Il secondo piano 4 - La richiesta di Miriam - Emma

Per lei, ancora una volta, il convento si era aperto. ”La Vergine aiuterà anche voi” aveva detto Suor Lina, accogliendo Emma e la sua famiglia con quella misericordia e carità che caratterizzavano il suo ordine.
Curatore:
Leonardi, Enrico
Fonte:
CulturaCattolica.it ©
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La richiesta
Una mattina Giuditta, la giovane sposa, la mamma di Lele, era scesa dalla sua stanza e aveva chiesto un colloquio privato a suor Ignazia. La descrizione della donna è toccante per il suo volto pallido, segnato dagli occhi lucidi e la sua voce tremante: la sorella Miriam era incinta, raccontava, era riuscita ad allontanarsi dal Ghetto col marito e si trovava nascosta presso amici, che non potevano trattenerli a lungo. Cercavano un posto sicuro e il convento sarebbe stato la loro salvezza, anche se occorreva un altro grande gesto di coraggio da parte di quelle suore che già stavano facendo tanto per loro.
Suor Ignazia l’aveva ascoltata e alla fine l’aveva accarezzata. “Il buon Dio ci chiede un altro atto di carità e noi non possiamo negarlo” le disse rassicurandola, quindi, come sempre era solita fare prima di prendere una decisione, aveva riunito le suore stabilendo assieme il da farsi: Miriam e il marito sarebbero stati raggiunti e portati in convento: gli ospiti sarebbero diventati nove e una nuova stanza doveva essere allestita per loro al secondo piano.
Quando ancora la luce del mattino lottava con le ombre della notte, Suor Benedetta e Suor Elisabetta uscirono in fretta: avevano un compito da realizzare. Per questo attraversarono la città pattugliata, superarono difficoltà e diffidenze, evitarono gli sguardi ostili delle pattuglie, raggiungendo infine Miriam e il marito e accettando un'offerta generosa di un po' di zucchero, legumi e uova dalla famiglia che li aveva ospitati.

Emma
All'alba, inatteso, qualcuno aveva nuovamente bussato alla porta del convento. Si presentò una donna che aveva visto le suore raggiungere Miriam, e aveva trovato la forza di seguirle, di chiedere un posto dove nascondersi per sé e per i suoi bambini. Emma era il suo nome e rievocò i giorni passati nascondendosi, le cantine gelide in cui cercare di dormire, la sofferenza dei bambini, la decisione di presentarsi alle suore della Misericordia.
Per lei, ancora una volta, il convento si era aperto. ”La Vergine aiuterà anche voi” aveva detto Suor Lina, accogliendo Emma e la sua famiglia con quella misericordia e carità che caratterizzavano il suo ordine.
Era già ottobre inoltrato, e la natura mandava i suoi ultimi bagliori prima del freddo, dipingendo le strade di Roma con le tinte rossastre delle foglie e la vivacità dei colori accesi delle piante e del cielo. Ma la serenità della natura contrastava con il clima cupo che dominava la città.
Le suore erano inquiete, anche se sapevano che l’istituto era destinato a scopi religiosi, e per questo alle dirette dipendenze della Città del Vaticano interdicendo, in teoria, tutte le forme di perquisizione .
Ogni giorno le preoccupazioni aumentavano: i prodotti dell’orto scarseggiavano, le provviste accumulate nei mesi precedenti calavano a vista d'occhio, mancavano i soldi per gli acquisti dei viveri.
Bisognava darsi da fare e l’Autrice racconta che le suore si misero in fila come altre suore dei conventi vicini per ricevere l'aiuto fornito da un furgone del Vaticano che distribuiva cibo in via Botteghe Oscure e ripresero in mano i lavori di ricamo destinati al corredo di una giovane sposa, che le avrebbe compensate.