dotato di potere assoluto, lancia una violenta offensiva contro le religioni, impone il controllo sulle parrocchie, elimina la festività della domenica, sequestra le campane, distrugge edifici di culto, avvia arresti e condanne (Vedi “La persecuzione religiosa sotto Stalin” di Mattia Ferrari).
Scrive Marija sui drammatici cambiamenti avvenuti in quegli anni:
"Carceri e deportazioni. Nell'autunno del 1922 esilio del pensiero russo idealista, diaspora della cultura religiosa russa in tutto il mondo… Vittime, vittime della storia… Innumerevoli ministri della Chiesa, sacerdoti, diaconi, laici, assaliti dai lupi, morti di tifo (alle Solovki nel 1929 e negli anni ‘30),
assiderati, picchiati a morte e così via." (Marija, lettera a Tvardovskij)
“La giovane ardente cristiana, scrive la Parravicini, partecipa con dolore alle udienze del processo esemplare montato nel 1922, proprio nella Sala della Filarmonica dove aveva suonato più volte, contro il metropolita Veniamin e altri esponenti di spicco del clero diocesano. Erano accusati di essersi rifiutati di consegnare gli oggetti preziosi della Chiesa per contribuire a salvare le vittime della carestia che infieriva in alcune regioni russe, ma in realtà si trattava di una vasta campagna ordita da Lenin per screditare la Chiesa e scardinarne la struttura. Veniamin non solo aveva consegnato gli oggetti preziosi ad eccezione dei vasi eucaristici ma aveva promosso una raccolta di fondi fra i fedeli". (Parravicini, pag.35)
Quindi ci si serviva di menzogne e falsità per accusare e condannare.
La clandestinità e l'incontro con P. Florenskij
I principali processi individuali e collettivi svoltisi fra il '23 e il '28 , montati contro i cattolici e i sospetti di "controrivoluzione" e le feroci persecuzioni non avevano comunque impedito, anzi avevano favorito il sorgere di raggruppamenti, gruppi, circoli animati da fedeli che credono nella "resurrezione spirituale della Russia" attraverso la fede cristiana e per questo vivono in clandestinità, dividendosi e nascondendosi, rivelando solo all'ultimo i luoghi dei ritrovi, celando ai neofiti i nomi di tutti gli altri componenti dei vari gruppi.
Così il "Circolo della Domenica" (chiamato così dal 1919) riuniva persone di diverse fedi, che nonostante questo, "mettevano il nome di Cristo al
centro della loro vita, del loro ritrovarsi fraterno, delle loro invocazioni”.
Maria e i suoi amici vi partecipano anche se non abbiamo testimonianze dirette in proposito.
Nella casa di padre Fedor Andreev, Maria incontra Pavel Florenskij, luminoso teologo e filosofo russo, di cui conosceva i testi, un genio dotato di una straordinaria capacità creativa, “che si cimentava in tutti i campi del sapere nella consapevolezza che la via della conoscenza è la soggezione di fronte al mistero” (Parravicini, pag.24)
Florenskij le spalanca davanti "il mondo sconfinato della conoscenza, che sazia la sete delle sue ricerche spirituali, la sua aspirazione al vero, al buono e al bello, il suo desiderio di fare esperienza viva dell'Amore – come le piaceva dire – "che move il sole e l'altre stelle", della percezione della Bellezza del mondo visibile come manifestazione della Verità". (Parravicini, pagg. 48, 49)
Pavel e Maria non solo sentivano vibrare una profonda unità spirituale e religiosa, ma concepivano entrambi la musica rivelatrice della realtà più profonda della vita, della natura stessa delle cose. E Florenskij non mancava di suggerire alla giovane discepola di dedicarsi agli studi musicali con sempre maggior consapevolezza, scoprendo assieme l'unità di tutti i generi dell'arte, il compenetrarsi di parola ed espressione musicale, percezione visiva e sonora, ”il riconoscimento del fenomeno sonoro come rivelatore delle falde più profonde della vita, dell’essenza intima delle cose” (Parravicini, pag. 48).
All’arte di Marija era affidato questo compito rivelatore e rigeneratore.
E fino a tarda notte la casa del grande filosofo risuonava delle appassionate esecuzioni della Judina.
Questo rapporto straordinario subì una drammatica interruzione quando Pavel venne arrestato nel ‘33, condannato a 10 anni di prigionia alle Solovki dove morì martire, fucilato nel ‘37, continuando fino all’ultimo ad affermare la bontà d’animo dell’uomo e a testimoniare, fra tormenti e torture, la capacità di perdono.
Rimarrà nella vita di Marija un punto sorgivo di luce e di fede cui continuare a guardare, una paternità irriducibile.