Io sono Malala 5 - Le Torri gemelle e i bambini della discarica
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Ma non credo che saresti molto contento se vedessi come vivono questi bambini della mia strada sul loro cumulo di immondizie.
Dio, dammi la forza e il coraggio e rendimi perfetta perché io voglio rendere perfetto questo mondo. Malala”

L’infanzia
Ritorniamo alla storia della Autrice.
La piccola crescendo viveva praticamente nelle aule scolastiche e le insegnanti la prendevano in braccio e la facevano sedere accanto a loro durante le lezioni che lei seguiva silenziosa e attenta.
Le cose andarono sempre meglio e i due soci fondatori decisero ad un certo punto di dividersi fondando due scuole diverse, ben frequentate entrambe.
L’11 settembre del 2001 accadde uno degli eventi più drammatici della nostra storia recente
Due aerei americani furono dirottati da terroristi appartenenti ad Al Qaida e fatti schiantare contro le Torri gemelle a New York. Nel giro di 1 ora e 42 minuti entrambe le torri crollarono.
Come tutti ricordiamo il mondo è stato sconvolto da tanta violenza.
“Sembrava un evento molto lontano da noi. Io non sapevo neppure dove fossero New York e l'America. La scuola era il mio mondo e il mio mondo era la scuola. In quel momento non ci rendevamo conto che l'11 settembre avrebbe cambiato per sempre anche il nostro mondo e che un giorno avrebbe portato la guerra nella nostra Valle” (pag.54)
I bambini della discarica e Ziauddin
Quando la Khushal School cominciò ad attrarre fino a 800 e più alunni, la famiglia traslocò in una casa più grande e finalmente ebbero anche un televisore.
In fondo alla loro strada c’era un terreno abbandonato che la gente usava per gettarci le immondizie.
Un giorno Malala andò a buttare le bucce di patate alla discarica.
“Mi avvicinai alla discarica storcendo il naso, scacciando le mosche e cercando di non pestare niente con le mie belle scarpette. Ma mentre gettavo l'immondizia sulla montagna di avanzi di cibo in putrefazione vidi qualcosa muoversi e feci un salto indietro.
Era una bambina che poteva avere la mia età, con i capelli arruffati e la pelle incrostata di sporcizia. Reggendo un grosso sacco con una mano, stava dividendo l'immondizia in mucchietti, uno di lattine, uno di tappi di bottiglia, uno di vetro e un altro di carta.
Poco lontano, dei ragazzini con delle calamite appese a una cordicella setacciavano la spazzatura alla ricerca di oggetti metallici.
Avrei voluto parlare con loro ma avevo troppa paura.”(pagg.73,74)
Da quelle sensazioni, le domande: Perché non andavano a scuola come lei? Perché abbrutirsi per poche rupie di guadagno?
Tornata a casa raccontò quello che aveva visto. Anche lei avrebbe dovuto fare qualcosa per quei bambini. I suoi genitori le avevano insegnato a non essere inerti davanti ai problemi, ad affrontarli, e se possibile, a risolverli.
Così decise che avrebbe scritto lei una lettera direttamente a Dio.
”Caro Dio, so che tu vedi ogni cosa, ma ci sono talmente tante cose che forse qualcuna ti sfugge, soprattutto adesso che c'è la questione dei bombardamenti dell'Afghanistan.
Ma non credo che saresti molto contento se vedessi come vivono questi bambini della mia strada sul loro cumulo di immondizie.
Dio, dammi la forza e il coraggio e rendimi perfetta perché io voglio rendere perfetto questo mondo. Malala”
Il problema era che non sapevo come fargliela arrivare… e allora mi venne in mente la nostra usanza di mettere Testi Sacri nelle acque correnti. Così la arrotolai, la fissai a un legnetto, vi legai un dente di leone e la abbandonai nel torrente del fiume Swat. Sicuramente lì Dio l'avrebbe trovata” (pagg. 80,81)