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Maïti Girtanner con Guillaume Tabard - MAÏTI, Resistenza e perdono 1- Un incontro drammatico

Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
E’ la storia intensa e drammatica del perdono concesso nel 1984 da una giovane donna al suo torturatore conosciuto 40 anni prima, durante la Seconda Guerra Mondiale.

Il libro che presentiamo s'intitola Maïti, Resistenza e perdono di Maïti Girtanner e Guillaume Tabard, pubblicato nel 2022 dalla Casa editrice Itaca.
E’ la storia intensa e drammatica del perdono concesso nel 1984 da una giovane donna al suo torturatore conosciuto 40 anni prima, durante la Seconda Guerra Mondiale.
Questo l’inizio:
“Sono a Parigi, vorrei incontrarla”.
L'uomo parlava tedesco. Riconobbi subito la sua voce. Eravamo nel 1984 e pertanto l'avevo sentito l'ultima volta 40 anni prima, nel febbraio del 1944, ma non avevo alcun dubbio: era lui, Leo, un medico tedesco della Gestapo che mi aveva tenuta imprigionata per diversi mesi durante la Seconda Guerra Mondiale. I suoi crudeli trattamenti mi avevano quasi uccisa, rinchiudendo il mio corpo in una rete di dolore dentro la quale, anche oggi, resto prigioniera.
Leo a Parigi. Il mio aguzzino alla mia porta.
Cosa voleva da me ?
Lo shock della sua voce risvegliò in me in una frazione di secondo un passato dal quale pensavo di essermi liberata. Ebbi l'impressione che la casa mi stesse crollando addosso. Mi vidi di nuovo giovane ragazza di 18 anni spinta dalle circostanze a entrare nella Resistenza. (op.cit.pag.11)

Sconvolta dal risentire quella voce così diversa nella sua pacatezza dai toni violenti e brutali che ancora ben ricordava, la protagonista accetta di incontrare l'uomo che ha bussato alla sua porta.
“Come descrivere la tempesta nella mia testa?
Dopo quarant’anni non avevo smesso di pregare per quell’uomo.
Avevo paura che morisse con il cuore abitato dall’odio e mi auguravo che incontrasse Colui che l’aveva creato per amore e per amare…
Quando aprii la porta, lo shock fu ancora più grande: aveva passato la sessantina. I capelli erano passati dal biondo al grigio. I tratti del viso avevano perduto la loro particolare spigolosità, ma lui aveva conservato la stessa corporatura, lo stesso portamento. Dopo alcuni secondi di reciproco imbarazzo, si tolse molto civilmente il cappello e mi tese la mano. Lo invitai allora a sedersi, scusandomi di dover riprendere la mia posizione distesa. Il suo sorriso imbarazzato mi fece capire che stava misurando la sua responsabilità rispetto al mio stato di salute. Non si preoccupò troppo dei preamboli.
“Ho un cancro. L'ho appena saputo. Sono condannato. Non mi restano che sei mesi da vivere... Non ho mai dimenticato ciò che lei disse ai miei altri prigionieri riguardo la morte. Sono sempre stato stupito per il clima di speranza che aveva instaurato. Adesso ho paura della morte. Desidero capire meglio.”
Evocò quei mesi di prigionia sotto la sua custodia in cui mi sforzavo di risvegliare la fede in Dio nei miei compagni di prigionia, la fiducia davanti alla sofferenza e alla morte, la speranza nella vita eterna dove il male sarebbe stato vinto per sempre…
”E adesso?” gli chiesi. Sospirò alzando le spalle.
“Lei parla del Paradiso promesso da Dio. Sono di origine cristiana. Crede ci sia un posto per persone come me in Paradiso?”
“C'è posto per tutti quelli che, qualsiasi sia il peso del loro peccato, accettano di accogliere la Misericordia di Dio. E’ per questo che Cristo ha donato la sua vita per noi… Durante il Suo ultimo respiro, è a lei personalmente, a me personalmente che pensava. Mai ha abbandonato l'amore folle che nutre per lei, anche quando lei era il più lontano da Lui”...
Improvvisamente si alzò, si avvicinò e si chinò verso di me. I suoi occhi erano lucidi, mormorò:
”Perdono, le chiedo perdono”.
Istintivamente, presi il suo viso tra le mani e lo baciai sulla fronte. In quel momento seppi che l'avevo veramente perdonato.
(pagg.15,16,17,18)

Sei mesi dopo quel drammatico incontro fra vittima e carnefice, Maïti era stata chiamata dalla moglie di Leo per comunicarle la morte del marito e per dirle che nei suoi ultimi istanti, quando gli era stata proposta l’assistenza di un pastore o di un sacerdote, aveva risposto: ”E’ Maïti che voglio al mio fianco” (pag.19)

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