Io sono Malala 9 - Le minacce e il giorno maledetto
“Non vidi i due giovani uomini che avanzarono di un passo in mezzo alla strada costringendo l'autobus a una brusca frenata. E non ebbi modo di rispondere alla loro domanda: ”Chi è Malala?”, altrimenti avrei spiegato loro che dovevano assolutamente permettere a noi ragazze di andare a scuola. L'ultima cosa che ricordo è che stavo pensando al ripasso che avrei dovuto fare per il giorno dopo e il suono che avevo in testa non era il bang bang bang delle tre pallottole ma quel zac zac zac plic ploc del macellaio che tagliava la testa ai polli”- Autore:
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Le piogge
Nel luglio del 2010, proprio quando Malala compiva 13 anni, iniziarono le piogge che presto si trasformarono in una spaventosa inondazione della martoriata regione dello Swat e per tutto il Pakistan. L’Indo aveva rotto gli argini: ponti, case, strade, piloni della luce, villaggi interi erano stati travolti e spazzati via e gli appelli di aiuto ai paesi occidentali non sortirono effetti.
Ritornarono le bombe e gli assassinii: i Talebani erano tornati. Come un fuoco conservato a lungo sotto le ceneri una urgenza nuova infiammò il cuore di Malala: la situazione la chiamava e richiedeva una presenza più visibile e più incisiva: era arrivato il momento di entrare in politica.
Nel gennaio del 2012 GEO TV ospitò a Karachi Ziauddin e Malala dopo che il governo del Sindh (regione meridionale del Pakistan) aveva annunciato la propria intenzione di ribattezzare una scuola secondaria femminile di Mission Road con il suo nome.
Malala fu applaudita e ascoltata e disse: "Dobbiamo lavorare tutti insieme per i diritti delle nostre ragazze". Iniziavano ad arrivare i primi premi in denaro per aiutare le persone bisognose del suo paese e la sua famiglia (nel 2011 c’era stato il premio Pakistan National Peace Haward).
Le Minacce
Ma a Mingora si facevano sempre più frequenti le minacce anonime che non riguardavano più solo Ziauddin, e la sua scuola, ma anche Malala.
I Talebani avevano pubblicato su Internet delle minacce contro due donne, di cui una era Malala.
"Queste due stanno diffondendo il secolarismo, e bisognerebbe ucciderle!" diceva il testo. Una mattina vennero distribuiti a tutti i negozianti del quartiere dei volantini: la Kushal School era centro di oscenità e volgarità. Chi non la ostacolasse avrebbe risposto davanti a Dio nel giorno del giudizio.
Non era più prudente iscrivere a scuola la figlia in un’altra regione? ma Malala non ne voleva sentir parlare.
In realtà anche lei non si sentiva più tranquilla, aveva paura e alla sera guardava fuori dalla finestra temendo che qualcuno potesse appoggiare una scala contro il muro per scavalcarlo .
Supplicava Dio dicendo: "Benedici tutti noi, prima la mamma e tutta la nostra famiglia, poi la nostra strada e tutto lo Swat" e ancora: "no, tutti i musulmani, anzi no, non solo i musulmani, tutti gli esseri umani... Lui ci proteggerà".
Il giorno maledetto
Terminata la scuola arrivò il tempo degli esami. Dopo aver affrontato l'esame di storia alcune compagne assieme a Malala si erano fermate un po' di più a scuola per riposarsi. Quando decisero di salire sull'autobus per tornare a casa, il viaggio scorreva come al solito, e tutto sembrava tranquillo quel 9 ottobre 2012.
Era un mezzogiorno durante il quale la gente si preparava a mangiare, un macellaio sulla strada stava tagliando dei polli, le ragazze cantavano tranquillamente mentre prendevano posto sul pulmino che poco dopo venne fermato.
“Non vidi i due giovani uomini che avanzarono di un passo in mezzo alla strada costringendo l'autobus a una brusca frenata. E non ebbi modo di rispondere alla loro domanda: ”Chi è Malala?”, altrimenti avrei spiegato loro che dovevano assolutamente permettere a noi ragazze di andare a scuola. L'ultima cosa che ricordo è che stavo pensando al ripasso che avrei dovuto fare per il giorno dopo e il suono che avevo in testa non era il bang bang bang delle tre pallottole ma quel zac zac zac plic ploc del macellaio che tagliava la testa ai polli” (pag. 212)
Ecco, l'orrore era compiuto: l'azione più spregevole del tendere un agguato e colpire poco più di una bambina sotto gli occhi di altre bambine come lei, era stata compiuta per impedire alla verità di parlare attraverso di lei.
Dopo quel momento gli eventi si svolsero con ritmo inarrestabile.
Quel che successe fu ricostruito in seguito perché Malala perse subito la conoscenza.
Le ragazze erano terrorizzate, e piangevano alla vista di Malala immersa in un bagno di sangue e priva di sensi. Due di esse erano state colpite.
Il guidatore del pullman si diresse immediatamente in ospedale. Quando il padre ricevette la telefonata dalla scuola con notizie confuse riguardanti sua figlia, si precipitò in ospedale.
Una folla urlante e concitata si era già radunata: era stata colpita una ragazza? era stata uccisa? chi erano gli attentatori? perché?
Fotografi e telecamere invasero gli ingressi.
Ziauddin, facendosi largo fra la calca, fu certo che si trattasse di Malala.
La gestione fu presa in mano dai militari.
Un elicottero la trasportò a Peshawar all'ospedale militare. Ziauddin la accompagnava.
La tac rivelò la gravità della lesione: la pallottola era arrivata vicino al cervello, era stata danneggiata la membrana cerebrale. La situazione era critica: Malala continuava a perdere sangue e a vomitare.
Portata in sala operatoria, immediatamente si provvide all'operazione con asportazione di una parte della scatola cranica e l'intervento durò cinque ore. Due medici inglesi chiamati per un consulto insistettero per il trasporto della ragazza in un istituto militare a Rawalpindi e di lì al Queen Elizabeth Hospital di Londra.
Furono reperite febbrilmente le richieste necessarie per l'espatrio, i permessi e i visti e fu infine richiesto un jet privato. I genitori di Malala, anche la madre infatti aveva raggiunto l'ospedale, diedero il loro assenso ma decisero di non abbandonare la famiglia. Da quel momento la Dottoressa Fiona la prese in carico e non la abbandonò più.
Iconic video of Hadis Najafi went viral yesterday, as she prepared to enter protests. Her family released videos from her funeral in Karaj today. She was shot with several bullets to the neck, face, hand and heart. #????_???? #????_????? pic.twitter.com/5S6NoSAIaR
— mahsa alimardani ?? ???? (@maasalan) September 25, 2022