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Io sono Malala 3 - Ziauddin, il padre di Malala

Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it
Altrettanto importante è nel libro il rilievo dato al padre Ziauddin, figura determinante nella vita e nella formazione di Malala, per autorevolezza e decisione nel difendere i diritti dell’uomo e dell’istruzione dei giovani.
Malala posa junto a su padre en Nueva York. | AFP

La figura del padre
Se questi avvenimenti gettano un po’ di luce sul contesto storico e politico in cui si svolge la vita della protagonista, determinandone vicende e comportamenti, altrettanto importante è nel libro il rilievo dato al padre Ziauddin, figura determinante nella vita e nella formazione
di Malala, per autorevolezza e decisione nel difendere i diritti dell’uomo e dell’istruzione dei giovani.
Ziauddin, leggiamo, era nato in una famiglia pàshtun poverissima ma per lui suo padre, insegnante e imam del paese aveva voluto una educazione aperta e moderna. A costo di grandi sacrifici gli aveva fatto frequentare il Jehànzeb College, la migliore scuola dello Swat, sfidando le critiche dei conoscenti fondamentalisti che le disapprovavano, giudicando formative le sole madrase.
Era convinto, come suo figlio, che “alla radice di tutti i problemi del Pakistan ci fosse l’ignoranza, che portava la gente a eleggere e rieleggere dei cattivi amministratori e pensava che la scuola dovesse essere alla portata di tutti: ricchi e poveri, maschi e femmine” (pag. 41)
Con la nomina della Bhutto anche le organizzazioni studentesche avevano ripreso coraggio e vita e il giovane Ziauddin partecipava a incontri e convegni battendosi per i diritti della sua gente, denunciando corruzioni e ingiustizie in campo politico e militare, incitando gli studenti a fare lo stesso. Era incondizionatamente stimato e ammirato per il suo coraggio, la sua determinazione e le sue doti di oratore e polemista.
Dopo la laurea aveva lavorato come insegnante di inglese fin quando non era riuscito a realizzare il suo sogno di sempre: fondare una scuola tutta sua a Mingora, la città dove abitava, e contribuire a togliere dall’ignoranza i giovani, con le armi dell’istruzione e della cultura.
Individuò uno stabile a due piani con un cortile interno dove gli studenti si sarebbero potuti riunire e decise di prenderlo in affitto.
Trovò un socio e cercò i finanziamenti.
“I nuovi soci presero ad andare di casa in casa spiegando alle famiglie che avevano fondato un nuovo tipo di scuola… ma, pur essendo sempre contente di parlare con lui, poi decidevano di continuare a mandare i figli in scuole più affermate. … I due nuovi soci chiamarono la scuola Khushal School, dal nome di uno dei più grandi eroi di mio padre, Khushal Khan Khattak, il poeta guerriero di Agorà, una località a sud dello Swat, che nel XVII secolo aveva cercato di unire le tribù pashtun contro i moghul... Papà voleva che ci ispirassimo a questo nostro grande eroe, ma in modo aderente ai tempi: con la penna, e non con la spada avremmo dovuto difendere il nostro onore. Esattamente come Khattak aveva voluto unire i pashtun contro il nemico straniero, lui voleva unirci contro l'ignoranza” (pag. 47)

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