Il secondo piano 7 - ll lieto evento - Campane a festa
Madre Ignazia sorrise e un sentimento di fierezza le attraversò il cuore. ”Ce l'avevano fatta - disse pensando a lei e alle sue suore - ed era anche merito loro. Della loro prudenza e della loro fede.” E si avviò verso la cappella dove presto le suore l’avrebbero seguita.- Autore:
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Il lieto evento
Da giorni era atteso in convento quell'evento lieto che pur provocava tanta apprensione: Miriam stava partorendo e le suore dovevano far risuonare alti e decisi tutti i canti di Natale, Pasqua, Resurrezione che conoscevano e cantare a voce spiegata per coprire la voce di Miriam che non sempre riusciva a trattenersi e a soffocare il dolore delle doglie.
Furono momenti di grande agitazione: le suore andavano e venivano dalla cucina con gran pentoloni d’acqua calda, mentre Giuditta assisteva la partoriente infondendole coraggio e parlando a voce bassa e Suor Lia seguiva il parto con grande esperienza e sguardo attento. I bambini si aggiravano inquieti.
Quando nacque Rachele, la musica si alzò alta e gioiosa e invase tutti i piani del monastero e in segreto le fu impartito da suor Grazia il Battesimo.
Campane a festa
Nell’ultimo capitolo viene descritta la mattina in cui, dopo quella notte concitata, le campane suonarono a festa. Il tempo sembrava essersi fermato quando il loro suono irruppe festante annunciando l'arrivo degli alleati. I bambini, affacciati al terrazzo battevano le mani e ridevano mentre le camionette in fila irrompevano sulla strada seguite da autocarri, soldati a piedi, carretti e biciclette .Gli abitanti della città si erano riversati nelle strade e festeggiavano l’arrivo dei liberatori.
Ora nel convento c'erano tante cose da festeggiare e riordinare ed era giunto il momento di tornare alle proprie case anche per gli abitanti del secondo piano. Infatti, raccolte le loro poche cose e i modesti bagagli, tutti coloro che per mesi erano stati nascosti temendo per la propria vita, si accomiatavano con gratitudine e commozione dalle suore e avviandosi, ancora increduli ed incerti verso il centro della città, si voltavano a salutare con un cenno affettuoso delle mani le suore che li seguivano con lo sguardo.
Madre Ignazia sorrise e un sentimento di fierezza le attraversò il cuore. ”Ce l'avevano fatta - disse pensando a lei e alle sue suore - ed era anche merito loro. Della loro prudenza e della loro fede.” E si avviò verso la cappella dove presto le suore l’avrebbero seguita.
Così si conclude il racconto della Armeni che chiude il libro ringraziando i testimoni che l’hanno aiutata a ricostruire i fatti e soprattutto le suore che erano per lei prima di allora delle “sconosciute”, come dichiara nella Postfazione del testo. Diverse esperienze l’avevano portata ad avvicinarle e a conoscerle, a valorizzare il loro operato a servizio degli altri come mediche, ingegnere, filosofe, grandi organizzatrici, nella costante obbedienza alla loro vocazione.
A loro la sua gratitudine per aver scoperto un mondo nuovo e in particolare a suor Grazia Loparco, salesiana e docente di storia che l’aveva aiutata fornendole testimonianze e documentazioni.
“Leggendo i suoi lavori -scrive l’Armeni- ho capito che la realtà superava ogni immaginazione, la storia aveva già i colori del romanzo, l’avventura non aveva bisogno di arricchimenti”.
E “Il secondo piano” è la storia di questa avventura.