Maïti. Resistenza e perdono 2 - Musica e Resistenza
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Fu così che Maïti a 18 anni entrò ufficialmente nelle file della Resistenza francese.

Infanzia e musica
Il racconto prosegue con la storia di Maïti, nata in Svizzera nel 1922.
La sua era una delle più antiche famiglie svizzere, costituita da molti componenti di fede protestante all’interno della quale il padre Paul Girtanner, raggiunti i vent’anni, si era convertito al cattolicesimo, incidendo con questa decisione sulla vita della sua famiglia compresa Maïti.
Fin dai primi anni di vita la musica aveva costituito una compagnia familiare, quasi quanto lo studio delle lingue francese e tedesco. E presto Maïti aveva scoperto la passione per la tastiera, e dopo il primo recital a nove anni aveva sognato una carriera da concertista. Studenti di musica e pianisti frequentavano regolarmente la loro casa, dove il nonno era professore al Conservatorio di Parigi e tutti rimanevano colpiti e ammirati dalle straordinarie doti dalla piccola artista.
La vita scorreva lieta ma non mancavano le prime ombre e preoccupazioni causate dalla elezione di Hitler nel 1933 e dall'annessione dei Sudeti. Si temeva la guerra e l’espansione della Germania in tutta Europa.
L'Antica Dimora e la guerra
Nell'estate del 1938 il clan familiare aveva ritenuto più prudente trasferirsi in campagna in un antico palazzo appartenente alla nonna materna, battezzato l’Antica Dimora a Bonnes, villaggio situato sulla riva del fiume Vienne a circa 20 chilometri da Poitiers da una parte e dall'altra da Chatellerault, e lì ben presto arrivò la notizia della dichiarazione di guerra.
“A Bonnes, conoscevamo tutti. Spontaneamente, tutti venivano a bussare alla nostra porta per condividere le buone e le cattive notizie della loro esistenza: le nascite e i decessi. Era a noi che ricorrevano per ogni sorta di piccolo aiuto. Credo che la nostra famiglia fosse al contempo amata e rispettata nella Regione” (pag.37)
Nel 22 giugno 1940 tutto cambiò nella vita della famiglia di Maïti e in quella di Bonnes. Per la Francia la guerra era diventata una realtà. Le armate francesi erano state sconfitte.
Dopo sei settimane erano entrate le truppe tedesche in territorio francese e a Bonnes avevano requisito una stanza dell’Antica Dimora per uno dei loro sottufficiali. Non ci fu modo di evitarlo.
La linea di demarcazione istituita dopo l’armistizio correva lungo il fiume Vienne dividendo in due il villaggio: zona occupata e zona libera, poiché le abitazioni che occupavano il territorio centrale erano sulla riva sinistra del fiume, mentre le altre erano state costruite sulla riva destra.
La casa di Maïti si trovava sul confine.
Nelle file della Resistenza
La quindicenne Maïti, vivace e generosa, non poteva tollerare questa separazione del territorio e pensò subito di rendersi utile a chi la circondava, occupandosi degli approvvigionamenti.
Il fatto di essere svizzera germanofona con piena proprietà della lingua francese e tedesca poneva la protagonista in una situazione assolutamente particolare e favorita. Si presentava spesso al comando per trattare con il colonnello della prefettura permessi e richieste.
Così riuscì ad ottenere, grazie alla sua insistenza disarmante e alla sua fluida parlata, dei lasciapassare con i quali attraversava quotidianamente con la bicicletta e un piccolo rimorchio la linea di confine, con la scusa della scuola e dei corsi di musica da frequentare, e intanto introduceva i viveri che mancavano nel paese e metteva in collegamento parenti che abitavano le sponde opposte, recapitando lettere e missive. Due erano le sue risorse: l’età e il suo tedesco. Aveva dei bei ricci biondi, 18 anni e mostrava un’aria spensierata e innocente.
Un giorno però si erano presentati al suo cancello tre uomini che si rivelarono poi essere militanti franco-francesi. Facevano parte della Resistenza e chiedevano a Maïti di trasportare messaggi criptati, cartine e documenti segreti dalla zona occupata a quella libera per informare delle mosse e decisioni dei Tedeschi. I suoi spostamenti non avrebbero suscitato sospetti.
Fu così che Maïti a 18 anni entrò ufficialmente nelle file della Resistenza francese.
Presto la sua casa divenne una meta conosciuta e iniziarono a bussare alla porta dell’Antica Dimora soldati fuggiti dai campi di smistamento tedeschi in cerca di un aiuto per raggiungere la zona libera, membri della Resistenza, ricercati. Tutti chiedevano aiuto per uscire dalla zona occupata.
E Maïti cercò il punto del tornante del fiume dove fosse possibile passare e attraversare a nuoto la Vienne evitando i controlli tedeschi e le insidiose correnti del fiume. Conosceva perfettamente gli orari dei cambi delle sentinelle e i preziosi spazi di tempo di cui poter approfittare.
Dopo i primi passaggi, si erano presentate intere famiglie in cerca di salvezza. E Maïti non rinunciò mai ad aiutare quando le condizioni lo permettevano.
Se c’erano dei bambini accompagnati dai genitori, li trasportava sulla sua minuscola barca, nascosti sul fondo da coperte e vestiti, quindi li incoraggiava ad arrampicarsi lungo la riva opposta, in attesa che i genitori li raggiungessero a nuoto. E non aveva mai accettato soldi per quello che faceva.
L’ Autrice ricorda che avvennero più di 100 attraversamenti. E sempre, prima di ogni impresa, si rivolgeva al Signore per essere aiutata e ripeteva la frase di Gesù al Padre: ”Coloro che tu mi hai affidato, che nessuno si perda”.
Parigi
Quando soggiornò a Parigi, occupata dal 1942, continuava la sua attività clandestina fornendo documenti falsi a chi voleva passare nella zona libera e successivamente, dopo il 1943, nascondendo ebrei e fuggiaschi.
Aveva anche accettato gli inviti del comando tedesco a partecipare alle feste indette dagli occupanti e per loro suonava il pianoforte. In cambio, terminate le sue esecuzioni, quando riusciva a parlare con qualche ufficiale, si faceva coraggio e mostrando una ingenuità convincente, chiedeva in dono la liberazione di amici trattenuti dalla Gestapo. Raramente questo non le veniva concesso.